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mercoledì 27 novembre 2013

Lo Sapevate Che: Il Sogno di Zoro...


La Retromarcia Della Destra Tra La Nostalgia Del Passato
E Le Divisioni Del Presente

“No, le primarie no!”, urla con voce roca l’uomo in camicia nera a metà sala.
“No, le primarie no!”, urla di nuovo a mo’ di mantra il militante della defunta ma ora resuscitante Alleanza Nazionale. Francesco Storace si
ferma sorride, lo guarda, ci ripensa. Forse ha esagerato, per il contesto ha osato troppo. Perché se è vero quel che prima di lui ha detto Domenico Nania, vale a dire che la differenza tra destra e sinistra è che la prima guarda indietro per trovare il futuro mentre la seconda guarda in avanti verso un futuro che non arriverà mai, allora ha ragione il militante.
Indietro, le primarie a destra non ci sono mai state. Anzi. Per essere rigorosi nella nostalgia dell’avvenire arrivando a scomodare Pierangelo Bertoli (noi siamo con un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro, dice Nania), certi errori non andrebbero fatti, e il militante lo sa. Quella che in un sabato di novembre si sta tentando, al netto di fondazioni titolari di loghi e carte bollate, è l’ennesima marcia indietro dichiarata di un pezzo di militanza politica che ha visto i propri dirigenti sbagliare, sbagliando nell’assecondarli. Ora si torna insieme, tutti quanti a fare la destra, quella senza il prefisso “centro” a moderarne l’ardore. La destra esiste e deve riprendersi lo spazio occupato da Grillo, sostiene Storace. E per quanto possa sembrare arduo e poco trascinante tentare il ricompattamento delle truppe al seguito del carisma di Assunta Almirante, il tentativo va in scena. A frequentare con più assiduità certi contesti ci si accorge, con parziale sollievo, che solo a destra si riesce ad essere più divisi che a sinistra, e mentre la matura platea di signore, signori e auto sedicenti camerati scandisce commossa la parola che dovrebbe dare la direzione, realizzo che quel popolo, a prescindere dalla fedeltà agli ideali o all’etica, ha accettato di subire di tutto e farsi smorzare la fiamma dell’identità più forte pur di farsi rappresentare, in ultima istanza da Silvio Berlusconi. Ma ora è tutto dimenticato, tutto passato. Il ventennio berlusconiano, forse, si dice qui dentro, parrebbe finito anche per loro. Loro che quando dicono “Alleanza Nazionale” di fatto urlano Movimento Sociale Italiano, che fanno il saluto del legionario mostrando luccicanti celtiche, che si aiutano con karaoke mandando in loop l’inno nazionale e si fanno le foto con iPhone protetti dal tricolore. Loro che comunque, oggi come un tempo, ci credono ancora, e che per riorganizzarsi aprendo a un cambiamento, arrivano ad ipotizzare leadership contendibile, evocando primarie. Pensare che si stesse meglio quando si stava peggio, non stupisce più.

Diego Bianchi – Venerdì di Repubblica – 22 Novembre 2013

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