Berlusconi e Grillo
alleati? Nel Paese del populismo
Il successo è
assicurato
I media amano
descrivere la politica italiana come un imprevedibile
manifestarsi di colpi
di scena a ripetizione, ma in realtà nulla è tanto
prevedibile. Vent’anni fa, quando cominciò
l’epoca del berlusconismo,
avevamo scritto che il destino dell’Italia sarebbe stato
uguale a quello dell’Argentina di Juan Peròn e la previsione si è rivelata
esatta nel dettaglio. L’Italia di oggi, come l’Argentina di Peròn, è una nazione
ricca che si è impoverita in un ventennio per inseguire la falsa rivoluzione di
un populista. Il ceto medio che ha appoggiato la finta rivoluzione ne è stato
la prima vittima. Il Paese è diventato assai più ingiusto, si è rapidamente
deindustrializzato, ha perso peso e prestigio nel mondo e ha fottuto le nuove
generazioni, avviate verso un futuro da emarginati.
Ma proprio come in Argentina, una volta finito Peròn, il
peronismo è destinato a continuare, perché è il sintomo della malattia
infantile di tutto un popolo. Gli italiani del terzo millennio, come gli
argentini degli anni Trenta, sono malati di populismo, amano le ricette
semplici, per quanto banali, sballate e smentite dalla storia. Ieri era
Berlusconi, oggi è Grillo, domani magari Renzi, ma la storia è sempre la
stessa. Quindi non c’è speranza, fate studiare le lingue ai figli e avviateli a
lavorare all’estero. Le idee stupide, in questo mondo sempre più complesso, non
funzionano. E il dibattito pubblico italiano è ormai su tali livelli di (popolarissima)
idiozia, da aver superato la linea di non ritorno.
A proposito, Vittorio Feltri ha lanciato l’idea di
un’alleanza fra Berlusconi e Grillo per far uscire l’Italia dall’euro. Feltri
non è affatto stupido, anzi è sempre geniale nello sfruttare la stupidità
altrui. Questo è un caso. L’ipotesi di uscire dall’euro è ormai molto popolare
e un’alleanza di Berlusconi con Grillo, che si dichiara incompatibile soltanto
con la sinistra, godrebbe di sicuro successo.
Ora, non essendo un economista, non saprei valutare gli
effetti globali di questa scelta. Ma so per certo che cosa farebbero Feltri,
Grillo, Casaleggio e Berlusconi un minuto dopo. Porterebbero i loro patrimoni
in euro all’estero e aspetterebbero la svalutazione della liretta. Così come
tutti gli italiani dotati di un patrimonio. A sopportare il peso di una
svalutazione e dunque di un impoverimento del quaranta o del cinquanta per
cento, oltre al fallimento del sistema creditizio, sarebbero i soliti noti, i
lavoratori, i piccoli imprenditori, le famiglie con una sola casa di proprietà.
Ma se vent’anni fa gli italiani hanno creduto che un
miliardario pieno di debiti potesse salvarli, perché non dovrebbero credere ora
che l’uscita dall’euro renderebbe tutti più ricchi? Ripeto, fate studiare
l’inglese ai vostri figli.
Curzio Maltese – Venerdì di Repubblica – 8 Novembre 2013
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