Berlusconi Vuole La
Grazia Da Putin
Per superare le
lungaggini procedurali e gli ostacoli politici che si incontrano in
Italia gli avvocati del
Cavaliere hanno chiesto l’atto di clemenza in Russia. Ma Ghedini pensa anche a
una stretta di mano informale con Napolitano…
Scritta su pergamena con inchiostro di china e preziose
incisioni ai margini, raffiguranti scene di vita curtense nel corso delle
quattro stagioni. Sarebbe questa l’ultima richiesta di Berlusconi per la sua
grazia. Ma dalle febbrili trattative in corso potrebbero emergere anche altre
soluzioni. Vediamo quali.
Grazia Internazionale Lo staff del Cavaliere è certo di
poter by-passare le lungaggini burocratiche e le assurde resistenze politiche che
ostacolano, in Italia, il rilascio di quello che, dopotutto, è solo un pezzo di
carta. A questo scopo è stata richiesta all’amico Putin la grazia russa, valida
negli stessi Paesi (ormai 126) che riconoscono la patente di guida
internazionale. Putin ha subito provveduto facendo dono all’amico Silvio di una
dozzina di grazie russe ed ex sovietiche, alcune di notevole interesse storico,
come le famose grazie post-mortem che Stalin amava far recapitare alle sue
vittime e la grazia che lo stesso Putin ha venduto un paio di anni fa, per 10
milioni di euro, a un magnate suo rivale.
Grazia Informale I gruppi parlamentari del Movimento 5
Stelle, lavorandoci una settimana in seduta plenaria, hanno calcolato che tra
carta, inchiostro, ore di lavoro dei funzionari, telefonate da e per il Quirinale,
il provvedimento di grazia costerebbe tra i 90 e i 120 euro. Uno spreco
vergognoso in tempi di crisi. Perché perdere tempo e denaro? Cogliendo la palla
al balzo, lo staff di Berlusconi ha proposto di risparmiare quel denaro
adottando “grazia informale”. Mutuata dalle antiche trattative sulle fiere di
bestiame, consiste in una vigorosa stretta di mano tra Napolitano e Berlusconi,
seguita da un bicchiere di vino. “Tra gentiluomini le parole non servono”,
spiega l’avvocato Ghedini.
Grazia Diurna E’ la classica soluzione di
compromesso, nel tipico spirito di collaborazione delle larghe intese. Il
provvedimento di grazia varrebbe solo per il giorno, consentendo a Berlusconi
di esercitare pienamente il proprio tuolo di leader, rientrando a Poggioreale
dopo il tramonto. Un’ipotesi complicata dalla richiesta di Forza Italia di
spostare Camera e Senato a Napoli, per evitare al Cavaliere di perdere tempo
negli spostamenti e consentirgli la piena agibilità politica.
Grazia A Dispense E’ la soluzione proposta dal Pd. La grazia può essere
concessa, ma deve uscire a dispense, in comodi fascicoli settimanali, in modo
da dare il tempo di svelenire il clima. Frutto della collaborazione tra
Quirinale e Fratelli Fabbri editori, la grazia a dispense promette di diventare
il classico caso editoriale. Corredata di belle immagini di Napolitano nei
giardini del Quirinale e di fotografie aeree e di dettagliate piantine del
palazzo presidenziale e della villa di Arcore, regala in allegato ben due
collezioni di soldatini: i corazzieri con la caratteristica divisa e le
olgettine senza. Con l’ultimo fascicolo, in omaggio anche un flaconcino di
cloroformio.
Grazia Secretata Concederla, ma senza farlo sapere in
giro, decretando subito il provvedimento, evitando così spiacevoli polemiche
che finirebbero per ostacolare l’azione del governo. E’ la soluzione proposta
da Angelino Alfano, che però, mal consigliato dal suo staff, l’ha resa pubblica
in un’affollata conferenza stampa.
Grazia Retroversa E’ la soluzione proposta da Renato
Brunetta. In questo caso sarebbe Berlusconi che concede la grazia a Napolitano,
applicando un codicillo della legge Salica ritrovato dall’avvocato Ghedini
nella celebre libreria Falsoni di Firenze, specializzata in volumi antichi
contraffatti a regola d’arte. Nel raro documento mostrato da Ghedini si può
leggere: “Gratiando ezcellentissimo puote gratiare suo gratiatore, per divina
valutate, coram populo, sigillum virgatum, ex libris, de gustibus
Alea jacta est, ecco tuttum”. Il documento è all’esame degli
esperti, ma desta qualche sospetto l’inchiostro ancora fresco.
Michele Serra – L’Espresso – 5 dicembre 2013
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