Come fare la
rivoluzione? Aboliamo i talk show e ricominciamo da zero
“Basta, dobbiamo
parlare dei veri problemi del Paese” L’ho sentita anche
oggi, ieri, fra una
settimana, il mese scorso e il prossimo, da Santoro e da
Vespa, detta da uno di destra o di sinistra o
di centro o dell’opposizione.
Ho capito che è una frase in codice: serve a lanciare la
pubblicità. Dopo gli spot, si torna a parlare di Berlusconi, se decadere o no,
se cade il governo (che non cadrà), di sue amanti o prostitute, di sue frasi
idiote e sue ossessioni, dai magistrati all’Imu, al massimo della lotta per il
potere dentro il Pd, in breve: di niente. Per un’ora circa. Fino alla seconda
pausa pubblicitaria, lanciata da un altro: “Bisogna parlare dei problemi veri
del Paese”.
Sarà che sui problemi
veri questa classe dirigente, compresa di conduttori televisivi di corte, non ha un bel nulla da dire. Per
rilanciare l’economia bisognerebbe riformare la burocrazia, ridistribuire il
reddito, tagliare la spesa pubblica improduttiva, abbassare le tasse sul
lavoro, recuperare buona parte dei 200 miliardi di evasione e i 50 miliardi di
corruzione annui, rivoluzionare un sistema politico marcio. Tutte cose che
sappiamo tutti da vent’anni. Non si sono fatte per vent’anni e non si faranno.
Non oggi. Oggi è soltanto un altro giorno della marmotta. Il governo ha
rinviato alla settimana prossima un’importante decisione, la svolta. Così come
aveva fatto il governo precedente e quello prima ancora. Però è l’ultima volta
che si rinvia. L’hanno giurato il premier e pure il presidente della
Repubblica. Bè, facciamo la penultima.
Forse bisognerebbe cominciare dalle piccole cose. Una piccola
cosa dalla quale mi piacerebbe cominciare un nuovo giorno è la scomparsa dei
talk show. Questi talk show politici all’italiana che esistono soltanto da noi
e spiegano da soli l’inamovibilità di una classe dirigente pur fallimentare.
Una di queste sere, giri i canali e non trovi più nessuno, né Vespa né Santoro
né gli imitatori di Vespa e Santoro.
Quel giorno avrebbe inizio in Italia la rivoluzione. Si comincia a discutere
sul serio dei veri problemi del Paese. E la gente si domanda sul serio perché i
governi non li affrontano. In mancanza di salotti televisivi dell’alibi
quotidiano, i cittadini ogni sera vanno davanti al Parlamento per chiedere come
mai non si è fatto questo e quest’altro che avevano promesso e giurato. In
pochi mesi, cambia la faccia del Paese.
P:S: Se Matteo Renzi vuole davvero cambiare qualcosa nel Pd e
nel Paese, non vada mai più nei salotti televisivi. Confronti la sua puntata da
Santoro con quella di Berlusconi, il trattamento opposto riservato all’ospite,
e capirà da solo la ragione.
Curzio Maltese – Venerdì di Repubblica – 15 Novembre 2013
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