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martedì 26 novembre 2013

Lo Sapevate Che: Per Posta---


Quell’odore della povertà che una volta era il nostro e che adesso infastidisce

Egregio Serra, sono diventato razzista. Spero in un suo consiglio per riuscire a riconvertirmi. Mi sono trasferito dal Piemonte all’Emilia in un edificio multirirazziale. Abbiamo la bellezza di sette etnie diverse. La prima cosa
Che ho notato è il puzzo in ascensore, sono soprattutto le signore pachistane ad avere poca dimestichezza con l’acqua. Poi il dopo terremoto:molta gente che era nelle tende è tornata a casa, i soli che resistevano erano gli extracomunitari perché la Protezione Civile forniva pasti gratis. Li hanno dovuti cacciare quasi a forza. Poi le spese di condominio non pagate che hanno messo in crisi l’amministrazione. A nulla  sono servite le intimazioni varie o la sospensione dell’erogazione dell’acqua. Si bevevano quella dei termosifoni con gli effetti che le lascio immaginare. Per evitare lo sfratto coatto sono andati in Pakistan e sono tornati con uno stuolo di bambini. Il Comune, che è di sinistra, gli ha fornito alloggio e servizi gratuiti. Il guaio è che mia moglie si è fatta amica di costoro che ogni tanto vengono in casa per fare il gioco dei mimi (le donne non sanno una parola di italiano dopo anni di permanenza). Io mi ritiro nelle mie stanze a soffrire in silenzio. Perfino la mia donna di servizio, che è moldava e parla perfettamente l’italiano, trova che noi italiani siamo troppo buoni con gli extracomunitari, che troppo spesso sono solo prepotenti e furbastri. Vorrei tanto fare una serena vecchiaia da ex comunista non pentito, na come vede non è mica tanto facile. E’ facile fare i liberal vivendo in quartieri esclusivi senza extracomunitari.
Maurizio Cugola

Caro Cugola, l’ultima riga della sua lettera è sacrosanta: per i benestanti è molto più facile coltivare sentimenti virtuosi. Con il culo al caldo, per dirla volgarmente, tutto diventa più facile. L’impatto, spesso poco gradevole, con il disagio sociale è riservato in buona dose a chi vive nelle periferie, ai meno abbienti, ai meno istruiti, ai più indifesi. Detto questo, e cercando di non fare del moralismo a buon mercato: se lei è un ex comunista non pentito, provi a sostituire alla parola “stranieri”, o perlomeno ad affiancarla, la parola “poveri”. Vedrà che la sua situazione psicologica farà qualche passo in avanti. La povertà, molto spesso, è uno spettacolo sgradevole. Quando eravamo poveri noi italiani, negli autobus l’odore sgradevole era del tutto autoctono: era una puzza tutta italiana, non per questo più amabile. L’igiene di massa ha coinciso con il benessere di massa.
Le politiche di integrazione, per quanto goffe e imperfette, a questo servono: a sperare che, diminuendo il tasso di emarginazione e di povertà, aumenti il tasso di educazione, di igiene, di istruzione, e la convivenza migliori.
Milioni di stranieri si sono già trasformati, nella quotidianità, in cittadini italiani. Lei ha ragione quando pretende che le istituzioni siano più vigili: la furbizia non deve mai essere premiata. E-aggiungo- si dovrebbe opporre una maggiore severità di fronte a quelle forme di violenza “patriarcale”, tipo la sostanziale reclusione di mogli e figlie, i matrimoni combinati e imposti con la violenza eccetera, che offendono i principi fondamentali della nostra Costituzione.
Ma ha torto quando butta nel calderone generico del “razzismo” le sue difficoltà a rapportarsi con gli stranieri, il suo disagio, la sua insofferenza. Provi a parlarne con sua moglie, che mi sembra meno in difficoltà. Le donne, sa com’è, hanno più senso pratico di noi.

Michele Serra – Venerdì di Repubblica – 22- 11- 2013

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