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sabato 9 novembre 2013

Lo Sapevate Che: Per Posta...


In Fuga Da Questo Paese Che Non Sa Rispettare
Il Dolore Di Due Genitori

Carissimo Serra, perdere il proprio figlio unigenito, bello e buono, a 35
Anni, in piena e promettente carriera, alla vigilia delle nozze e al termine
Di una malattia breve e oscena, è un’esperienza che ti segna il cuore
E la mente per il resto della vita. Elaborare questo lutto è difficilissimo. Io sono stato aiutato dal mio lavoro, mia moglie neppure quello, ma, passati ormai cinque anni, aveva trovato un suo equilibrio. A turbarlo è giunta, inesorabile, una cartella dell’Agenzia delle entrate per la mancata denuncia di successione.
Ci eravamo effettivamente dimenticati che nostro figlio era il nudo proprietario di una casetta di montagna acquistata per lui quando aveva poco più di vent’anni. Anche uno studente del primo anno di Psicologia potrebbe spiegare che si è trattato di un meccanismo di rimozione. Sfido chiunque ad accettare di essere l’erede legittimo del proprio figlio.
Un Paese che offre uno sconto dell’ottanta per cento ai gestori delle macchinette del videopoker, venditori di disperazione e di morte e, contemporaneamente, trova il coraggio di chieder soldi, subito e senza sconto, a chi sta ancora piangendo un figlio, è un Paese fatto di una materia ignobile ed innominabile, nel quale non val la pena rimanere.  Infatti ci apprestiamo a raggiungere mia sorella ed i suoi figli e nipoti in Olanda, per vivere in un Paese più giusto e più civile gli anni che ci restano.
Antonio e Maria

Che posso dirvi? Che posso aggiungere? La burocrazia non è cattiva. E’ stupida. Stupida rispetto alla materia umana, che non conosce e sulla quale imprime spesso un marchio ottuso e crudele, come nel vostro caso. E neppure un “mi dispiace” che ti arrivi in fondo al buco nero dove sei finito…
Capisco la vostra “fuga in Olanda”.
Il paragone che fate è di cocente, odiosa ingiustizia: una piaga sociale devastante (l’azzardo capillare, nei bar, a ogni angolo di strada) viene sopportata e in buona misura assistita da poteri pubblici ciechi e sordi, o complici di chi specula sulla rovina umana; mentre contro di voi, e contro il vostro grande e innocente dolore, arriva un colpo d’ascia del quale non riuscite a darvi ragione.
Vi abbraccio entrambi, posso solo condividere la vostra impotenza e, per fortuna, anche lo spirito citale che vi conduce lontano, a sperare in una seconda vita. Scriveteci da lassù, se volete, se potete, per raccontare a me e ai lettori se ci manca almeno qualcosa, di questo nostro inutilmente amato Paese.
(…)
Michele Serra – Il Venerdì di Repubblica – 1 Novembre 2013


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