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martedì 4 giugno 2013

Lo Sapevate Che: Vecchio Continente...

Vecchio Continente Ma Per l’Unità
Non Si E’ Corso Troppo?

Nella vita politica sono numerosi coloro che, corrotti
o corruttori, nuocciono alla comunità
per promuovere i loro interessi. In Italia ne sappiamo qualche cosa. Sull’altro versane ci sono gli idealisti, dediti al bene comune. Ebbene: succede talvolta che anche gli idealisti, pur essendo animati da nobili sentimenti, facciano danno. Ed ecco un esempio di grande attualità: la fretta eccessiva nella edificazione degli Stati d’Europa.
E’ certamente un nobile ideale, l’unione degli Stati europei in una federazione paragonabile agli Stati  Uniti d’America. Ma i suoi cultori, in preda al’entusiasmo, sono stati imprudenti. Hanno creato l’euro, strumento finanziario degli Stati Uniti d’Europa, prima di avere fatto gli Stati Uniti. Prima di avere creato, cioè, l’impalcatura politica di un’unione continentale.
Da questo eccessivo entusiasmo, da questo desiderio di accelerare i tempi nascono tante disfunzioni, tanti malanni, insomma: gli idealisti, mossi da nobili sentimenti, hanno combinato un guaio. Come rimediare, adesso? Creare gli Stati Uniti d’Europa al più presto, dicono gli idealisti. Ma sarà mai possibile? Tanti sono gli ostacoli, in Europa, per la nascita di una federazione paragonabile a quella americana. C’è ben altra differenza, per esempio, fra gli scandinavi e gli spagnoli, che non fra gli abitanti della Florida e della California. Forse gli idealisti hanno mirato troppo in alto. Come uscirne, per ora, non è chiaro,
Un poscritto. Nell’Ottocento, gli idealisti decisero di fare l’Italia. Il progetto (rispetto all’unificazione europea) era meno ambizioso. E l’Italia si è fatta. In quattro e quattr’otto. E’ stata forse eccessiva, fretta, anche in quel caso? Mazzini, Garibaldi erano gli idealisti che bruciavano le tappe. Cavour, probabilmente, avrebbe preferito un po’ di pazienza: un passo per volta. Chi sa: può darsi che Cavour, uomo pratico piuttosto che cultore di ideali, avesse qualche ragione.

Piero Ottone- Venerdì di Repubblica – 24-05-13

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