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domenica 27 ottobre 2019

Lo Sapevate Che: Cultura: Nel 1952, 66 anni fa, nasceva Roberto Benigni


Da celebre “toscanaccio” del cinema a poetico declamatore della sublime poesia dantesca, figura poliedrica della cultura italiana.
Ha mosso i primi passi della sua carriera nel mondo della musica inizialmente come cantante e a seguire come attore teatrale.
Roberto Remigio Benigni (Castiglion Fiorentino27 ottobre 1952) è un attorecomicoregista e sceneggiatore italiano.
Noto e popolare monologhista teatrale, dalla comicità ironica e dissacrante, è diventato personaggio pubblico tra i più conosciuti e apprezzati in Italia e nel mondo. Le sue interpretazioni cinematografiche e le sue apparizioni televisive mettono in scena un carattere gioioso e irruente, facendo leva, in quest'ultime, sulla sovversione del clima dei programmi di cui è ospite. Fra i numerosi riconoscimenti vale ricordare l'Oscar al miglior attore, conseguito nel 1999 per l'interpretazione nel film (da lui stesso diretto) La vita è bella; a cui segue un Oscar al miglior film straniero per la stessa pellicola. È stato l'unico interprete maschile italiano a ricevere l'Oscar come miglior attore protagonista recitando nel ruolo principale in un film in lingua straniera, dopo quello vinto da Anna Magnani nel 1956 e da Sophia Loren nel 1962.
Benigni si è impegnato come lettore, interprete a memoria e commentatore della Divina Commedia di Dante Alighieri, per la cui diffusione è stato candidato al Premio Nobel per la letteratura 2007.[1] Nelle vesti di divulgatore ha, inoltre, recitato il Canto degli Italiani, i principi fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana e i dieci comandamenti biblici ricevendo consensi di pubblico e critica.

Infanzia, adolescenza e giovinezza
Roberto Benigni nasce a Manciano La Misericordia, frazione di Castiglion Fiorentino (in provincia di Arezzo), il 27 ottobre 1952 da Luigi Benigni (1919-2004) e Isolina Papini (1919-2004), entrambi contadini.[2][3][4] Roberto è il più giovane dopo le sorelle Bruna (1945), Albertina (1947) e Anna (1948). Di carattere allegro ed espansivo sin da giovanissimo, si trasferisce nel 1958 con tutta la famiglia a Prato, prima nella frazione di Galciana e poi in seguito in quella di Vergaio, dove vive tuttora la sua famiglia di origine.
Iscritto dapprima in un seminario fiorentino, lo abbandona dopo l'alluvione del 4 novembre 1966, per compiere gli studi secondari nell'istituto tecnico commerciale Datini di Prato conseguendo il diploma di ragioniere. La sua vera grande passione è però lo spettacolo. Nel 1983 durante le riprese di Tu mi turbi conosce l'attrice cesenate Nicoletta Braschi che diventerà sua moglie il 26 dicembre 1991 con una cerimonia privata nel convento di clausura delle suore cappuccine di via Pacchioni a Cesena, città natale della donna; da quel momento l'attrice sarà praticamente presente in tutti i film diretti dal marito.

Carriera musicale

Dopo avere cominciato come cantante e musicista debutta sul palcoscenico nel dicembre del 1971, non ancora ventenne, al Teatro Metastasio di Prato con lo spettacolo Il re nudo di Evgenij L'vovič Švarc, diretto da Paolo Magelli. A Firenze fa la conoscenza fondamentale di Luigi Delli, Carlo Monni e Donato Sannini e successivamente gli viene presentato dai suddetti Marco Messeri, col quale si avvia - i due, durante gli anni settanta, portano in scena in coppia vari spettacoli (Bertoldo AzzurroMi Voglio RovinarePa ra pa pàScherzo di Mano etc) scritti e diretti dallo stesso Messeri - verso forme di spettacolo comico d'avanguardia, di scherzo popolare da strada. Intanto, nell'autunno del 1972, i due si trasferiscono a Roma.(..)

I primi successi e la televisione
Dopo una comparsata nello sceneggiato Sorelle Materassi nel 1972 (sua prima esperienza di attore in assoluto), dopo il successo di Onda Libera, prende parte alla miniserie televisiva Ma che cos'è questo amore? (1979) per la regia di Ugo Gregoretti.
Ma è soprattutto a teatro che appassiona il pubblico, specie con il one-man show Tutto Benigni nel quale è protagonista assoluto delle sue varie macchiette; il successo porta Benigni a riproporre lo spettacolo nel 1983 e poi nuovamente nel 1989. Nel 1977 è di nuovo sul piccolo schermo col programma Del resto, fu un'estate meravigliosa. Mentre prosegue l'attività cinematografica in ruoli di secondo piano, tranne nel ruolo da protagonista di un bizzarro maestro elementare nel film Chiedo asilo di Marco Ferreri, nel 1978 partecipa al programma televisivo di Renzo Arbore L'altra domenica, nelle vesti di uno stralunato e improbabile critico cinematografico. Questa nuova forma di comicità attirò l'interesse della critica, che negli anni a venire verrà spaccata in due tra cui la giudicherà come una forma d'ironia rivoluzionaria e divertente e chi invece la considera scandalosa e inappropriata.
La collaborazione con Arbore continua con altri due film: Il pap'occhio del 1980 e "FF.SS." - Cioè: "...che mi hai portato a fare sopra a Posillipo se non mi vuoi più bene?" del 1983. Nel primo si racconta l'inaugurazione di un fantomatico, e in grande anticipo sui tempi, Centro Televisivo Vaticano; il secondo è un viaggio goliardico nei vizi dell'Italia degli anni 1980 compiuto da una donna delle pulizie, raccontato in una fantomatica sceneggiatura volata via dallo studio di Federico Fellini. Il primo diventa un cult del cinema italiano e sbaraglia tutti i record al botteghino, mentre il secondo non ottiene il successo sperato ed è destinato a venire presto dimenticato.(..)


Dietro la macchina da presa e l'incontro con Troisi
«Chi siete? [...] Cosa portate? [...] Sì, ma quanti siete? [...] Un fiorino!»
Nel 1983 ha inizio la sua carriera di regista cinematografico con Tu mi turbi, film in quattro episodi dove ha ancora modo di mostrare la sua incontenibile verve nella famosa scena della guardia al Milite Ignoto. Il film viene apprezzato da pubblico e critica, quest'ultima però accoglie tiepidamente la sua prova dietro la macchina da presa.
Grandissimo successo al botteghino e di cassetta lo ottiene poi, nel 1984Non ci resta che piangere, scritto, diretto e interpretato con Massimo Troisi, pieno di gag e tormentoni entrati nel linguaggio comune e divenuti immortali.[6][7] I due comici, grandi amici, simili per l'uso personale della parola e della mimica e per il ricorso al dialetto, ma anche profondamente diversi per l'appartenenza a due universi culturali tra loro assai distanti, appaiono come complementari in questo che restò il loro unico film recitato in coppia.
L'idea iniziale era quella di due uomini che si innamorano della stessa donna, ma questa risultò enormemente banale sia ai protagonisti sia a Giuseppe Bertolucci, anch'egli sceneggiatore della pellicola, e decisero quindi di cambiare rotta. Furono impiegate nove settimane di lavorazione, e alla sua uscita il film raccolse ben cinque miliardi di lire solo al primo weekend di programmazione, sorpassando di gran lunga i fenomeni del momento Indiana Jones e il tempio maledetto e Rombo di tuono. I critici lodarono il lavoro svolto dai due protagonisti, definendoli i nuovi Totò e Peppino De Filippo. Complessivamente il film incassò 15 miliardi di lire, piazzandosi nella top ten dei migliori incassi della stagione, superando altre commedie di successo come I due carabinieri di Carlo Verdone e Lui è peggio di meNon ci resta che piangere rimarrà la loro unica collaborazione.
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La vita è bella
«Buongiorno principessa!»
Nel 1997 raggiunge la notorietà internazionale con l'acclamato film La vita è bella, che racconta la tragedia dell'olocausto in una declinazione differente da quella sino ad allora comunemente utilizzata (per esempio nel lungometraggio di Spielberg Schindler's List - La lista di Schindler). La pellicola suscita critiche per i tratti a volte più ironici, in contrasto con l'argomento trattato. Benigni, figlio di un ex-deportato (Luigi Benigni fu deportato durante la guerra in un campo di lavoro nazista, e il film si basa in parte sulle sue esperienze), ha difeso la scelta di trattare tale tema con approccio diverso, la sceneggiatura con tratti di dramma e di commedia, infatti, mira ad accentuare la drammaticità e la commozione di alcune scene, proprio grazie a questo contrasto. Il film esorcizza la tragedia ponendo l'accento sull'effetto che essa può avere su un bambino. Nella pellicola è proprio il padre, impersonato dall'attore toscano, a salvare il destino e l'animo del figlio.
Le riprese cominciano nel novembre 1996 e si concludono nell'aprile dell'anno successivo, con un costo complessivo di circa 15 miliardi di lire. Il film è girato principalmente ad Arezzo, città natale dello stesso Benigni, che comunque ha rivelato di aver avuto più di un'esitazione durante la lavorazione della pellicola, soprattutto per il fatto di affrontare un argomento così delicato in forma parzialmente ironica come era nel suo stile, ed è proprio quest'ultima caratteristica a lasciare perplessa la critica prima dell'uscita del film. (..)


Gli Oscar e la fama internazionale
Il film riceve sette candidature all'edizione degli Oscar del 1999, portandone a casa tre nella notte del 21 marzo 1999[18]: quello per la miglior colonna sonora a Nicola Piovani, quello come miglior film straniero e quello per il miglior attore protagonista a Benigni. Benigni fu il quinto a vincerlo per una commedia e, insieme a Laurence Olivier, l'unico ad aver vinto tale premio in un film diretto da sé stesso. Fu anche il quarto artista nella storia a ricevere nello stesso anno le candidature come attore, regista e sceneggiatore, dopo Orson WellesWoody Allen e Warren Beatty.
Al momento della consegna del premio al miglior film straniero da parte di Sophia Loren, annunciato dall'attrice con la frase "And the Oscar goes to... Roberto!", l'attore toscano balzò sui braccioli e gli schienali delle poltrone della sala e raggiunse il palco passando sopra le teste dei divi di Hollywood presenti, suscitando clamore e divertimento del pubblico americano, abituato alla formalità della notte degli Oscar. Proprio questa gag improvvisata e il discorso di ringraziamento in un inglese stentato lo resero particolarmente simpatico e apprezzato negli Stati Uniti.[19] Dopo aver ricevuto i premi, Benigni incontrò l'allora presidente della Repubblica Italiana Oscar Luigi Scalfaro e, stringendogli la mano, esclamò: "Ora ho l'Oscar nelle mie mani!".[20] Oltre a questo, il film fece incetta di premi: 5 Nastri d'argento, 9 David di Donatello e il prestigioso Grand Prix Speciale della Giuria al 51º Festival di Cannes, con uno scatenato Benigni che si distese ai piedi di un estasiato Martin Scorsese, presidente. Questo film è anche un omaggio di Benigni alla sua terra natale, infatti il film è girato per la gran parte nella città di Arezzo.
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La tigre e la neve
Nel 2004 produce, scrive e dirige il suo ottavo film, sempre al fianco della moglie Nicoletta Braschi, intitolato La tigre e la neve, uscito nelle sale il 14 ottobre 2005 distribuito da 01 Distribution. Si tratta della riproposizione di tematiche già presenti nel film La vita è bella (un uomo qualunque, ilare e giocoso innamorato di una donna), ambientate stavolta in un altro tragico contesto: la guerra in Iraq. Nel film, con Benigni e la Braschi, appaiono l'attore francese Jean Reno e l'amico di sempre Tom Waits.
Il film si rivela un discreto successo di pubblico in patria, ma viene accolto freddamente dalla critica nazionale e internazionale, oltre a rivelarsi un quasi fallimento al botteghino internazionale (24 milioni di dollari incassati a dicembre 2006, a fronte di un budget di circa 35 milioni).[27] Questo sarà il suo ultimo film fino al 2012, con l'arrivo nelle sale di To Rome with Love. (..)

Ritorno a teatro con Tutto Dante
Il 15 giugno 2012 ha ricevuto la cittadinanza onoraria dal sindaco di Firenze Matteo Renzi[42][43] ed è stato presente alla camera ardente del regista Giuseppe Bertolucci, suo grande amico e collega. È tornato dopo 6 anni in piazza Santa Croce con Tutto Dante riportando la lettura della Divina Commedia.
Nel luglio 2012 viene divulgata la notizia che i nuovi dirigenti Rai fossero interessati a trasmettere una All'inizio dello spettacolo Benigni, come d'abitudine, fa alcune battute su Silvio Berlusconi, in merito alla sua sesta candidatura alle elezioni politiche dal 1994 dal comico definita "assurda", e sull'allora presidente del consiglio Mario Monti prendendone di mira la serietà in politica riguardo ai numerosi tagli che ha fatto all'Italia e riguardo all'IMU.[46] Dopo aver brevemente narrato la storia d'Italia, l'attore introduce gli articoli della Costituzione Italiana, menzionando anche alcuni politici del passato che hanno contribuito alla realizzazione di tali principi. Servendosi di un leggio sul quale è posta la Costituzione, Benigni legge a uno a uno tutti i primi 12 articoli, esaltandone di ciascuna la bellezza e lodandola; il comico toscano mette quasi completamente da parte la sua satira per cercare di dare quanta più enfasi possibile alla descrizione degli articoli, cercando di attrarre emotivamente il pubblico.
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Il messaggio che il comico cerca di far penetrare nella mente dei telespettatori è quello che i pari costituenti hanno scritto quest'opera guardando già verso il futuro, in parte destinata anche alle future generazioni affinché queste avessero i mezzi necessari per risorgere dalle ceneri e resistere qualora si fosse ripresentata una situazione come quella del dopoguerra. Benigni cerca di ricordare quella situazione successiva alla Seconda guerra mondiale, ritrasportando lo spettatore nel clima freddo ma pieno di speranza della situazione europea in quegli anni. Alla fine, Benigni chiude lo spettacolo intonando la canzone principale della colonna sonora del suo film La vita è bella, composta e suonata da Nicola Piovani. Nei minuti finali segue un lungo applauso al comico che, girando più volte sul palco rotondo dove si è tenuta la serata, rispolvera la sua verve comica ed esce tra un'enorme standing ovation del pubblico.[48]
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Tutto Dante 2013 e I dieci comandamenti
Ritornò in piazza Santa Croce di nuovo con Tutto Dante per 12 serate riportando la lettura della Divina Commedia dove ha terminato gli ultimi 12 canti dell'Inferno.
Il 13 ottobre 2014 in una conferenza stampa è stato annunciato il ritorno di Benigni su Rai 1 con uno spettacolo incentrato sui dieci comandamenti. In realtà voci di un ritorno di Benigni in RAI si avevano già dall'autunno 2013, ma si vanificarono a causa di altri impegni del comico toscano.[51] Il direttore di rete Giancarlo Leone ha confermato che lo spettacolo si terrà entro dicembre.
Il 15 e 16 dicembre 2014 è così di nuovo in diretta sulla prima rete con un'esegesi dei dieci comandamenti biblici contenuti nel libro dell'Esodo. Nella prima serata vengono analizzati i primi tre comandamenti, dedicati al rapporto tra uomo e Dio, nella seconda i restanti sette, che regolano il rapporto dell'uomo con il suo prossimo. Lo spettacolo ottiene un successo oltre ogni aspettativa: la prima puntata ha ottenuto 9.104.000 spettatori con il 33% di share, mentre la seconda è arrivata sino a 10.266.000 spettatori con il 38,32% di share. Tale spettacolo è stato citato anche da papa Francesco durante l'omelia in occasione del Te Deum del 2014.[52]
Successivamente allo spettacolo, incomincia la scrittura del soggetto per il suo nuovo film, del quale rivela solo che non tratterà temi religiosi.[53]
Dal 13 maggio al 29 luglio 2015 va in onda in seconda serata su Rai 1 di nuovo Tutto Dante dove Benigni recita i canti conclusivi dell'inferno. Il 25 maggio 2015 gli viene consegnato da Daniele Piombi nuovamente il Premio Regia televisiva per l'evento straordinario tv dell'anno con I dieci comandamenti. Lo spettacolo viene poi replicato in un'unica serata, sempre su Rai 1, il 25 dicembre 2015.
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Il ritorno al cinema
Il 13 maggio 2018 Benigni è tornato al Festival di Cannes dopo vent'anni dall'ultima partecipazione: il comico nell'occasione ha aperto il red carpet di Lazzaro felice diretto da Alba Rohrwacher, per poi consegnare il Prix d'interprétation masculine a Marcello Fonte per il film Dogman.[58]
Il 26 ottobre 2018, dopo sei anni di assenza dal grande schermo, viene annunciato il ritorno di Roberto Benigni sul grande schermo:[59] ricoprirà il ruolo di Geppetto nel nuovo adattamento di Pinocchio diretto da Matteo Garrone.[60] Le riprese del film si sono avute nel 2019 tra LazioToscana e Puglia; il film è un co-produzione italo-francese tra Archimede con Rai Cinema e Le Pacte.[59] Dell'assunzione di Benigni, ha parlato l'amministratore delegato di Rai Cinema Paolo Del Brocco che ha detto: «"La scelta di Roberto Benigni ci sembra uno dei colpi di genio di Garrone, e il fatto che Benigni abbia accettato di interpretare Geppetto è un regalo che ci riserverà delle meravigliose sorprese. La Rai contribuisce a portare nuovamente al cinema un artista tra i più amati in Italia e all'estero come Roberto Benigni, e questo ci riempie di gioia".»[59] Dal canto suo Benigni ha detto: «"Un grande personaggio, una grande favola, un grande regista: fare Geppetto diretto da Matteo Garrone è una delle forme della felicità"».[61] A proposito dell'ingresso nel cast di Benigni, Matteo Garrone ha rivelato:

«Girare finalmente Pinocchio e dirigere Roberto Benigni sono due sogni che si avverano in un solo film. Con il burattino di Collodi ci inseguiamo da quando, bambino, disegnavo i miei primi storyboard. Poi, negli anni, ho sempre sentito in quella storia qualcosa di familiare. Come se il mondo di Pinocchio fosse penetrato nel mio immaginario, tanto che in molti hanno ritrovato nei miei film tracce delle sue Avventure. Anche con Benigni è stato un inseguimento iniziato molto tempo fa: l'ho conosciuto da bambino, grazie a mio padre. Avere finalmente l'opportunità di lavorare insieme è per me un'occasione straordinaria: Pinocchio sarà un film per tutta la famiglia, grandi e piccoli, e nessuno come Roberto - che ha divertito e commosso milioni di spettatori in tutto il mondo - riesce a emozionare il pubblico di ogni età. Lo ringrazio per la fiducia che mi ha dimostrato accettando di condividere con me questa nuova, spericolata avventura» (..)            (Matteo Garrone])

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