Da celebre “toscanaccio” del cinema a poetico declamatore
della sublime poesia dantesca, figura poliedrica della cultura italiana.
Ha mosso i primi passi della sua carriera nel
mondo della musica inizialmente come cantante e a seguire come attore teatrale.
Roberto Remigio Benigni (Castiglion Fiorentino, 27 ottobre 1952) è un attore, comico, regista e sceneggiatore italiano.
Noto e popolare monologhista teatrale, dalla comicità ironica
e dissacrante, è diventato personaggio pubblico tra i più conosciuti e
apprezzati in Italia e
nel mondo. Le sue
interpretazioni cinematografiche e le sue apparizioni televisive mettono in
scena un carattere gioioso e irruente, facendo leva, in quest'ultime, sulla
sovversione del clima dei programmi di cui è ospite. Fra i numerosi
riconoscimenti vale ricordare l'Oscar al miglior attore,
conseguito nel 1999 per
l'interpretazione nel film (da lui stesso diretto) La vita è bella; a cui segue un Oscar al miglior film straniero per la stessa pellicola. È
stato l'unico interprete maschile italiano a ricevere l'Oscar come miglior
attore protagonista recitando nel ruolo principale in un film in lingua
straniera, dopo quello vinto da Anna Magnani nel 1956 e da Sophia Loren nel 1962.
Benigni si è impegnato come lettore, interprete a memoria e
commentatore della Divina Commedia di Dante Alighieri, per la
cui diffusione è stato candidato al Premio Nobel per la letteratura 2007.[1] Nelle
vesti di divulgatore ha, inoltre, recitato il Canto
degli Italiani, i principi fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana e i dieci comandamenti biblici
ricevendo consensi di pubblico e critica.
Infanzia, adolescenza e giovinezza
Roberto Benigni nasce a Manciano La Misericordia, frazione di Castiglion Fiorentino (in provincia di Arezzo), il 27 ottobre 1952 da Luigi Benigni
(1919-2004) e Isolina Papini (1919-2004), entrambi contadini.[2][3][4] Roberto è il più giovane dopo le
sorelle Bruna (1945), Albertina (1947) e Anna (1948). Di carattere
allegro ed espansivo sin da giovanissimo, si trasferisce nel 1958 con tutta la
famiglia a Prato, prima nella frazione
di Galciana e poi in seguito in quella
di Vergaio, dove vive tuttora la sua famiglia di
origine.
Iscritto dapprima in un seminario fiorentino, lo abbandona dopo l'alluvione
del 4 novembre 1966, per compiere gli studi secondari nell'istituto tecnico commerciale Datini
di Prato conseguendo il diploma di ragioniere. La sua vera grande passione è però lo
spettacolo. Nel 1983 durante le
riprese di Tu mi turbi conosce
l'attrice cesenate Nicoletta Braschi che diventerà sua moglie il 26
dicembre 1991 con una cerimonia privata nel convento di clausura delle suore cappuccine di via Pacchioni a Cesena, città natale della donna; da quel momento l'attrice
sarà praticamente presente in tutti i film diretti dal marito.
Carriera musicale
Dopo avere cominciato come cantante e musicista debutta sul
palcoscenico nel dicembre del 1971, non ancora ventenne, al Teatro Metastasio
di Prato con
lo spettacolo Il re nudo di Evgenij L'vovič Švarc, diretto
da Paolo Magelli. A
Firenze fa la conoscenza fondamentale di Luigi Delli, Carlo Monni e
Donato Sannini e successivamente gli viene presentato dai suddetti Marco Messeri, col
quale si avvia - i due, durante gli anni settanta, portano in scena in coppia
vari spettacoli (Bertoldo Azzurro, Mi Voglio Rovinare, Pa
ra pa pà, Scherzo di Mano etc) scritti e diretti dallo
stesso Messeri - verso forme di spettacolo comico d'avanguardia, di scherzo
popolare da strada. Intanto, nell'autunno del 1972, i due si trasferiscono a Roma.(..)
I primi successi e la televisione
Dopo una comparsata nello sceneggiato Sorelle
Materassi nel 1972 (sua prima
esperienza di attore in assoluto), dopo il successo di Onda Libera,
prende parte alla miniserie televisiva Ma che cos'è questo amore? (1979) per la regia
di Ugo Gregoretti.
Ma è soprattutto a teatro che appassiona il pubblico, specie con il
one-man show Tutto Benigni nel quale è
protagonista assoluto delle sue varie macchiette; il successo porta Benigni a
riproporre lo spettacolo nel 1983 e poi nuovamente
nel 1989. Nel 1977 è di nuovo sul
piccolo schermo col programma Del resto, fu un'estate meravigliosa. Mentre prosegue
l'attività cinematografica in ruoli di secondo piano, tranne nel ruolo da
protagonista di un bizzarro maestro elementare nel film Chiedo asilo di Marco Ferreri, nel 1978 partecipa al
programma televisivo di Renzo Arbore L'altra domenica, nelle vesti di uno stralunato e improbabile
critico cinematografico. Questa nuova forma di comicità attirò l'interesse
della critica, che negli anni a venire verrà spaccata in due tra cui la
giudicherà come una forma d'ironia rivoluzionaria e divertente e chi invece la
considera scandalosa e inappropriata.
La collaborazione con Arbore continua con altri due film: Il pap'occhio del 1980 e "FF.SS." - Cioè:
"...che mi hai portato a fare sopra a Posillipo se non mi vuoi più
bene?" del 1983. Nel primo si racconta l'inaugurazione di un
fantomatico, e in grande anticipo sui tempi, Centro
Televisivo Vaticano; il secondo è un viaggio goliardico nei vizi
dell'Italia degli anni 1980 compiuto da una donna delle pulizie, raccontato in
una fantomatica sceneggiatura volata via dallo studio di Federico Fellini. Il
primo diventa un cult del
cinema italiano e sbaraglia tutti i record al botteghino, mentre il secondo non
ottiene il successo sperato ed è destinato a venire presto dimenticato.(..)
Dietro la macchina da presa e l'incontro con Troisi
«Chi siete? [...] Cosa portate? [...]
Sì, ma quanti siete? [...] Un fiorino!»
|
Nel 1983 ha inizio la sua
carriera di regista cinematografico con Tu mi turbi, film in quattro episodi dove ha ancora
modo di mostrare la sua incontenibile verve nella famosa scena della guardia
al Milite Ignoto. Il film viene
apprezzato da pubblico e critica, quest'ultima però accoglie tiepidamente la
sua prova dietro la macchina da presa.
Grandissimo successo al botteghino e di cassetta lo ottiene poi,
nel 1984, Non ci resta che piangere,
scritto, diretto e interpretato con Massimo
Troisi, pieno di gag e tormentoni entrati nel linguaggio comune e
divenuti immortali.[6][7] I
due comici, grandi amici, simili per l'uso personale della parola e della
mimica e per il ricorso al dialetto, ma
anche profondamente diversi per l'appartenenza a due universi culturali tra
loro assai distanti, appaiono come complementari in questo che restò il loro
unico film recitato in coppia.
L'idea iniziale era quella di due uomini che si innamorano della
stessa donna, ma questa risultò enormemente banale sia ai protagonisti sia
a Giuseppe Bertolucci, anch'egli sceneggiatore della
pellicola, e decisero quindi di cambiare rotta. Furono impiegate nove settimane
di lavorazione, e alla sua uscita il film raccolse ben cinque miliardi di lire
solo al primo weekend di programmazione, sorpassando di gran lunga i fenomeni
del momento Indiana Jones e il tempio
maledetto e Rombo di
tuono. I critici lodarono il lavoro svolto dai due protagonisti,
definendoli i nuovi Totò e Peppino De Filippo. Complessivamente il film
incassò 15 miliardi di lire, piazzandosi nella top ten dei migliori incassi
della stagione, superando altre commedie di successo come I due
carabinieri di Carlo
Verdone e Lui è peggio di me. Non ci resta che
piangere rimarrà la loro unica collaborazione.
(..)
La vita è bella
«Buongiorno principessa!»
|
Nel 1997 raggiunge la
notorietà internazionale con l'acclamato film La
vita è bella, che racconta la tragedia dell'olocausto in una declinazione differente da
quella sino ad allora comunemente utilizzata (per esempio nel lungometraggio
di Spielberg Schindler's List - La lista di Schindler).
La pellicola suscita critiche per i tratti a volte più ironici, in contrasto
con l'argomento trattato. Benigni, figlio di un ex-deportato (Luigi Benigni fu
deportato durante la guerra in un campo di lavoro nazista, e il film si basa in
parte sulle sue esperienze), ha difeso la scelta di trattare tale tema con
approccio diverso, la sceneggiatura con tratti di dramma e di
commedia, infatti, mira ad accentuare la drammaticità e la commozione di alcune
scene, proprio grazie a questo contrasto. Il film esorcizza la tragedia ponendo
l'accento sull'effetto che essa può avere su un bambino. Nella pellicola è
proprio il padre, impersonato dall'attore toscano, a salvare il destino e
l'animo del figlio.
Le riprese cominciano nel novembre 1996 e si concludono
nell'aprile dell'anno successivo, con un costo complessivo di circa 15 miliardi
di lire. Il film è girato principalmente ad Arezzo, città natale dello stesso Benigni, che comunque ha
rivelato di aver avuto più di un'esitazione durante la lavorazione della
pellicola, soprattutto per il fatto di affrontare un argomento così delicato in
forma parzialmente ironica come era nel suo stile, ed è proprio quest'ultima
caratteristica a lasciare perplessa la critica prima dell'uscita del film. (..)
Gli Oscar e la fama internazionale
Il film riceve sette candidature
all'edizione degli Oscar del 1999, portandone a casa
tre nella notte del 21 marzo 1999[18]: quello per la miglior
colonna sonora a Nicola Piovani, quello come miglior
film straniero e quello per il miglior attore protagonista a Benigni.
Benigni fu il quinto a vincerlo per una commedia e, insieme a Laurence Olivier, l'unico ad aver vinto tale premio in
un film diretto da sé stesso. Fu anche il quarto artista nella storia a
ricevere nello stesso anno le candidature come attore, regista e sceneggiatore,
dopo Orson Welles, Woody Allen e Warren Beatty.
Al momento della consegna del premio al
miglior film straniero da parte di Sophia Loren,
annunciato dall'attrice con la frase "And the Oscar goes to...
Roberto!", l'attore toscano balzò sui braccioli e gli schienali delle
poltrone della sala e raggiunse il palco passando sopra le teste dei
divi di Hollywood presenti,
suscitando clamore e divertimento del pubblico americano, abituato alla
formalità della notte degli Oscar. Proprio questa gag improvvisata e il discorso di
ringraziamento in un inglese stentato lo resero particolarmente
simpatico e apprezzato negli Stati Uniti.[19] Dopo aver ricevuto i premi,
Benigni incontrò l'allora presidente
della Repubblica Italiana Oscar Luigi Scalfaro e, stringendogli
la mano, esclamò: "Ora ho l'Oscar nelle mie mani!".[20] Oltre a questo, il film fece
incetta di premi: 5 Nastri d'argento, 9 David di
Donatello e il prestigioso Grand Prix Speciale della Giuria al 51º Festival di Cannes, con uno scatenato
Benigni che si distese ai piedi di un estasiato Martin Scorsese, presidente. Questo film è anche un
omaggio di Benigni alla sua terra natale, infatti il film è girato per la gran
parte nella città di Arezzo.
(..)
La tigre e la neve
Nel 2004 produce, scrive
e dirige il suo ottavo film, sempre al fianco della moglie Nicoletta Braschi, intitolato La tigre e la neve, uscito nelle sale il
14 ottobre 2005 distribuito da 01 Distribution. Si tratta della riproposizione di
tematiche già presenti nel film La vita è bella (un uomo
qualunque, ilare e giocoso innamorato di una donna), ambientate stavolta in un
altro tragico contesto: la guerra in Iraq. Nel film, con Benigni e la Braschi,
appaiono l'attore francese Jean Reno e l'amico di sempre Tom Waits.
Il film si rivela un discreto successo
di pubblico in patria, ma viene accolto freddamente dalla critica nazionale e
internazionale, oltre a rivelarsi un quasi fallimento al botteghino
internazionale (24 milioni di dollari incassati a dicembre 2006, a fronte di un
budget di circa 35 milioni).[27] Questo sarà il suo ultimo film fino
al 2012, con l'arrivo nelle sale di To Rome with
Love. (..)
Ritorno a teatro con Tutto Dante
Il 15 giugno 2012 ha ricevuto la
cittadinanza onoraria dal sindaco di Firenze Matteo Renzi[42][43] ed è stato presente alla camera
ardente del regista Giuseppe Bertolucci, suo grande amico e
collega. È tornato dopo 6 anni in piazza Santa Croce con Tutto Dante riportando la lettura della Divina Commedia.
Nel luglio 2012 viene divulgata
la notizia che i nuovi dirigenti Rai fossero
interessati a trasmettere una All'inizio dello spettacolo Benigni, come
d'abitudine, fa alcune battute su Silvio Berlusconi, in merito alla sua sesta candidatura
alle elezioni politiche dal 1994 dal comico
definita "assurda", e sull'allora presidente del consiglio Mario Monti prendendone di mira la serietà
in politica riguardo ai numerosi tagli che ha
fatto all'Italia e riguardo all'IMU.[46] Dopo aver brevemente narrato la
storia d'Italia, l'attore introduce gli articoli della Costituzione
Italiana, menzionando anche alcuni politici del passato che hanno contribuito
alla realizzazione di tali principi. Servendosi di un leggio sul quale è posta
la Costituzione, Benigni legge a uno a uno tutti i primi 12 articoli,
esaltandone di ciascuna la bellezza e lodandola; il comico toscano mette quasi
completamente da parte la sua satira per cercare di dare quanta più enfasi
possibile alla descrizione degli articoli, cercando di attrarre emotivamente il
pubblico.
(..)
Il messaggio che il comico cerca di far
penetrare nella mente dei telespettatori è quello che i pari costituenti hanno
scritto quest'opera guardando già verso il futuro, in parte destinata anche
alle future generazioni affinché queste avessero i mezzi necessari per
risorgere dalle ceneri e resistere qualora si fosse ripresentata una situazione
come quella del dopoguerra. Benigni cerca di
ricordare quella situazione successiva alla Seconda guerra mondiale, ritrasportando lo
spettatore nel clima freddo ma pieno di speranza della situazione europea in
quegli anni. Alla fine, Benigni chiude lo spettacolo intonando la canzone
principale della colonna sonora del suo film La
vita è bella, composta e suonata da Nicola Piovani. Nei minuti finali segue un lungo
applauso al comico che, girando più volte sul palco rotondo dove si è tenuta la
serata, rispolvera la sua verve comica ed esce tra un'enorme standing ovation
del pubblico.[48]
(..)
Tutto Dante 2013 e I dieci comandamenti
Ritornò in piazza Santa Croce di nuovo
con Tutto Dante per 12 serate
riportando la lettura della Divina Commedia dove ha terminato gli ultimi 12
canti dell'Inferno.
Il 13 ottobre 2014 in una
conferenza stampa è stato
annunciato il ritorno di Benigni su Rai 1 con uno spettacolo incentrato sui dieci comandamenti. In realtà voci di un
ritorno di Benigni in RAI si avevano già dall'autunno 2013, ma si vanificarono a
causa di altri impegni del comico toscano.[51] Il direttore di rete Giancarlo Leone ha confermato che lo spettacolo si
terrà entro dicembre.
Il 15 e 16 dicembre 2014 è così di nuovo
in diretta sulla prima rete con un'esegesi dei dieci comandamenti biblici
contenuti nel libro dell'Esodo. Nella prima serata vengono analizzati
i primi tre comandamenti, dedicati al rapporto tra uomo e Dio, nella seconda i
restanti sette, che regolano il rapporto dell'uomo con il suo prossimo. Lo
spettacolo ottiene un successo oltre ogni aspettativa: la prima puntata ha
ottenuto 9.104.000 spettatori con il 33% di share, mentre la seconda è arrivata
sino a 10.266.000 spettatori con il 38,32% di share. Tale spettacolo è stato
citato anche da papa Francesco durante l'omelia in occasione del Te Deum del 2014.[52]
Successivamente allo spettacolo,
incomincia la scrittura del soggetto per il suo nuovo film, del quale rivela
solo che non tratterà temi religiosi.[53]
Dal 13 maggio al 29 luglio 2015 va in onda in
seconda serata su Rai 1 di nuovo Tutto Dante dove Benigni recita i canti
conclusivi dell'inferno. Il 25 maggio 2015 gli viene
consegnato da Daniele Piombi nuovamente
il Premio Regia televisiva per l'evento
straordinario tv dell'anno con I dieci comandamenti. Lo spettacolo
viene poi replicato in un'unica serata, sempre su Rai 1, il 25 dicembre 2015.
(..)
Il ritorno al cinema
Il 13 maggio 2018 Benigni è
tornato al Festival di Cannes dopo vent'anni
dall'ultima partecipazione: il comico nell'occasione ha aperto il red carpet
di Lazzaro felice diretto da Alba Rohrwacher, per poi consegnare il Prix d'interprétation masculine a Marcello Fonte per il film Dogman.[58]
Il 26 ottobre 2018, dopo sei anni di
assenza dal grande schermo, viene annunciato il ritorno di Roberto Benigni sul
grande schermo:[59] ricoprirà il ruolo di Geppetto nel nuovo adattamento di Pinocchio diretto da Matteo Garrone.[60] Le riprese del film si sono avute
nel 2019 tra Lazio, Toscana e Puglia; il film è un co-produzione italo-francese tra Archimede
con Rai Cinema e Le Pacte.[59] Dell'assunzione di Benigni, ha
parlato l'amministratore delegato di Rai Cinema Paolo Del Brocco che ha detto: «"La scelta di
Roberto Benigni ci sembra uno dei colpi di genio di Garrone, e il fatto che
Benigni abbia accettato di interpretare Geppetto è un regalo che ci riserverà
delle meravigliose sorprese. La Rai contribuisce a portare nuovamente al cinema
un artista tra i più amati in Italia e all'estero come Roberto Benigni, e
questo ci riempie di gioia".»[59] Dal canto suo Benigni ha detto:
«"Un grande personaggio, una grande favola, un grande regista: fare
Geppetto diretto da Matteo Garrone è una delle forme della felicità"».[61] A proposito dell'ingresso nel cast
di Benigni, Matteo Garrone ha rivelato:
«Girare finalmente Pinocchio e dirigere Roberto
Benigni sono due sogni che si avverano in un solo film. Con il burattino di
Collodi ci inseguiamo da quando, bambino, disegnavo i miei primi storyboard.
Poi, negli anni, ho sempre sentito in quella storia qualcosa di familiare.
Come se il mondo di Pinocchio fosse penetrato nel mio immaginario, tanto che
in molti hanno ritrovato nei miei film tracce delle sue Avventure. Anche con
Benigni è stato un inseguimento iniziato molto tempo fa: l'ho conosciuto da
bambino, grazie a mio padre. Avere finalmente l'opportunità di lavorare
insieme è per me un'occasione straordinaria: Pinocchio sarà un film per tutta
la famiglia, grandi e piccoli, e nessuno come Roberto - che ha divertito e
commosso milioni di spettatori in tutto il mondo - riesce a emozionare il
pubblico di ogni età. Lo ringrazio per la fiducia che mi ha dimostrato
accettando di condividere con me questa nuova, spericolata avventura» (..) (Matteo Garrone])
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