Cuore è uno dei più importanti libri per ragazzi scritti in Italia. In
forma di diario racconta le vicende di Enrico Bottini e dei suoi compagni di
classe nella Torino di fine Ottocento.
Il libro Cuore è uno dei più importanti
libri per ragazzi della letteratura italiana. Scritto da Edmondo de Amicis nel
1886, racconta il mondo della scuola pubblica dell'epoca, con l'intento di
celebrare i valori dell'Italia postunitaria.
E per questo De Amicis raggruppa in un unica classe studenti di diversa
estrazione sociale, in modo da avere un quadro completo della società
dell'epoca; ci sono proletari, operai, emigrati, piccolo borghesi, ricchi...
Tutti questi personaggi hanno caratteristiche molto stereotipate, cioè non hanno una vera connotazione psicologica, ma si muovono secondo la classe sociale che rappresentano e anche secondo una precisa connotazione morale: c'è il buono, il cattivo, il superbo...
Tutti questi personaggi hanno caratteristiche molto stereotipate, cioè non hanno una vera connotazione psicologica, ma si muovono secondo la classe sociale che rappresentano e anche secondo una precisa connotazione morale: c'è il buono, il cattivo, il superbo...
Se da un lato questa stilizzazione dei
personaggi è il limite dell'opera, dall'altro rappresenta per noi un importante
affresco della situazione sociale, politica ed economica dell'Italia di fine
Ottocento.
Trama
L'autore finge che a scrivere sia un ragazzo di terza elementare, Enrico Bottini, di ricca famiglia torinese, che racconta quello che succede a scuola durante l'intero anno. La forma è quella del diario e si svolge durante i 10 mesi scolastici da ottobre a luglio.
La narrazione di Enrico si interrompe di quando in quando con una pagina scritta dal padre, dalla madre o dalla sorella con intenti pedagogici e morali.
Ogni mese c'è poi il racconto che il maestro detta a tutta la classe: si tratta di narrazioni dove sono protagonisti ragazzini che compiono atti eroici e patriottici.
L'autore finge che a scrivere sia un ragazzo di terza elementare, Enrico Bottini, di ricca famiglia torinese, che racconta quello che succede a scuola durante l'intero anno. La forma è quella del diario e si svolge durante i 10 mesi scolastici da ottobre a luglio.
La narrazione di Enrico si interrompe di quando in quando con una pagina scritta dal padre, dalla madre o dalla sorella con intenti pedagogici e morali.
Ogni mese c'è poi il racconto che il maestro detta a tutta la classe: si tratta di narrazioni dove sono protagonisti ragazzini che compiono atti eroici e patriottici.
Il piccolo patriota
padovano: la storia di un bambino povero che viene
venduto a dei saltimbanchi, quando poi riesce a fuggire incontra tre stranieri
a cui racconta la sua storia. Questi impietositi gli offrono del denaro, ma lui
rifiuta perché li sente criticare gli italiani.
La piccola vedetta
lombarda: un ragazzo durante la guerra spia le
mosse del nemico dall’alto di un albero, finché una pallottola lo colpisce.
Il piccolo scrivano
fiorentino: un bambino si affatica la notte a
copiare delle carte per il padre, il quale ignora il sacrificio del figlio e lo
rimprovera duramente. Fino alla notte in cui, risvegliandosi casualmente, lo
trova intento a scrivere al posto suo. Commosso, lo abbraccia chiedendogli
perdono per i rimproveri immeritati e lo manda a dormire.
Il tamburino sardo: un reparto di soldati piemontesi è cinto d'assedio in un casolare
dagli austriaci, così il capitano chiede a un un tamburino quattordicenne di
uscire di nascosto dalla casa e di correre per chiedere soccorso a uno
squadrone di carabinieri a cavallo. Ma durante la missione viene colpito alla
gamba da un proiettile. Riuscirà a portare il messaggio e a far arrivare i
rinforzi, ma in ospedale dovranno amputargli la gamba.
L'infermiere di Tata: storia di un giovane che assiste lungamente e amorevolmente un malato
credendo che sia il proprio padre.
Sangue romagnolo: un ragazzo traviato ma non cattivo muore per salvare la nonna.
Valor civile: il racconto di un ragazzo che salva il compagno in pericolo di annegare.
Dagli Appennini alle
Ande: storia di un bambino che da Genova
si imbarca per l'Argentina in cerca della madre emigrata per lavoro. Dopo una
lunga peregrinazione il piccolo trova la madre gravemente malata. La donna
quando scopre che il figlio l'ha raggiunta decide di sottoporsi a un intervento
chirurgico e si salva.
Naufragio: l'atto eroico di un ragazzo che cede il posto sulla scialuppa a una
bambina e muore travolto dalle onde.
Le storie del maestro sono senz'altro le più
letterarie e le più memorabili del libro.
Le vicende quotidiane della classe, invece, seguono propriamente lo stile del diario: Enrico scrive in prima persona, con una sintassi semplice e con frasi brevi.
Le vicende quotidiane della classe, invece, seguono propriamente lo stile del diario: Enrico scrive in prima persona, con una sintassi semplice e con frasi brevi.
Protagonisti
Enrico Bottini: voce narrante riporta le vicende che accadono ai suoi compagni.
Garrone, il più grande della classe, ha già 14 anni, che rappresenta la bontà d'animo, sempre pronto a prendersi le colpe degli altri e a proteggere i più deboli, come il piccolo gobbo. Verso la fine del libro dovrà affrontare la morte della madre.
Il muratorino, figlio di un muratore, descritto con il muso da lepre. Si ammalerà gravemente, ma poi, anche grazie al conforto di Garrone, riuscirà a riprendersi.
Franti: rappresenta il male. Viene da una famiglia di proletari. Già espulso da un'altra sezione, ne combina di ogni ed è sempre pronto a prendersela con i più deboli. Alla fine viene cacciato dalla scuola e poi mandato in prigione dopo una rissa con Stardi.
Stardi, il principale avversario di Derossi nello studio, emblema della testardaggine.
Ernesto Derossi: il più bravo e il più bello della classe e anche molto ricco. Rappresenta la gentilezza.
Carlo Nobis, figlio di papà superbo e arrogante.
Coretti, esempio di rettitudine. Figlio di un veterano delle guerre d’indipendenza, aiuta il padre in bottega, accudisce la mamma malata e intanto studia.
Luigi Crossi: con i capelli rossi e un braccio paralizzato. La madre vende ortaggi mentre il padre, inizialmente assente perché in America, in realtà si scopre essere stato in prigione.
Pietro Precossi: figlio del fabbro ferraio, viene puntualmente picchiato dal padre disoccupato e alcolizzato. Alla fine l'uomo decide di disintossicarsi quando scopre che il figlio ha vinto un premio scolastico.
Il Ragazzo Calabrese (Coraci), immigrato da Reggio Calabria.
Nelli, il piccolo gobbo, schernito da tutti, finché Garrone non lo prende sotto la sua protezione.
Garoffi, con il naso a becco di civetta, continuamente impegnato in compravendite di vario tipo.
Il Maestro Perboni: figura triste, la cui unica famiglia è la scuola.
La Maestria dalla Penna Rossa, così detta per la piuma sul cappello.
Garrone, il più grande della classe, ha già 14 anni, che rappresenta la bontà d'animo, sempre pronto a prendersi le colpe degli altri e a proteggere i più deboli, come il piccolo gobbo. Verso la fine del libro dovrà affrontare la morte della madre.
Il muratorino, figlio di un muratore, descritto con il muso da lepre. Si ammalerà gravemente, ma poi, anche grazie al conforto di Garrone, riuscirà a riprendersi.
Franti: rappresenta il male. Viene da una famiglia di proletari. Già espulso da un'altra sezione, ne combina di ogni ed è sempre pronto a prendersela con i più deboli. Alla fine viene cacciato dalla scuola e poi mandato in prigione dopo una rissa con Stardi.
Stardi, il principale avversario di Derossi nello studio, emblema della testardaggine.
Ernesto Derossi: il più bravo e il più bello della classe e anche molto ricco. Rappresenta la gentilezza.
Carlo Nobis, figlio di papà superbo e arrogante.
Coretti, esempio di rettitudine. Figlio di un veterano delle guerre d’indipendenza, aiuta il padre in bottega, accudisce la mamma malata e intanto studia.
Luigi Crossi: con i capelli rossi e un braccio paralizzato. La madre vende ortaggi mentre il padre, inizialmente assente perché in America, in realtà si scopre essere stato in prigione.
Pietro Precossi: figlio del fabbro ferraio, viene puntualmente picchiato dal padre disoccupato e alcolizzato. Alla fine l'uomo decide di disintossicarsi quando scopre che il figlio ha vinto un premio scolastico.
Il Ragazzo Calabrese (Coraci), immigrato da Reggio Calabria.
Nelli, il piccolo gobbo, schernito da tutti, finché Garrone non lo prende sotto la sua protezione.
Garoffi, con il naso a becco di civetta, continuamente impegnato in compravendite di vario tipo.
Il Maestro Perboni: figura triste, la cui unica famiglia è la scuola.
La Maestria dalla Penna Rossa, così detta per la piuma sul cappello.
Gli ultimi capitoli del libro sono
dedicati agli esami di fine anno e all'addio di Enrico che con la sua famiglia
dovrà lasciare Torino e cambiare scuola.
Significato dell'opera
La scuola per De Amicis è il luogo ideale per rappresentare l'Italia dell'epoca con i suoi valori e ideali.
Uno dei leit-motiv è appunto l'ideale patriottico del Paese da poco unificato. I valori e gli ideali nazionali sono rappresentati soprattutto nei racconti mensili del maestro. Ma anche l'idea di una classe che raccoglie bambini provenienti da diverse regioni per crescere assieme ben rappresenta l'ideale unitario.
La scuola per De Amicis è il luogo ideale per rappresentare l'Italia dell'epoca con i suoi valori e ideali.
Uno dei leit-motiv è appunto l'ideale patriottico del Paese da poco unificato. I valori e gli ideali nazionali sono rappresentati soprattutto nei racconti mensili del maestro. Ma anche l'idea di una classe che raccoglie bambini provenienti da diverse regioni per crescere assieme ben rappresenta l'ideale unitario.
Altro dato importante
è la cooperazione delle classi sociali. De Amicis
parla dei ceti più bassi con ammirazione e sottolineandone l'utilità, infatti
una società per funzionare bene deve avere anche operai e muratori.
E' comunque una visione classista, dove il
paternalismo e la benevolenza verso i più umili, non lascia però possibilità di
ribaltamenti sociali
PRIMA EDIZIONE. Emilio Treves, triestino di origine ebraica, fu, insieme a
Sonzogno, il primo grande editore italiano su scala industriale. Dopo la
creazione dello stato italiano e il conseguente abbattimento delle barriere
doganali che fino ad allora avevano impedito un libero commercio librario lungo
la penisola, i lenti ma progressivi processi di unificazione nazionale e di
alfabetizzazione della popolazione italiana portarono ad una vera e propria
esplosione dell’editoria. Milano ne era la capitale. Treves, che si rivolgeva
ad un pubblico più colto rispetto a quello più popolare di Sonzogno, costruì un
piccolo impero, in cui il successo dei libri e delle collane editoriali era
supportato da un uso sapiente della pubblicità e delle recensioni nelle numerose
riviste che lo stesso editore pubblicava. Tra queste la più importante era
sicuramente l’ “Illustrazione Universale”, poi divenuta l’ “Illustrazione
italiana”, su cui scrivevano autori del calibro di G. Verga, G. Gozzano, G.
Carducci, G. Pascoli, G. Deledda, M. Serao, A. Fogazzaro e G. D’Annunzio.
Edmondo De Amicis, ufficiale originario di Oneglia che aveva combattuto
nell’ultima guerra d’indipendenza, fu una delle scoperte di Treves. Dopo le
prime pubblicazioni, prevalentemente raffinati resoconti di viaggio che
uscivano prima a puntate sulle riviste e poi venivano raccolti in volume, nel
1878 De Amicis espose al suo editore il progetto di un nuovo romanzo, diverso
dai precedenti, che avrebbe dovuto intitolarsi Cuore. Un Treves
entusiasta cominciò da subito a promuovere il futuro libro, suscitando la
curiosità del pubblico con ripetuti annunci circa la sua imminente uscita.
De Amicis, a cui probabilmente non era ancora ben chiaro come sviluppare il
progetto, fu però colto da mille esitazioni. Dopo alcuni anni contrassegnati da
discussioni, rimproveri e solleciti, De Amicis produsse finalmente un romanzo,
che non volle tuttavia chiamare Cuore, bensì Gli Amici.
Con poca convinzione Treves lo pubblicò nel 1883 in due volumi. Ebbe scarso
successo.
Nel frattempo andava crescendo in Italia l’editoria per ragazzi, guidata
soprattutto da C. Collodi (Pinocchio uscì a puntate fra il 1881 e
il 1883 e poi subito in volume), i cui libri non erano tuttavia giudicati
idonei ad un uso scolastico dalle autorità ministeriali. De Amicis intuì allora
quale sarebbe stato il pubblico del suo Cuore: gli studenti delle
scuole elementari.
Il “libro Cuore”, come dalla sua apparizione in poi fu sempre
chiamato, nacque quindi come testo di lettura per le scuole, un romanzo per
ragazzi formativo per la vita, fatto di buoni sentimenti e basato sui valori
della scuola, della famiglia e della patria. De Amicis riuscì genialmente a
mischiare insieme vari generi: il diaristico (la cronaca giornaliera degli
avvenimenti di una classe torinese dell’anno 1881-82 è narrata attraverso il
diario del protagonista, Enrico Bottini); l’epistolare (le lettere che Enrico
riceve dal padre, dalla madre e dalla sorella contengono riflessioni morali che
mettono in risalto il ruolo fondante della famiglia); e il racconto sotto forma
di letture educative.
Il 15 ottobre 1886, data di inizio dell’anno scolastico e del
romanzo, Cuore uscì nelle librerie di tutta Italia. Il 28
ottobre si era già alla diciottesima edizione, ossia erano già state vendute
diciottomila copie. Tra il 1887 e il 1893 fu tradotto in tredici lingue. Nel
1923 le copie vendute superarono il milione.
Edmondo De Amicis, dopo aver frequentato il liceo a Torino, s’iscrisse
all’Accademia militare di Modena. Prese quindi parte come luogotenente alla
battaglia di Custoza del 1866. Il successo della raccolta di bozzetti La vita
militare, pubblicata nel 1868, lo incoraggiò a proseguire sulla strada
della narrativa e del giornalismo. Come inviato de “La Nazione” di Firenze
scrisse numerosi reportage di viaggio dalla Spagna (1873), da Londra (1873),
dall’Olanda (1874), dal Marocco (1876), da Costantinopoli (1878) e da Parigi
(1879). Negli ultimi anni, dopo il successo di Cuore, si avvicinò
alle idee socialiste e collaborò a “La Critica sociale” diretta da Filippo
Turati. Morì a Bordighera l’11 marzo del 1908.
Descrizione fisica. Un volume in 16mo di pp. (6), 338, 2 bianche.
Brossura editoriale giallina.
F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010
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