Federalisti Sì Ma
Europeisti
La Catalogna in Spagna,
la Scozia in Gran Bretagna, la Baviera in Germania, le Fiandre in Belgio: tutti
riscoprono il separatismo e l’indipendentismo.
Ma dentro un forte
Stato europeo. La Lega e i lepenisti francesi invece…
La Catalogna farà un referendum sponsorizzato dal governo di
quella regione, il cui esito è praticamente già scontato: sarà una
regione-nazione che riconosce alla Spagna di rappresentarla nella politica
estera e nella Difesa nel solo caso di un’aggressione. Ma anche le altre
regioni-nazioni preparano referendum analoghi: l’Andalusia, la Mancia, I Paesi
Baschi. Poi voterà la Spagna in quanto tale e probabilmente anche l’esito di
questo atto conclusivo sarà la struttura federale dello Stato spagnolo. Un
federalismo che va ben oltre l’autonomia amministrativa poiché contiene
elementi di forte politicità.
E’ inutile sottolineare che il linguaggio delle varie
regioni-nazioni non ha struttura dialettale; il catalano, il basco, l’andaluso,
non sono dialetti ma vere e proprie lingue e hanno alle spalle una vera e
propria storia politica che per lunghi secoli ebbe un suo autonomo sviluppo, a
cominciare dagli Emirati Arabi di Cordoba e Granada che sopravvissero fino a
quando la Castiglia di Isabella e la Catalogna di Alfonso d’Aragona non si
unirono e cominciarono la “reconquista”.
Del Resto non è soltanto la Spagna a
orientarsi verso il separatismo. Il fenomeno della Scozia è ancor più antico e
ha fatto già molti passi avanti. Anche lì un referendum è imminente e non è il
primo. Dovrebbe sancire nuove e ancor più politiche forme di indipendenza. La
realtà è che la Scozia ha da sempre avuto una storia propria, una religione
propria e una propria dinastia regnante con un esercito combattente. Perfino
quando l’impero di Roma sbarcò, prima con Cesare e poi, più stabilmente, con
gli imperatori Antonini, il Vallo di Adriano lasciò fuori dal perimetro di
conquista il Galles e la Scozia.
La Scozia fu da sempre cattolica e impose la sua religione a
tutta la Gran Bretagna quando il figlio di Maria Stuart divenne re di tutto il
paese. Ora la Scozia torna all’indipendenza e l’Inghilterra è d’accordo ma il
separatismo si estenderà anche al Galles e alle provincie settentrionali.
L’Irlanda è da tempo sulla stessa via. Il medesimo fenomeno si sta manifestando
in Francia, il paese dove da almeno mezzo millennio l’unità ha marciato di pari
passo con la “grandeur”.
In Germania la tradizione dei principati
elettori è invece antica e mai spenta e sta ora manifestando la sua spinta in
Baviera, nel Palatinato, in Renania, in Brandeburgo. Le Fiandre riscoprono
anch’esse la loro lingua e la loro disposizione indipendentista. Insomma
l’Europa intera torna all’ideale federalista, ma con una particolarità un tempo
ignota: il federalismo delle regioni-nazioni non solo non è contrario, ma ha
come caratteristica essenziale l’esistenza di uno Stato europeo; uno Stato
vero, non una confederazione di paesi nazionali guidati da governi nazionali.
L’Europa unita e le regioni-nazioni che in essa si riconoscono e in essa
trovano quella dimensione continentale, quella moneta unica, quella politica
estera che parli con una sola voce e si confronti pacificamente ma affermando i
propri valori e interessi rispetto al resto del mondo e alla sua convivenza
globale.
Questo è il quadro, questo le forze che lo compongono e in
esso si riconoscono e si articolano, con alcune vistose eccezioni: il Fronte
nazionale lepenista e la Lega padana.
Queste forze non vogliono affatto uno Stato europeo e tanto
meno una moneta comune. Sono forze nazionaliste o favorevoli a confederazioni
regionali dove l’accento si ponga contro la globalizzazione mondiale. Quale
possa essere il loro futuro è ancora incognito a loro stesse, ma nella
situazione attuale è un futuro ignoto che tende soltanto alla totale rottura
del presente, nel bene e nel male che in esso convivono.
Eugenio Scalfari – L’Espresso – 9 gennaio 2014
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