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domenica 6 ottobre 2013

Lo Sapevate che: Questa Settimana...


Arriva La Terza Repubblica, Forse

Non ora, ma forse domani B. leverà il disturbo. Solo così può nascere una destra moderata e non padronale. E la sinistra  misurarsi con un programma e una nuova leadership e non solo con i guai politici e giudiziari dell’ex Cav. Forse…

Nella scena finale del “Caimano”, che la Rai ha pagato un sacco di soldi ma ha trasmesso una volta sola nel 2011 e poi mai più (“l’Espresso n. 39), Nanni Moretti –Berlusconi lascia il palazzo di giustizia di Milano dopo una condanna a sette anni e ai microfoni di radio e tv incita la piazza alla reazione. Il film è del 2006. E si chiude con le immagini della folla che accoglie i giudici all’uscita del Tribunale con un lancio di molotov.
Sette anni dopo, due settimane fa, il vero Caimano, bolso e sfatto ma ancora tenace e pronto ad azzannare, condannato proprio a sette anni per concussione e corruzione nel processo Ruby e a quattro in via definitiva per frode fiscale nel processo Mediaset, arringa i suoi in un inquietante videomessaggio. Dalla finzione alla realtà. Le bombe per fortuna non ci sono state, se non mediatiche, ma l’invito alla rivolta, la protesta in piazza e gli urli davanti a quello stesso palazzo, sì.
Quanto Al Resto, ciò che si agita nei retrobottega dell’impero berlusconiano assomiglia sempre di più alla versione, sotto forma di farsa, della Repubblica di Salò nella quale lontani epigoni di Dino Grandi minacciano ordini del giorno che appaiono e scompaiono, mentre si fatica a trovare un Ciano che affondi la prima pugnalata esi sacrifichi. Alla fine è stato ancora Berlusconi a menare la danza sfidando tutto e tutti, a cominciare dai suoi dissidenti occulti o palesi, finti o veri.
La farsa, però, non deve annebbiare la mente né farci perdere di vista ciò che si muove nel profondo della società italiana, né tantomeno sottovalutare l’angosciante immagine di un Paese che va lentamente alla deriva. E nel quale, come recita la copertina dell’”Espresso” di questa settimana, sembra non comandare più nessuno. Proprio ora che ci sarebbe bisogno – lo ricorda Massimo Cacciari – non di un governicchio ansimante, ma di una coalizione forte e di un programma di emergenza. Niente di tutto questo. Il panorama è desolante. Più dei partiti – come spiega Giuseppe De Rita – contano ormai i principati, versione aggiornata delle eterne corporazioni. Sui poteri di governo – destinati a vita grama – prevalgono i poteri relazionali. Finchè reggono. Perché, come racconta l’inchiesta di Orazio Carabini, al capitalismo di relazione si va sostituendo il capitalismo di astensione. Dagli investimenti.
Nonostante Gli Sforzi della piccola impresa che cerca nuovi spazi all’estero, il tessuto industriale si sfilaccia. La Fiat, un tempo capofila della grande industria italiana, insegue l’inevitabile destino di provincia americana, la siderurgia e l’alimentare si spengono travolti dagli sprechi e dagli scandali: il male in Italy, pur di crescere, è costretto ad assoggettarsi allo straniero. La Telecom sta per passare in mano spagnola e la rete sarà salvata in extremis e resterà pubblica solo se il governo Letta vivrà abbastanza per poterlo fare. Alitalia, la compagnia di bandiera, presto n  parlare francese se il governo non avrà forza e tempo per intervenire. Finmeccanica, l’ultima multinazionale, teme lo spezzatino, questo lo vendo a te, quello a un altro. Le banche,sotto lo sguardo dell’Europa, si dibattono tra acquisto di Bot e credito con il contagocce. La questione fiscale e quella del lavoro sono ancora da scrivere, per non dire delle riforme annunciate, ma che pochi credono davvero possibili. Ci vorrebbe un governo.
E ci vorrebbe, finalmente, quel chiarimento politico, tante volte rinviato, scandito negli ultimi dieci anni dall’addio di Casini, dalla vana sfida di Fini e oggi dalla diaspora minacciata dai figliocci dissidenti dell’ex Cav. Forse è arrivata l’ora che B. si renda conto che la sua lunga stagione politica è finita e lasci ad altri la politica, magari alla figlia Marina; forse è il momento che i moderati di destra diano vita a qualcosa che non sia più il partito personale del Capo con sede ad Arcore e nemmeno la copia di Alba dorata; forse è arrivato il momento che la sinistra si misuri con un programma e una nuova leadership e non solo con i destini giudiziari di B. Forse arriverà la Terza Repubblica. Forse….
twitter@bmanfellotto

Bruno ManfellottoL’Espresso – 10 Ottobre 2013

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