Arriva La Terza
Repubblica, Forse
Non ora, ma forse
domani B. leverà il disturbo. Solo così può nascere una destra moderata e non
padronale. E la sinistra misurarsi con
un programma e una nuova leadership e non solo con i guai politici e giudiziari
dell’ex Cav. Forse…
Nella scena finale del “Caimano”, che la Rai ha pagato un
sacco di soldi ma ha trasmesso una volta sola nel 2011 e poi mai più
(“l’Espresso n. 39), Nanni Moretti –Berlusconi lascia il palazzo di giustizia
di Milano dopo una condanna a sette anni e ai microfoni di radio e tv incita la
piazza alla reazione. Il film è del 2006. E si chiude con le immagini della
folla che accoglie i giudici all’uscita del Tribunale con un lancio di molotov.
Sette anni dopo, due settimane fa, il vero Caimano, bolso e
sfatto ma ancora tenace e pronto ad azzannare, condannato proprio a sette anni
per concussione e corruzione nel processo Ruby e a quattro in via definitiva
per frode fiscale nel processo Mediaset, arringa i suoi in un inquietante videomessaggio.
Dalla finzione alla realtà. Le bombe per fortuna non ci sono state, se non
mediatiche, ma l’invito alla rivolta, la protesta in piazza e gli urli davanti
a quello stesso palazzo, sì.
Quanto Al Resto, ciò che si agita nei retrobottega
dell’impero berlusconiano assomiglia sempre di più alla versione, sotto forma
di farsa, della Repubblica di Salò nella quale lontani epigoni di Dino Grandi
minacciano ordini del giorno che appaiono e scompaiono, mentre si fatica a
trovare un Ciano che affondi la prima pugnalata esi sacrifichi. Alla fine è
stato ancora Berlusconi a menare la danza sfidando tutto e tutti, a cominciare
dai suoi dissidenti occulti o palesi, finti o veri.
La farsa, però, non deve annebbiare la mente né farci perdere
di vista ciò che si muove nel profondo della società italiana, né tantomeno
sottovalutare l’angosciante immagine di un Paese che va lentamente alla deriva.
E nel quale, come recita la copertina dell’”Espresso” di questa settimana,
sembra non comandare più nessuno. Proprio ora che ci sarebbe bisogno – lo
ricorda Massimo Cacciari – non di un governicchio ansimante, ma di una
coalizione forte e di un programma di emergenza. Niente di tutto questo. Il
panorama è desolante. Più dei partiti – come spiega Giuseppe De Rita – contano
ormai i principati, versione aggiornata delle eterne corporazioni. Sui poteri
di governo – destinati a vita grama – prevalgono i poteri relazionali. Finchè
reggono. Perché, come racconta l’inchiesta di Orazio Carabini, al capitalismo
di relazione si va sostituendo il capitalismo di astensione. Dagli
investimenti.
Nonostante Gli Sforzi della piccola impresa che cerca nuovi
spazi all’estero, il tessuto industriale si sfilaccia. La Fiat, un tempo
capofila della grande industria italiana, insegue l’inevitabile destino di
provincia americana, la siderurgia e l’alimentare si spengono travolti dagli
sprechi e dagli scandali: il male in Italy, pur di crescere, è costretto ad
assoggettarsi allo straniero. La Telecom sta per passare in mano spagnola e la
rete sarà salvata in extremis e resterà pubblica solo se il governo Letta vivrà
abbastanza per poterlo fare. Alitalia, la compagnia di bandiera, presto n parlare francese se il governo non avrà forza
e tempo per intervenire. Finmeccanica, l’ultima multinazionale, teme lo
spezzatino, questo lo vendo a te, quello a un altro. Le banche,sotto lo sguardo
dell’Europa, si dibattono tra acquisto di Bot e credito con il contagocce. La
questione fiscale e quella del lavoro sono ancora da scrivere, per non dire
delle riforme annunciate, ma che pochi credono davvero possibili. Ci vorrebbe
un governo.
E ci vorrebbe, finalmente, quel chiarimento politico, tante
volte rinviato, scandito negli ultimi dieci anni dall’addio di Casini, dalla
vana sfida di Fini e oggi dalla diaspora minacciata dai figliocci dissidenti
dell’ex Cav. Forse è arrivata l’ora che B. si renda conto che la sua lunga
stagione politica è finita e lasci ad altri la politica, magari alla figlia
Marina; forse è il momento che i moderati di destra diano vita a qualcosa che
non sia più il partito personale del Capo con sede ad Arcore e nemmeno la copia
di Alba dorata; forse è arrivato il momento che la sinistra si misuri con un
programma e una nuova leadership e non solo con i destini giudiziari di B.
Forse arriverà la Terza Repubblica. Forse….
twitter@bmanfellotto
Bruno Manfellotto – L’Espresso
– 10 Ottobre 2013
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