Il Network Party Che Ha
In Mente Grillo
Il leader del M5S non
può permettere che gli eletti del suo partito facciano politica in modo
tradizionale.
Il suo obiettivo è un
altro: la conquista del potere e un movimento pilotato dalla Rete.
Un progetto che sarebbe
dirompente
Con il passare dei mesi il contrasto tra il duo
Grillo-Casaleggio e i parlamentari 5 Stelle è destinato ad aumentare. I punti
di contrasto non riguardano i singoli problemi, oggi il reato di immigrazione
clandestina, domani qualche altro provvedimento. Riguardano le diverse logiche
politiche e organizzative che guidano le due componenti.
La Cabina Di Regia
Genovese ha in mente
un progetto ambizioso che si muove su due binari: la costruzione di una nuova
modalità di presenza e azione nelle istituzioni, e la conquista di un ancor più
largo consenso. I parlamentari più passano i mesi più sono attratti, e
coinvolti, dalle prassi, dalle regole, dall’ambiente parlamentare. In una certa
misura cercano di sottrarvisi, di creare clamore e di rompere le norme di
comportamento, ma inesorabilmente saranno risucchiati dalla forza della
istituzione. La loro riottosità non è certo nuova, esiste da sempre nelle
assemblee rappresentative. Per imitarci ad anni recenti l’irruzione in Parlamento
dei rappresentanti dei movimenti di sinistra libertaria come i radicali
italiani o i Verdi tedeschi avevano portato scompiglio in quelle aule.
L’atteggiamento provocatorio nel linguaggio e nel gesto, oltre che
nell’abbigliamento (la salopette di Emma Bonino al posto degli austeri tailleur
o i jeans di Joschka Fischer al posto del vestito e giacca), non rappresenta
una grande novità. Poi, queste intemperanze sfumano e perdono la loro carica
dissacrante. Anche i parlamentari 5 Stelle, pur entrati in Parlamento da appena
nove mesi, hanno già dato qualche segno di “socializzazione” all’ambiente
parlamentare. Tra questi, spicca la presentazione e l’approvazione del loro
emendamento alla Bossi-Fini sul reato di immigrazione clandestina: per la prima
volta i parlamentari grillini sono entrati nel vivo del dibattito politico e
hanno ottenuto un successo politico.
Questa vittoria poteva convincere i 5 Stelle che si può far
politica senza essere soltanto dei megafoni della rete. E quindi avviare un
percorso di autonomizzazione dal fondatore del movimento. Proprio per frenare
il processo di parlamentarizzazione del gruppo l’intervento del duo
Grillo-Casaleggio è stato immediato e tranchant. La strategia di Grillo non può
permettere la solidificazione di interessi contingenti: tutto il movimento deve
essere concentrato sulla “conquista del potere” (che farsene di un misero 25
per cento?) e sulla realizzazione di un nuovo modello di democrazia. Benchè si
possa comprendere il delirio di onnipotenza che deriva dall’aver creato dal
nulla il primo partito sul territorio italiano, la prospettiva di andare oltre,
verso percentuali ancora maggiori, non è implausibile in una fase di ulteriore
destrutturazione del sistema partitico e di perdurante crisi economica. La
crisi del centro-destra e soprattutto della Lega è stata una manna per il M5S,
alle ultime elezioni: se ora si aggiunge anche lo sfaldamento del Pdl, si
aprono autostrade di voti per Grillo. Per questo gli elettori moderati non
possono essere spaventati da un’alleanza con la sinistra su un tema così
sensibile come l’immigrazione (e domani l’amnistia). Quindi Grillo vuole avere
le mani libere per espandere il proprio consenso.
Ma Questo E’ Solo Un
Lato della medaglia.
L’altro aspetto riguarda il nuovo concetto di rappresentanza in qualche modo
profilato dal guru-genovese. Finora il M5S si connota come un classico “cyber
party”, gestito verticalmente, nel quale i tradizionali meccanismi di controllo
sono sostituiti con quelli elettronici. Se invece l’ipotesi grillina è quella
di passare a un vero “network party”, in cui i rapporti tra i membri della
community sono orizzontali e paritari, allora anche le logiche della
rappresentanza cambiano. Questa è una sfida dirompente, ben diversa dalle
tirate umorali sul blog. Su cui si potrebbe aprire un interessante dibattito:
le forme di rappresentanza nell’era
dell’Itc. Acuendo però la tensione tra la tradizionale forma di rappresentanza
parlamentare e la sottomissione dei parlamentari all’interazione continua con
la base (oltre ai diktat di Grillo).
Piero Ignazi – L’Espresso – 24 Ottobre 2013
Nessun commento:
Posta un commento