Alitalia Si Salva A Spese Nostra
Prima i Patrioti di Berlusconi e
Passera. Ora le poste. La compagnia di bandiera tira avanti sempre grazie ai
sacrifici dei contribuenti. E solo per guadagnare tempo in vista di una
soluzione
Quousque
tandem Alitalia abutere pecunia nostra? Ecco la principale domanda da porre ai
tanti Catilina che si alternano al capezzale della comunque morente compagnia
aerea. Come fa, per esempio, il ministro Maurizio Lupi aver “salvato Alitalia”?
E le tasche degli italiani chi le salva? Si fa presto a gettare fumo negli
occhi sostenendo – è il caso dell’amministratore di Poste italiane – che il
denaro impegnato in questo ennesimo pasticcio non viene dai conti dei
correntisti delle medesime Poste ma dagli utili ricavati dall’ordinaria
attività di recapito della corrispondenza. E allora? Mica quei soldi sono del
signor Sarmi, essi sono in tutto e per
tutto dei contribuenti. Ai quali, quindi andrebbe spiegata con motivazioni convincenti
la logica di un’operazione che al momento appare priva del suo presupposto
fondamentale: un realistico piano industriale di risarcimento e di rilancio
dell’impresa. Né si racconti la frottola delle sinergie tra i quattro aerei
delle Poste e la flottiglia Alitalia: come già con AirOne questo sarebbe il
classico pasticcio di un’allodola con un cavallo, secondo la celebre battuta di
Cesare Merzagora.
Forse L’Unico a sollevare almeno uno dei tanti
veli che nascondono le incresciose verità di questo malaffare è stato il
presidente del Consiglio dicendo che la soluzione abborracciata in questi
giorni ha come fine occasionale quello di negoziare lo scontato accordo con Air
France-Klm senza più l’acqua alla gola del fallimento incombente. Sarà, ma per
quanto tempo l’iniezione di liquidità per mezzo miliardo riuscirà a tenere a
galla l’azienda? Intanto 200 di quei 500 milioni sono finanziamenti bancari
destinati comunque ad aggravare il versante debitorio dell’operazione. Poi
altri 100 dovrebbero essere girati al creditore Eni per scongiurare il blocco
delle forniture di carburante. Ne restano così a disposizione 200 per
un’azienda che però ne perde uno e mezzo al giorno. Insomma, se il governo
Letta voleva acquistare tempo ne ha comprato davvero troppo poco e a un prezzo
molto elevato.
Anche perché
non si può sperare che i francesi siano così ingenui dal precipitarsi a
chiudere domani un accordo con una controparte italiana che soltanto dopodomani
potrebbe trovarsi nuovamente a negoziare con il cappello in mano.
E’ vano
girare ancora intorno ai problemi con espedienti dalle gambe corte e con
affermazioni maleodoranti di ipocrisia. La situazione era già disperata cinque anni fa quando il Fregoli di
Arcore, sotto braccio con l’ad di Intesa Corrado Passera, mise in campo la
rinomata cordata di pseudo patrioti che fece saltare un’intesa con Air France:
quella si che avrebbe salvato il salvabile della compagnia facendo risparmiare
una montagna di denaro ai contribuenti.
E Ora Di Nuovo ci vorrebbe raccontarci la favola di
aver trovato l’ennesima pozione magica con la quale trasformare in oro il
piombo di Alitalia. Ma sempre evitando di dire qualcosa di serio sulle
scelte di gestione indispensabili per
aggiustare la contabilità aziendale. O, peggio ancora, presentando piani
industriali ricchi di impegni impossibili perché scritti sull’acqua con intenti
di inganno che ormai è arduo non considerare callidamente dolosi. A questo
punto diventa doveroso dire: basta! L’intelligenza e il portafoglio degli
italiani meriterebbero un po’ più di rispetto da parte di chi governa il Paese.
Finora gli
interventi pubblici non hanno fatto che peggiorare lo stato di salute della
compagnia aerea, violare le più elementari regole mercantili, strapazzare
utenti e contribuenti . Né l’accanimento su questa strada può essere più
mascherato con il demagogico richiamo a chissà quali indefiniti interessi
strategici nazionali che sarebbero legati a un ‘azienda ormai ridotta la rango
di compagnia aerea regionale nel senso sempre più ristretto del termine. Si
lasci stare, per la decenza, di chiamare in causa a sproposito la nobile nozione di patria
e si risponda piuttosto alla domanda iniziale:
quousque tandem Alitalia abutere pecunia nostra?
Massimo Riva
– L’Espresso – 24 Ottobre 2013
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