Mr.Frode e le sue
Ferrari
Vita da nababbo senza
dichiarare un euro. E dopo i controlli della Finanza, è corso a comprarsi un
bolide rosso
L’operazione Skyfall è scattata alle sette del mattino di
giovedì 3 ottobre, quando il cinquantaquattrenne imprenditore romano Fausto
Mencancini ha trovato gli uomini delle Fiamme Gialle appostati sotto il portone
di casa.
L’uomo viveva come un nababbo. Dalla ristrutturazione di
quattro appartamenti aveva messo insieme un attico di 15 vani per complessivi 500
metri quadrati, nel quale aveva ricavato una dépendance per la tata dei suoi
pargoli e sul tetto si era fatto costruire una confortevole piscina. Provetto
pilota, in vari garage custodiva gelosamente una collezione di auto (tutte
intestate alla società Sea Blu) da far invidia a uno sceicco: una Ferrari F12,
una Testarossa (per le vetture di Maranello aveva una vera passione: ne aveva
comprate cinque tra il 2009 e il 2013), tre Mercedes (una grossa 5350
Blur-tecnuova di zecca, una classe C220 e una A160, una Fiat 500 Abarth per gli
spostamenti in città e una Clio (sconosciuta al fisco) per la tata. Aveva
invece da poco venduto una Maserati Granturismo e due Porshe 911 Carrera. A
Olbia teneva ormeggiato lo Skyfall. Un 26 metri da 4,5 milioni di euro con due
motori da 1.790 cavalli l’uno, capaci di consumare 600 litri di carburante
l’ora, che veniva affittato per 40mila euro a settimana. All’Argentario un
grosso gommone cabinato per fare il bagno nel weekend.
Prima di portarlo a Regina Coeli la Guardia di Finanza, che
lo teneva d’occhio da tempo, gli ha sequestrato tutto, compresa una collezione
di orologi da q00 mila euro e 5mila euro in contanti, che l’uomo voleva portare
con sé in carcere. L’ultimo tentativo di resistenza l’ha fatto per le adorate
Ferrari, con le quali partecipava regolarmente a gare di velocità: ha provato a
sostenere di avere perso le chiavi del garage, ma gli uomini in grigio hanno
risolto il problema chiamando i vigili del fuoco, che hanno risolto il problema
chiamando i vigili del fuoco, che hanno aperto le saracinesche come scatole di
tonno.
Ad avviare le indagini era stata una segnalazione proveniente
dall’Austria, uno dei tre Paesi (insieme a San Marino e al Portogallo) dai
quali Mencancini importava prodotti tecnologici, sui quali non pagava l’Iva,
che poi invece incassava dai circa 5oo clienti (che così a loro volta andavano
in credito nei confronti del fisco) ai quali rivendeva la merce sottocosto.
Titolare di fatto di quattro società (le faceva fallire in media ogni 2 anni), in
nessuna delle quali figurava come titolare di quote o ricopriva cariche sociali
(tutte erano formalmente amministrate da prestanome italiani o rumeni, pagati 2
mila euro al mese per il disturbo), Mencancini aveva presentato per l’ultima
volta la dichiarazione dei redditi nel 2008. Denunciando, nonostante il tenore
di vita da nababbo, un importo poco superiore ai 5 mila euro. I finanzieri
hanno appurato che aveva una delega su tutti i conti bancari delle società.
Hanno interrogato gli amministratori, scoprendo che nulla sapevano delle
attività che in teoria avrebbero dovuto coordinare. E trovato una conferma
definitiva dagli interrogatori degli acquirenti: a trattare era sempre e solo
Mencancini. Con i proventi illeciti, frutto di evasione e bancarotta fraudolenta (che lo ha portato in carcere), stimati
complessivamente in 93 milioni di euro (di cui 27,5 milioni di omesso
versamento Iva), l’uomo si era comprato nel tempo 11 immobili, oggi tutti sotto
sequestro.
Al momento dell’arresto Mencancini si è mostrato incredulo.
Eppure era già stato sentito dalle Fiamme Gialle, che avevano contestato
mancati versamenti Iva per 6 milioni di euro. Ma era sicuro di averla fatta
franca. Al punto che, per festeggiare, era corso a comprarsi una Ferrari. E
dire che era pure nel mirino della magistratura, sospettato di aver affondato
un’imbarcazione, nel giugno 2010, davanti alle Formiche di Grosseto, per
incassare l’assicurazione. La barca del re delle false fatture si chiamava
Mr.Incredibile.
Stefano Livadiotti - L’Espresso – 24 Ottobre 2013
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