Eppure Dragomira Era
Tanto Brava
Le opere della bulgara
Bonev sono state incensate dai giornali di Berlusconi e premiate dai suoi
ministri. Ora tutti fanno a gara per demolirla. Solo perché ha osato dire
quello che pensa del leader Pdl e della sua compagna
Siccome in Italia è morta anche la vergogna, capita persino
che Agostino Saccà, l’esecutore materiale dell’editto bulgaro contro Biagi e
Santoro (Luttazzi l’avevano già eliminato), lanci un altro editto bulgaro
contro la bulgara Bonev, rea di leso Silvio e lesa Pascale. Lo fa su “Libero”,
spiegando che nel 2003 non la raccomandò al dopo festival di Sanremo e non la
portò a Raifiction perché fosse la sua amante: “Lo nego assolutamente. Era la
fidanzata del vicepresidente del Milan “. Ah, beh, allora. E poi “pensavo fosse
una piccola fiammiferaia uscita dall’inferno comunista” e, sebbene non avesse
alcun “talento da attribuire”, “aveva carisma”. Dunque la raccomandò “per
dimostrare che non era una mia raccomandata”. Non è meraviglioso? Al Dopofestival
la fiammiferaia si dipinse pure “pittrice, modella, scrittrice, esperta di moda
e consulente internazionale di vip”, dunque un imbarazzato Pippo Baudo dovette
annunciarla “opinionista per giudicare il look dei nostri cantanti”.
Ma Almeno Saccà ha il coraggio delle sua cattive
azioni. Tutti gli altri, manco quello. La Stampa berlusconiana fa a gara nel
demolire la signora bulgara. Ferrara la chiama elegantemente “bottana”,
Sallustri “una specie di attrice”, Belpietro “la pentita della mutanda”. “Libero”
ironizza sul finto premio di tre anni fa al Festival del Cinema di Venezia, su
“Tutti i fiaschi di Michelle, una Re Mida al contrario” e su “La peggior
fiction degli ultimi 20 anni”. Ma che strano. Finchè orbitava nel cerchio
magico del Cavaliere, Dragomira era omaggiata, incensata, riverita. Produceva
fiction per Rai e Mediaset. Pubblicava romanzi per Mondadori. “Panorama” le
mandava Mughini e, siccome l’intervista non era abbastanza encomiastica, gliela
infiocchettavano a sua insaputa. “Il Giornale” di Belpietro la intervistava
ogni due per tre scolpendone la “bellezza più coriacea che morbida”. E ho detto
tutto. Nel 2010 Sandro Bondi, ministro dei Beni culturali (“Il nuovo Bottai”,
per “il Foglio”) ordinava al direttore generale Borelli di farla premiare in
qualche modo a Venezia per il film “Goodbye Mama”, neppure terminato. E. per
non nominare Silvio invano, la spacciò per una “attrice molto cara al premier
bulgaro”. Tanto chi andava a controllare.
A Venezia Però presiedeva la giuria Quentin Tarantino
e si rischiava un bagno di sangue molto pulp. Così un incaricato ministeriale
scese dal rigattiere e ,pregandolo del più assoluto riserbo, commissionò una
targa farlocca da ) euro: loghi del Mibace e dell’ignara Unione europea,
iscrizione “Action for Woman. Premio speciale della Biennale nel 60°
anniversario della Convenzione europea sui diritti dell’uomo”. Fu poi addobbata
una sala del Festival con finto pubblico, finta stampa, finti fotografi e
cineoperatori, con l’aggiunta dei ministri Galan e Carfagna, del
sottosegretario Giro (il vice-Bondi) e parlamentari (anche euro) Pdl sciolti.
Per far numero vennero aviotrasportati last minute 32 bulgari, alloggiati
ovviamente al Cipriani, pare a spese di lei. La Carfagna prese la parola tutta
emozionata e “orgogliosa di poter omaggiare una ragazza così coraggiosa”. Il
Galan si congratulò a nome di Silvio, che poi intervenne in diretta via
telefono. Quando “il fatto” raccontò il tutto, la stampa berlusconiana stese un
velo pietoso. Per qualche giorno. Poi riprese con l’incenso. “Mi attaccano
perché vinco, sono condannata a vincere”, dichiarò la Bonev al sempre
disponibile “Giornale” di Sallustri nell’aprile 2011, quando il film uscì nelle
sale. Costo per la Rai di Mauro Masi: 1 milione di euro. Incasso 66 mila. Un
bell’investimento. “Intenso dramma al femminile tratto dalla sua storia
personale e ispirato al suo romanzo “Alberi senza radici” (Mondadori)”, turibolò “Libero” di Belpietro.
Intanto “il Giornale” la promuoveva con coti superiori a quelli tributati a Russel Crowe e Nicolas Cage fra gli attori e al
registra iraniano Jafar Panahi, reduce dal gran premio della giuria a Berlino.
Mica male per una “Re Mida al contrario” e “una specie di attrice”. Sic transit
gloria Bondi.
Marco Travaglio – 31 Ottobre 2013
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