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domenica 27 ottobre 2013

Lo Sapevate Che: Ubriachi di Emozioni...


Con paradosso solo apparente, l’altra faccia dell’inquietudine adolescenziale è nientedimeno che la noia

Da sempre l’adolescenza è sinonimo di inquietudine, di irrequietezza, di insofferenza, di smania di crescere, anche a costo di bruciare le tappe. L’aspirazione a diventare in fretta (o meglio, ad essere riconosciuti come) adulti, la voglia di sperimentare emozioni forti di avventure sempre nuove, il desiderio di trasgressione sollecitano i più giovani a vivere ad alta velocità, ad ubriacarsi di esperienze e sensazioni, spesso senza darsi nemmeno il tempo di digerirle e metabolizzarle, quasi come se fossero incapaci di assaporarle e distinguerne il gusto - talvolta dolce e zuccherino, talaltra deciso e stuzzicante – e preferissero, piuttosto, centrifugare tutto in un grande frullatore e ingurgitare la vita in un sol sorso.
Perennemente inebriati dalla ricerca di un divertimento a tutti i costi, ubriachi di emozioni intense ma fragili e passeggere, gli adolescenti del terzo millennio, spesso imitando i loro amici più grandi, passano senza soluzione di continuità dall’aperitivo pre-serata consumano stancamente in qualche bar alla moda, alla serata in discoteca vissuta all’insegna dell’ipnosi di gruppo e dello sballo, all’irriducibile cicchetto post-serata, estremo tentativo di prolungare ancora per qualche momento la messa in scena dell’effimero, destinata a ripetersi sempre uguale a se stessa, secondo un copione già scritto e rivissuto decine e decine di volte.
Nessuno stupore, dunque, se l’altra faccia dell’inquietudine adolescenziale è nientedimeno che la noia. Più che irrequiete e trasgressive, le giovani generazioni appaiono spesso annoiate, apatiche, intorpidite, prive di spirito di iniziativa, incapaci persino di divertirsi veramente, di godere di una convivialità genuinamente appagante, di gustare appieno la vita, con i suoi tanti differenti sapori.
Eppure, sotto questa maschera di indifferenza e di abulia, spesso si nasconde un’indicibile sete di senso di autenticità, il desiderio ineffabile di qualcosa di più, che vada oltre la consueta ed indolente tarantella delle serate in discoteca, della ricerca di un piacere tenacemente rincorso ed agognato, ma mai assaporato fino in fondo. E allora tocca agli adulti, facendo tesoro della loro stessa esperienza, incoraggiare i più giovani a coltivare una disponibilità al pieno godimento della vita; insegnare loro, con l’esempio prima ancora che con gli ammonimenti, a gustare ogni singolo sorso, a centellinarne il nettare, anziché trangugiarlo con foga e assuefazione.
Solo allora gli adolescenti e le adolescenti riusciranno ad approdare ad una genuina accettazione degli alti e bassi della vita, inevitabili ma talvolta utili e formativi, affinchè – come cantava Caparezza in uno dei suoi brani più famosi – possano trovare una via di uscita dal “tunnel” angusto ed avvilente di un divertimento a oltranza e imparare a far tesoro di tutti i momenti della vita, “tristi e divertenti”, anziché rassegnarsi a vivere “di momenti tristemente divertenti”.

Alessandra Mastrodonato – Bollettino Salesiano- Ottobre 2013

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