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mercoledì 16 ottobre 2013

Lo Sapevate Che: Diverso Parere....


Illusorio Pensare A Una Nuova Destra

Forse un po’ frettolosamente, il presidente del Consiglio, Enrico Letta, e il segretario del Pd, Guglielmo Epifani, hanno dichiarato chiusa la stagione berlusconiana, esprimendo probabilmente più un wishful thinking che non il risultato di una ponderata riflessione. Che Berlusconi abbia ricevuto una serie di colpi dai quali difficilmente potrà riprendersi non vi è dubbio. Nulla sarà come prima. Ma come sarà è difficile dirlo.
Le ragioni del successo di Berlusconi in questi due decenni sono ancora tutte lì e non possono essere ridotte alla presenza di una sub-cultura di sub-elettori. Se l’attenzione dei media è concentrata sul conflitto interno tra falchi e colombe, lealisti e governativi, per capire chi sta dove, come, con chi, nella società italiana rimane inevasa una domanda di rinnovamento, di rispetto per i sogni, magari  troppo prosaici per l’intellighenzia progressista, di una classe media produttiva che non vuole sprofondare nella povertà e nemmeno essere considerata alla stregua di una massa di evasori fiscali che ha in odio lo Stato. Questi elettori ora oscillano tra Grillo, l’astensione e Berlusconi, sì, ancora Berlusconi, anche se azzoppato.
Questi elettori sono delusi e arrabbiati e in questo momento non stanno pensando di mettersi in giacca e cravatta per diventare la linfa di un grande e rispettabile partito conservatore de-berlusconizzato, della cui esistenza, senza molto senso della realtà, cominciano a vagheggiare politici e osservatori. Questi elettori stanno ancora aspettando la rivoluzione che Berlusconi promise ormai vent’anni fa e mai realizzò e se tra di loro c’è chi ancora gli dà fiducia, o mentendo a se stesso non gliela ritira, è perché non gli è stata ancora presentata alcuna credibile alternativa, di destra o di sinistra.
Ma pensare che oggi sia finalmente un altro giorno e si possa immaginare in tempi brevi una destra italiana diversa è illusorio anche per latri motivi, che stanno dalla parte dell’offerta politica. Innanzitutto, dentro al Pdl, anche se si è manifestata la resistenza all’opzione del tutti a casa voluta ad un certo punto dal leader, nessuno ha apertamente messo in discussione il leader stesso: in questa fase che potremmo definire di organizzazione carismatica degenerata, le lotte rimangono tra sub-leader e gruppi. Berlusconi cerca di ribadire la sua forza legittimando il segretario da lui scelto e il segretario, nella lotta interna, si legittima anche grazie a questo.
In secondo luogo, non si vedono attori davvero motivati, capaci di mettere in moto un processo di reale rinnovamento del partito. Tra i lealisti e dintorni vi è l’intenzione di mantenere il contatto con quell’elettorato di cui si diceva, ma senza un reale progetto per il Paese e nessuna leadership che possa sostituirsi a Berlusconi. Tra i governativi, l’obiettivo reale appare più che altro quello di garantire il traghettamento di un pezzo di classe dirigente del Pdl verso un qualche approdo rassicurante, giocando di sponda con chi dall’altra parte non sembra volersi affrettare a ripristinare in Italia il gioco della competizione bipolare.
Infine, sarebbe saggio rammentare che i partiti né si inventano né si cambiano dall’oggi al domani. E soprattutto, che per avviare certi percorsi ci vogliono donne e uomini con la volontà e la capacità di costruire per il futuro, dunque un gruppo dirigente all’altezza di un difficile compito. Dove sono queste donne e uomini nel Pdl? Cosa ci si può aspettare da chi per anni ha prima di ogni altra cosa obbedito per salvare la propria posizione, acquisita a sua volta con inchini e giuramenti di fedeltà (dedicandosi poi, in alcuni casi, alla costruzione del proprio piccolo spazio di potere?) Da chi ha ostinatamente osannato il carisma come principio unico ed eterno di funzionamento del partito (e dire che lì dentro qualcuno qualche onesta lezione sul gollismo avrebbe potuto darla) senza minimamente preoccuparsi di costruire per il futuro? Questi vent’anni hanno fatto terra bruciata, una classe dirigente che sia in grado di ridare forma al centrodestra potrà forse prendere forma da un lento percorso che ricostruisca nuove modalità di reclutamento, valorizzi risorse oggi disperse e marginali e immagini nuovi orizzonti.
Se nuovo centrodestra sarà – se nel frattempo l’Italia non sarà inghiottita da un neo-centrismo buono solo per accompagnarla nel suo declino – sarà attraversata del deserto. Il resto sono chiacchiere da interessata politique politicienne.

Sofia Ventura – L’Espresso – 17 Ottobre 2013

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