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lunedì 14 ottobre 2013

Lo sapevate che: Senza Frontiere...


Come Proteggere Il Salario Dei Figli

In futuro sarà arduo trovare un lavoro ben pagato. E non basterà dare loro un’istruzione adeguata. Ma i più creativi nei vari campi diventeranno dei Paperoni

Temete che un giorno i vostri figli non potranno trovare un lavoro ben pagato? Avete ragione a preoccuparvi, ma non per il motivo che credete: quando saranno cresciuti la grande crisi potrebbe essere un lontano ricordo. Il vero motivo per cui c’è da temere che fra una decina d’anni questi lavori scarseggeranno è più profondo, e sta nell’interazione fra tecnologia e globalizzazione. E quel che è peggio è che assicurare ai nostri figli un più alto livello di istruzione potrebbe non bastare.
Non Franintendetemi. I redditi medi aumenteranno man mano che crescerà la produttività. E se i vostri figli si riveleranno scrittori molto creativi, brillanti economisti, atleti eccezionali, grandi cantanti o manager d’alto livello, otterranno ancora successi straordinari, forse maggiori, in realtà, di quelli mai ottenuti in passato dai fuoriclasse di quei campi, trovando sbocchi sui mercati internazionali inimmaginabili fino a qualche anno fa. Se invece i nostri ragazzi saranno soltanto bravi e non eccezionali, dovranno faticare molto di più.
Guardiamo, ad esempio, agli Stati Uniti che, con tutti i loro problemi, mantengono la guida delle società postindustriali più avanzate del mondo. Già oggi, l’industria manifatturiera e l’agricoltura – storicamente le fonti più importanti di occupazione – creano, nel loro insieme, soltanto il 10 per cento circa dei posti di lavoro in America. Ogg i beni materiali – come le automobili o il grano – vengono prodotti essenzialmente dalle macchine. E la stragrande maggioranza dei posti di lavoro viene creata negli innumerevoli settori dei servizi “immateriali”dalla computistica all’assistenza sanitaria. Ma cosa succede quando le macchine cominciano a sostituire gli addetti ai servizi, compresi molti manager e supervisori altamente qualificati?
Recenti ricerche indicano che la distruzione di un gran numero di posti di lavoro  in America, specialmente nel settore dei servizi, è dovuta a una combinazione di due grandi forze. E precisamente i robot e l’esternalizzazione di attività produttive o terziarie nei Paesi in via di sviluppo. Questi due fattori s’intrecciano poiché vi sono molte cose che i robot non possono fare – come ad esempio rispondere telefonicamente a una complessa richiesta per ottenere trasferta aziendale – mentre problemi analoghi possono essere risolti, grazie all’informatica, da impiegati a basso costo in paesi stranieri.
I Robot Hanno Sostituito ormai da tempo molte attività manuali di routine, come ad esempio la saldatura o la verniciatura di automobili, ma oggi l’informatica sta sostituendo a sua volta attività di routine meno tangibili, come l’erogazione di denaro contante o l’emissione di una carta d’imbarco. Secondo due esperti, Frank Levy del Mit e Richard Murnane, dell’Università di Harvard, negli ultimi vent’anni i robot hanno eliminato forse il 20 per cento di queste attività negli Stati Uniti. Nello stesso tempo, come ha osservato Alan Blinder, ex capo dei consiglieri economici di Bill Clinton, molte delle restanti attività di routine, o anche d’altro tipo, possono essere oggi trasferire nei Paesi in via di sviluppo. Parliamo di attività tra le più disparate, come eliminare i guasti di apparecchi televisivi o computer, fornire supporti a ricerche su questioni legali, preparare una dichiarazione dei redditi ed eseguire persino una diagnosi medica. Secondo Blinder, nei prossimi anni si potrebbe arrivare a trasferire all’estero fino a 40 milioni di posti di lavoro americani (ovvero circa il 20 per cento del totale.
Cosa Ci Resta Allora? Essenzialmente, due ampie categorie di attività. La prima comprende quelle creative e non di routine, che richiedono intensi rapporti d’interazione non strutturati fra le persone, come ad esempio la progettazione di una nuova automobile, lo sfruttamento di una nuova scoperta, la gestione di un’azienda sanitaria o un’offerta commerciale di un servizio speciale. Questi sono i lavori  ben pagati dal futuro, che però sono abbastanza pochi. La seconda categoria comprende invece un ampio numero di attività molto semplici, che richiedono una presenza fisica, come ad esempio l’assistenza domiciliare, lo smaltimento dei rifiuti o il servizio nei ristoranti. Questi lavori pagati poco potrebbero esserlo ancor meno in futuro, poiché vi saranno tantissime persone pronte ad accettarli in mancanza di un’alternativa migliore.
La forte contrazione della domanda complessiva di lavoro non produrrà necessariamente un aumento della disoccupazione, posto che sia possibile un aggiustamento dei salari. Se alcuni potranno godere in un weekend di tre giorni, altri dovranno lavorare più ore per sbarcare il lunario. Si creerebbe probabilmente disuguaglianze di reddito ancor più ampie fra la classe relativamente più piccola di coloro che svolgono attività creative, da un lato, e la vasta massa di lavoratori meno qualificati, dall’altro. I capitalisti con buone idee se la caveranno egregiamente. Un più alto livello d’istruzione sarà certamente d’aiuto ai più dotati, ma potrebbe anche creare un gran numero di laureati costretti a svolgere un lavoro molto inferiore alle loro qualifiche.
Le economie che affronteranno meglio le tensioni create dal nuovo mondo dei robot e delle esternalizzazioni sono quelle con un mercato del lavoro più flessibile, ma al tempo stesso capaci di usare la leva fiscale per ridistribuire il reddito. Forse i ragazzi d’oggi potrebbero cavarsela meglio imparando lo svedese.
Traduzione di Mario Baccianini

Uri Dadush – L’Espresso – 17 Ottobre 2013

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