Come Proteggere Il
Salario Dei Figli
In futuro sarà arduo
trovare un lavoro ben pagato. E non basterà dare loro un’istruzione adeguata.
Ma i più creativi nei vari campi diventeranno dei Paperoni
Temete che un giorno i vostri figli non potranno trovare un
lavoro ben pagato? Avete ragione a preoccuparvi, ma non per il motivo che
credete: quando saranno cresciuti la grande crisi potrebbe essere un lontano
ricordo. Il vero motivo per cui c’è da temere che fra una decina d’anni questi
lavori scarseggeranno è più profondo, e sta nell’interazione fra tecnologia e
globalizzazione. E quel che è peggio è che assicurare ai nostri figli un più
alto livello di istruzione potrebbe non bastare.
Non Franintendetemi. I redditi medi aumenteranno man
mano che crescerà la produttività. E se i vostri figli si riveleranno scrittori
molto creativi, brillanti economisti, atleti eccezionali, grandi cantanti o
manager d’alto livello, otterranno ancora successi straordinari, forse
maggiori, in realtà, di quelli mai ottenuti in passato dai fuoriclasse di quei
campi, trovando sbocchi sui mercati internazionali inimmaginabili fino a
qualche anno fa. Se invece i nostri ragazzi saranno soltanto bravi e non
eccezionali, dovranno faticare molto di più.
Guardiamo, ad esempio, agli Stati Uniti che, con tutti i loro
problemi, mantengono la guida delle società postindustriali più avanzate del
mondo. Già oggi, l’industria manifatturiera e l’agricoltura – storicamente le
fonti più importanti di occupazione – creano, nel loro insieme, soltanto il 10
per cento circa dei posti di lavoro in America. Ogg i beni materiali – come le
automobili o il grano – vengono prodotti essenzialmente dalle macchine. E la
stragrande maggioranza dei posti di lavoro viene creata negli innumerevoli settori
dei servizi “immateriali”dalla computistica all’assistenza sanitaria. Ma cosa
succede quando le macchine cominciano a sostituire gli addetti ai servizi,
compresi molti manager e supervisori altamente qualificati?
Recenti ricerche indicano che la distruzione di un gran
numero di posti di lavoro in America,
specialmente nel settore dei servizi, è dovuta a una combinazione di due grandi
forze. E precisamente i robot e l’esternalizzazione di attività produttive o
terziarie nei Paesi in via di sviluppo. Questi due fattori s’intrecciano poiché
vi sono molte cose che i robot non possono fare – come ad esempio rispondere
telefonicamente a una complessa richiesta per ottenere trasferta aziendale –
mentre problemi analoghi possono essere risolti, grazie all’informatica, da
impiegati a basso costo in paesi stranieri.
I Robot Hanno
Sostituito ormai da
tempo molte attività manuali di routine, come ad esempio la saldatura o la
verniciatura di automobili, ma oggi l’informatica sta sostituendo a sua volta
attività di routine meno tangibili, come l’erogazione di denaro contante o
l’emissione di una carta d’imbarco. Secondo due esperti, Frank Levy del Mit e
Richard Murnane, dell’Università di Harvard, negli ultimi vent’anni i robot
hanno eliminato forse il 20 per cento di queste attività negli Stati Uniti.
Nello stesso tempo, come ha osservato Alan Blinder, ex capo dei consiglieri
economici di Bill Clinton, molte delle restanti attività di routine, o anche
d’altro tipo, possono essere oggi trasferire nei Paesi in via di sviluppo.
Parliamo di attività tra le più disparate, come eliminare i guasti di
apparecchi televisivi o computer, fornire supporti a ricerche su questioni
legali, preparare una dichiarazione dei redditi ed eseguire persino una
diagnosi medica. Secondo Blinder, nei prossimi anni si potrebbe arrivare a
trasferire all’estero fino a 40 milioni di posti di lavoro americani (ovvero
circa il 20 per cento del totale.
Cosa Ci Resta Allora? Essenzialmente, due ampie categorie
di attività. La prima comprende quelle creative e non di routine, che
richiedono intensi rapporti d’interazione non strutturati fra le persone, come
ad esempio la progettazione di una nuova automobile, lo sfruttamento di una
nuova scoperta, la gestione di un’azienda sanitaria o un’offerta commerciale di
un servizio speciale. Questi sono i lavori
ben pagati dal futuro, che però sono abbastanza pochi. La seconda
categoria comprende invece un ampio numero di attività molto semplici, che
richiedono una presenza fisica, come ad esempio l’assistenza domiciliare, lo
smaltimento dei rifiuti o il servizio nei ristoranti. Questi lavori pagati poco
potrebbero esserlo ancor meno in futuro, poiché vi saranno tantissime persone
pronte ad accettarli in mancanza di un’alternativa migliore.
La forte contrazione della domanda complessiva di lavoro non
produrrà necessariamente un aumento della disoccupazione, posto che sia
possibile un aggiustamento dei salari. Se alcuni potranno godere in un weekend
di tre giorni, altri dovranno lavorare più ore per sbarcare il lunario. Si
creerebbe probabilmente disuguaglianze di reddito ancor più ampie fra la classe
relativamente più piccola di coloro che svolgono attività creative, da un lato,
e la vasta massa di lavoratori meno qualificati, dall’altro. I capitalisti con
buone idee se la caveranno egregiamente. Un più alto livello d’istruzione sarà
certamente d’aiuto ai più dotati, ma potrebbe anche creare un gran numero di
laureati costretti a svolgere un lavoro molto inferiore alle loro qualifiche.
Le economie che affronteranno meglio le tensioni create dal
nuovo mondo dei robot e delle esternalizzazioni sono quelle con un mercato del
lavoro più flessibile, ma al tempo stesso capaci di usare la leva fiscale per
ridistribuire il reddito. Forse i ragazzi d’oggi potrebbero cavarsela meglio
imparando lo svedese.
Traduzione di Mario Baccianini
Uri Dadush – L’Espresso – 17 Ottobre 2013
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