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domenica 13 ottobre 2013

Lo Sapevate Che: Carta Canta...


Quando Il Pd Voleva Cacciare Alfano

All’epoca del caso Shalabayeva tanti democratici, da Epifani a Cuperlo, da Zanda alla Finocchiaro, attaccarono il ministro degli Interni e segretario del Pdl. Ora invece è diventato per tutti un eroe

Oggi Angelino Alfano è l’eroico conductor della resistenza antiberlusconiana che batte il cinque sul palmo della mano di Letta jr., l’impavido fondatore del nuovo centrodestra liberale ed europeo, esortato dal Pd a mollare definitivamente il Pdl per “chiudere in ventennio” del Caimano. Eppure, solo tre mesi fa, per gli stessi che oggi lo portano in trionfo era un ministro incapace che non s’era accorto del sequestro e della deportazione di Olga Shalabayeva e Alma Ablyazov, moglie e  figlioletta di un noto dissidente Kazako, ordinati nei suoi uffici ai suoi più stretti collaboratori da diplomatici di Astana. Un ministro che poi aveva mentito al Parlamento, subito sbugiardato dal suo capo di gabinetto Giuseppe Procaccini. “ Se Alfano sapeva e ci sono fatti acclarati”, tuonò il segretario pd Guglielmo Epifani, “ va da sé che si deve dimettere. Ma se non sapeva, mi domando perché tutto è stato fatto a sua insaputa, cosa c’è dietro e sarebbe ancora più inquietante”. Gianni Cuperlo, dopo averlo sentito alla Camera, lo invitò a sloggiare: “Ricostruzione largamente insoddisfacente. Abbiamo ceduto una quota della nostra sovranità nazionale a una dittatura che viola sistematicamente i diritti umani. Il ministro rimetta deleghe e mandato al presidente del Consiglio”. “L’intervento di Alfano in Parlamento è stato una mezza barzelletta, una presa in giro”, s’indignò Felice Casson: “Una relazione piena di buchi, le cose non sono andate così”.
E Anna Finocchiaro: “Sarebbe atto di responsabilità istituzionale se Alfano rimettesse la delega. Il governo non deve archiviare la questione: le dimissioni di Alfano rafforzerebbero l’esecutivo”. “ Se fossi in lui”, rincarò Massimo D’Alema, “andrei dal presidente del Consiglio e rimetterei le deleghe: il ministro dell’Interno non ha più la fiducia dell’apparato e questa è una minaccia per la democrazia”. Poi naturalmente il Pd votò contro le mozioni di sfiducia individuale di M5S e Sel, ma confermò con Epifani che “il caso Shalabayeva non è chiuso perché restano molte ombre”.Matteo Orfini svelò: “Abbiamo ottenuto rassicurazioni che il Pd farà pressing per chiedere ad Alfano di rimettere le deleghe”. Il Capogruppo Luigi Zanda confermò: “Il caso non è chiuso : è nostro dovere esprimere un giudizio molto severo sull’espulsione, sulle responsabilità degli apparati e anche dell’autorità politica”, cioè del ministro Alfano.
Che Non E’ Colpevole per “responsabilità oggettiva”, come si era affrettato a dire Giorgio Napolitano, ma per la “responsabilità politica  prevista dalla Costituzione. Il ministro spieghi come sapeva che i problemi che l’ambasciatore Kazako poneva sarebbero stati molto delicati. Forse doveva conoscere qualcosa sul perché di questa delicatezza”. Epifani spiegò che il no alla sfiducia serviva solo a salvare il governo, ma l’ ” inaudito” scandalo “merita le dimissioni di Alfano” per la nostra “totale cessione di sovranità” al regime Kazako: “Sembra che un ambasciatore straniero si sia incuneato nel nostro sistema e sia riuscito a portar via una donna e una bambina senza che nessuno lo abbia fermato”, il che basta e avanza a far ritenere  “opportuno un passo indietro di Alfano”. E evocò addirittura un rimpasto: “Il governo si è indebolito” e ha bisogno di “un profilo più autorevole: a settembre dovrà ricalibrare il suo programma e la sua forza”. Fortuna per Alfano che a difenderlo, oltre a Napolitano e Letta jr., c’era Berlusconi: “Angelino non si tocca”. Ma anche essa Micaela Biancofiore: “Alfano è sotto attacco volgare e ingiustificato per colpire Letta e il governo di larghe intese. Il vicepremier uscirà indenne da questo assalto non solo perché non ha responsabilità, ma anche perché, come nel caso Berlusconi, per noi vale il detto latino “Simul stabunt, simul cadent”. Ma anche la pitonessa Daniela Santanchè: “Il partito di Repubblica vuole usare Alfano come bomba umana per far esplodere l’esecutivo per l’interesse di Renzi”. Da allora il ministro a sua insaputa non ha più dichiarato nulla, ma chi strillava che “il caso non è chiuso” l’ha mandato in prescrizione. Era metà luglio: come passa il tempo.

Marco Travaglio – L’Espresso – 17 Ottobre 2013

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