Alla Bocconi Non Si
Insegna Weber
Monti non ha capito la
lezione: il vero politico sa unire l’etica della responsabilità alla capacità
di convincere, con un po’ di demagogia.
Così è finito vittima
del suo progetto di un nuovo centro.
Che in Italia è ormai
pura utopia.
Le aventure politiche del prof. Monti, anche per la statura
intellettuale del personaggio, si prestano a diverse considerazioni non solo
riguardanti le italiche contingenze. Anzitutto, sulla natura dell’agire
politico, intorno alla quale è preferibile essere disincantati fin dall’inizio
che delusi in corso d’opera.
L’etica della responsabilità va benissimo, è fondamentale. Ma
non può astrattamente separarsi dalla capacità di convincere. E questa, ahimè,
non esiste senza carica anche demagogica. Solo quando le due dimensioni trovano
un valido compromesso, allora abbiamo il vero Politico. Ma Weber non è
insegnato alla Bocconi. E Monti ha così ribadito la dannazione della politica
italiana dell’ultimo ventennio: da un lato, i “puri” responsabili (Cassandre,
quando va male), regolarmente e inevitabilmente perdenti allorché “salgono” in
politica, e dall’altro demagoghi “senza sapere”.
La Colpa di Monti consiste anzitutto nel non avere conosciuto se stesso, la sua sostanziale
“im-politicità”, nell’essersi “tradito” fingendosi un capo politico, invece di
proseguire nel suo ruolo di voce nobi
Le ammonitrice. Da questo suo limite “naturale” derivano i
colossali errori che ne costellano la breve carriera. Il collocarsi dall’inizio
con i Casini e Fini, distruggendo ogni immagine di novitas (piaccia o no,
elemento essenziale oggi per “convincere” il pubblico) e insieme bruciandosi a
priori ogni chance di ascolto presso l’elettorato ex berlusconiano.
L’assemblaggio nelle liste elettorali di personaggi
d’ogni stagione, accomunati do al governo) – e a una forte libido di salire in
Parlamento (meglio al governo) – e di restarci. Possibile che Monti lo scopra
solo oggi? Un leader che non sa selezionare il proprio seguito! Quale
dimostrazione di palese ignoranza sull’”animale politico” che caratterizza,
forse, l’intera vita nazionale : il trasformismo!
Ma il fallimento di Monti può aiutare a comprendere un
errore di fondo che si continua, da più parti, a compiere nella valutazione del
quadro politico, non solo italiano. Anche Monti inseguiva, infatti, l’utopia di
un nuovo centro. Sarebbe finalmente utile capire che questa ormai è ou-topia,
cioè non-luogo e basta, e non eu-topia, felice dimora che sarebbe così bello
raggiungere. Anzitutto perché nessun centro potrebbe mai nascere in Italia
senza la radicale decostruzione delle attuali casematte di centro-destra e
centro-sinistra.
Un Centro
Aggiunto A Esse è fisicamente
impossibile. Ma anche nel caso (augurabile o meno, nulla importa) che Pd e
Pdl-Forza Italia esplodessero, cambierebbe probabilmente ben poco. Per la
semplice ragione che in tutte le democrazie occidentali il centro non è che il
fuoco prospettico verso cui convergono le azioni di tutti i contendenti. Non si
“sta” al centro, ma si tende al suo punto, per diverse vie-
E’ questa situazione generale che rende possibili le
grandi coalizioni, di cui la coalizione al governo oggi in Italia è tanto
paradossale quanto, a mio avviso, necessaria espressione. Quando questa condizione delle democrazie
occidentali non venga elaborata dalle forze politiche, la tragedia delle grandi
contrapposizioni del secolo breve, 1914-1989, è destinata a finire in farsa – e
la favola narra di noi.
Ciò significa che il conflitto diviene esterno
rispetto agli spazi istituzionali? “Contingente” rispetto al gioco che vi si
svolge? Non lo so. Ma so di certo, che nessun grande partito di centro, capace
di costituire un sistema di potere, contro una destra e una sinistra, nascerà
mai più.
E’ questa la geografia di un’Atlantide sommersa-
Massimo
Cacciari – L’Espresso – 31 Ottobre 2013
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