Aurora non ci sta a
farglielo scoprire dal web.
Lo vuole spiegare lei,
al suo bambino perché ha fatto l’attrice a luci rosse
Sdraiata sul lettino dell’ecografo, la gelatina fredda
spalmata sulla lieve protuberanza della pancia, Aurora vide, e ascoltò, per la
prima volta il battito del cuore del bambino che portava dentro.
Fu in quel momento che Aurora vide scorrere su quel monitor,
insieme con il nebuloso profilo del figlio, il film del proprio passato. Un film
di porno hard. Perché lei, Aurora Snow, è stata una stella del cosiddetto
“cinema per adulti” e le foto, le clip, i lungometraggi del suo lavoro sono
disponibili ovunque, dalle stanze d’albergo a ogni tablet e smarthphone. Nei
primi anni 2000 aveva il porno vinto premi per il porno nella categoria “Migliore sesso a tre” e
“Migliore Orgia”, con altre sottocategorie più dettagliate che vi lascio
immaginare.
E’ stato allora, uscendo dallo studio di radiologia in
settembre, che si rese conto che quel bambino, diventato ragazzo, si sarebbe
inevitabilmente imbattuto anche senza volerlo nel lavoro della sua mamma,
perché nella memoria totale di Internet tutto esisterà per sempre e nessun
peccato potrà mai essere perdonato.
Decise allora di giocare d’anticipo e di scrivere a quel
futuro uomo: la lettera al figlio di un pornostar. “Caro figlio, voglio che tu
sappia da me, e non da amici o per caso, che cosa e chi sia stata tua madre”.
“A 18 anni ero una
brava studentessa all’Università della California a Irvine, ma non avevo un
centesimo. Mi ero indebitata per la retta e per mantenermi, perché i tuoi nonni
erano poveri. Quando vidi l’annuncio su un giornale che offriva 2mila dollari
al giorno per posare nuda corsi ai provini.
Mi spaventava soltanto il timore di non essere abbastanza sezy, in mezzo
a tutte quelle stupende ragazze, perché ero sempre insicura, ma piacqui”.
I 2 mila al giorno per foto di nudo diventarono 5 mila al
giorno quando accettò di fare sesso davanti a una cinepresa. Aveva 19 anni nel
2000 e nessun’altra occupazione avrebbe potuto pagare cifre del genere senza
saper fare nulla, se non quello che più o meno bene tutti sappiamo fare. “Mi
sentivo padrona del mondo, libera, e il pensiero di avere figli e una famiglia
mi faceva ridere”.
Ma qualche anno dopo il premio per la “Migliore attrice
protagonista in un’orgia del 2003, accadde un episodio apparentemente lontano
da lei. Uno zio ebbe un gravissimo incidente in moto che lo mise fuori uso, fra
ospedale e riabilitazione, per tre anni. Lo zio era vedovo, aveva due figli
piccoli e in famiglia non c’era nessun altro che avesse i soldi per mantenere
quei bambini. Così Aurora la regina della ammucchiate, la stella del porno, si
scoprì a zampare dai materassi degli studios ai compiti a casa, ai gemiti artificiali
ai pianti per le coliche vere, agli incontri con gli insegnanti, alle corse dal
pediatra, per curarsi di due bambini.
“Scoprii allora –scrive al figlio non ancora nato – che non
soltanto non mi pesava quella vita da madre di famiglia, ma che mi piaceva e mi
appassionava molto più di quello che facevo nel mio lavoro. Sentii che avrei
voluto più di ogni altra cosa diventare io stessa madre, avere una famiglia, un
amore mio, non da film. Ma chi avrebbe mai voluto una domma di ormai quasi
trent’anni con più di dieci anni di porno hard alle spalle e le sequenze di lei
in ogni posa e porcheria immaginabile, visibile a tutti in ogni stanza
d’albergo e in ogni computer?”
Lo trovò. Era un ragazzo di campagna, arrivato a Los Angeles
per studiare e che si era buttato nell’industria del porno non come attore, ma
come assistente e uomo di fatica. Lui le disse semplicemente: “Devi soltanto
smettere. Pigia il bottone di eject, come i piloti negli aerei e io ti
raccoglierò mentre cadi”.
“Sarebbe troppo facile e ipocrita per me dirti adesso che ho
sbagliato, ma ti dico una cosa diversa, figlio mio. Nella tua vita farai le tue
scelte, come io feci le mie, ma non perderai mai il mio amore come io non persi
quello di tua nonna, quando un conoscente le portò una video cassetta con un
mio film. Però devi sapere che ogni scelta ha conseguenze, che le tue decisioni
ti seguiranno per tutta la vita e che la strada più facile che hai davanti è
spesso la più sbagliata. Ma che è possibile, se lo vuoi davvero, ricominciare.
I love you”.
Il bambino nascerà il prossimo dicembre.
Vittorio Zucconi – Donna di Repubblica – 19 Ottobre 2013
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