La Sfida Di Francesco Per Una Nuova Curia:
Sarà La Volta Buona?
Nel 1966 Paolo VI, per liquidare l’ennesima faida di una curia da lui definita nel 1963 “puntigliosa e litigiosa”, decise che solo la segreteria di Stato avrebbe potuto fornire “l’interpretazione autentica” delle decisioni del Papa. Erano anni litigiosi fuori e dentro la Chiesa e abbondavano scintille tra una Congregazione della Dottrina della fede privata delle armi del Sant’Ufficio, i nuovi dicasteri e gli inediti segretariati e commissioni che dal Concilio rivendicavano missione e competenze. La segreteria di Stato in quegli anni diventa perciò una sorta di arbitrio e come tale ha funzionato anche quando, nei 27 anni wojtylani, è stata lasciata in balia di se stessa.
Di commissioni cardinalizie atte a “riformare” la curia romana è pavimentata Piazza San Pietro. A quella presieduta dal cardinale Rosario Castillo Lara, è succeduta la commissione del cardinale Vincenzo Fagiolo, poi quella di Mario Pompedda quindi quella di Attilio Nicora e, infine, quella di Francesco Coccopalmerio.
Una commissione ogni sei anni e a metà aprile quella istituita da papa Francesco, la settimana in 43anni. Oltre a non avere ambiti di competenza superiori alle precedenti, ha almeno due caratteristiche. La prima è la prossimità dei suoi membri al movimento dei Focolari. La seconda, la loro vicinanza al cardinale Tarcisio Bertone, amico e consigliere di Chiara Lubich fondatrice del movimento. Il cardinale Giuseppe Bertello, unico italiano del team scelto da papa Bergoglio, viene considerato non un bertoniano d’acciaio. E il vescovo Marcello Semeraro, senza il cardinale Tarcisio Bertone, conosciuto quando entrambi insegnavano alla Ponteficia Università Lateranense, sarebbe ancora vescovo di Oria. Ma se il meccanismo che il Papa ha in mano non è diverso da quello dei suoi predecessori, è pur certo che diversi sono gli occhi con i quali i cattolici guardano al governo della Chiesa. Occhi di persone che considerano il pluralismo un valore, aderiscono alla democrazia, si battono per riformare le devianze, combattono per l’uguaglianza e si indignano per le disuguaglianze sociali e per la povertà. E che hanno un forte desiderio di trasparenza anche nelle istituzioni ecclesiastiche.
Saranno sufficienti otto cardinali e un paio di argomenti in agenda?
Filippo Di Giacomo – Venerdì di Repubblica – 26-04-13
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