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venerdì 3 maggio 2013

Lo Sapevate Che: Cambiare La Televisione...

Cambiare La Televisione Serve a Cambiare L’Italia.
Forse non Accadrà mai…

Ora che finalmente partiranno le commissioni parlamentari, sarebbe un bel segno se il centrosinistra e i 5 Stelle si trovassero presto a discutere della proposta di privatizzare due reti Rai e lasciarne una sola, senza pubblicità,
di autentico servizio pubblico. Si tratta di una vecchia battaglia persa da molti di noi tanti anni fa, che Grillo si è limitato a rilanciare ma non è il caso di far valere il copyright.
L’importante è che si faccia. In teoria i numeri ci sono tutti, ma non sarà comunque facile. Si solleveranno mille obiezioni e duemila alibi. Perché cominciare proprio dalla televisione, quanto ci sono tanti altri problemi più urgenti? E’ semplice. Perché se si riesce a riformare il sistema televisivo, che da sempre è la trincea dei veri poteri forti italiani, dopo si riuscirà a riformare tutto. Dalla giustizia al lavoro, dal fisco alla burocrazia. Il sistema tv italiano è fermo, cristallizzato ai primi anni Ottanta. Sono passati ormai decenni da quando abbiamo scritto che per cambiare le cose bisognava partire non dall’impero Berlusconi, ma dalla Rai. Tre reti di finto servizio pubblico, mantenuto da canone e pubblicità, costituiscono un ibrido unico al mondo, del tutto insensato. Ma lla Rai è la mangiatoia preferita della partitocrazia e ai partiti andava bene così. Il vero oppositore al modello Bbc è però Silvio Berlusconi, che da bravo liberista immaginario è terrorizzato dall’idea di un concreto libero mercato. Il poco che c’è, per esempio l’ingresso di Murdoch nelle pay tv con Sky, lo ha già messo in enorme difficoltà.
Un ritorno della Rai al ruolo di vera televisione di Stato, senza obblighi commerciali, avrebbe un effetto straordinario sulla vita culturale del Paese. Assai depressa, per non dire collassata negli ultimi vent’anni. La Rai potrebbe tornare a essere un terreno di sperimentazione, una fonte di libera informazione, com’è oggi soltanto occasionalmente (Reporte poco altro) e un centro produttivo per il cinema di qualità, l’unico in grado di varcare la fatale soglia di Chiasso. In una nazione come la nostra le ricadute sarebbero enormi.
Comunque la si veda, restiamo un Paese teledipendente. Il novanta per cento dell’opinione pubblica si forma ancora oggi con lo strumento televisivo. Arriviamo da un ventennio dominato da un padrone televisivo e perfino la presunta rivoluzione italiana in corso, con tutta la retorica del web e della democrazia attraverso la rete, ha eletto come simbolo un personaggio nato negli studi Rai. Beppe Grillo. E quando viene chiamato a votare il presidente della Repubblica non il grande non il grande popolo del web, ma addirittura una piccola élite di fanatici della democrazia informatica, alla , alla fine chi vince? Una giornalista televisiva Milena Gabanelli.  Cambiare il sistema televisivo significa cominciare davvero a cambiare l’Italia. Per questo forse non accadrà mai.
Curzio Maltese – Venerdì di Repubblica – 26-04-13

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