“Ci sono stati dei periodi in cui il fondo dei miei
pantaloni era così sottile che potevo sedermi su un nichelino e sapere se era
testa o croce.” Spencer Tracy
In simbiosi col personaggio
Definire Spencer Tracy un attore è probabilmente
riduttivo. Sarebbe meglio dire interprete: Spencer Tracy infatti, con la sua
naturalezza e la sua incisiva personalità, riusciva ad entrare completamente in
simbiosi col personaggio che interpretava, agendo con la stessa naturalezza con
cui quel personaggio si sarebbe comportato in quel momento e in quella
situazione. Il suo aspetto rude e burbero nascondeva in realtà una profonda
sensibilità e una estrema dolcezza, che egli lasciava trasparire da qualsiasi
personaggio egli interpretasse, anche il più negativo.
Figlio di un immigrato irlandese, Spencer Bonaventure
Tracy nasce a Milwaukee, nel Wisconsin, USA, il 5 aprile 1900.
Dopo essersi arruolato in marina durante la Prima Guerra Mondiale si
avvicina alla recitazione, cominciando ufficialmente nel 1922 la carriera
d'attore.
L'anno seguente sposa Louise Treadwell, giovane
promessa del teatro, dalla quale avrà due figli. Uno di loro purtroppo nasce
sordomuto, disgrazia questa per cui Spencer Tracy si sentirà sempre colpevole,
e che lo spingerà a cercare di soffocare il suo dolore nell'alcool.
Dopo una dura ma incoraggiante gavetta in teatro, nel
1930 l'attore viene notato da Hollywood che dapprima lo impiega come
comprimario in film di poco conto. L'occasione per dimostrate tutto il suo
enorme potenziale drammatico gli viene offerta quando, nel 1936, viene chiamato
ad interpretare, al fianco di Clark Gable,
il personaggio del prete-consigliere nel melodramma "San Francisco"
di W.S. Van Dyke. Il film gli vale calorosi consensi sia da parte del pubblico
che della critica. Stesso successo otterranno le sue interpretazioni
dell'impavido marinaio in "Capitani coraggiosi" (Captains Courageous,
1937) di Victor Fleming, e del rude ma bonario prete in "La città dei
ragazzi" (Boys Town, 1938) Norman Taurog, che gli valgono entrambi un
premio Oscar come Miglior Attore Protagonista.
Spencer Tracy è ormai un attore drammatico affermato,
al contempo sanguigno e bonario, incisivo e naturale. Ma nello stesso periodo
riesce a dimostrarsi anche disinvolto e spiritoso attore brillante, grazie al
forte sodalizio con un'altra grande interprete, quale Katharine Hepburn.
I due si conoscono sul set della commedia "La donna del giorno" (The
woman of the year, 1942) di George Stevens, ed è amore a prima vista.
Nonostante Spencer non divorzierà mai dalla moglie - per motivi di fede
cattolica - vivrà fino alla fine dei suoi giorni un'appassionante e dolce
storia d'amore con l'amata Katharine.
Negli anni '40 e '50 - oltre ad essere affiancato
da Katharine Hepburn in
spumeggianti commedie come "La costola di Adamo" (Adam's Rib, 1949) e
"Lui e lei" (Pat and Mike, 1952), entrambi dirette da George
Cukor -, l'attore fornirà prove di
inarrivabile talento tanto in intensi film drammatici - come "Il dottor
Jekyll e Mr. Hyde" (Dr. Jekyll and Mr. Hyde,
1941) di Victor Fleming, e "Giorno maledetto" (Bad Day at Black Rock,
1955) di John Sturges - quanto in gustosissime commedie - su tutte "Il
padre della sposa" (Father of the Bride, 1950) di Vincent Minnelli, in cui
è un padre travolto dalla notizia del matrimonio della sua giovane figlia.
Negli ultimi anni dirada le sue apparizioni sullo
schermo pre motivi di salute (l'eccessivo abuso d'alcool ha effetti negativi
soprattutto sui suoi polmoni). Tra le sue ultime interpretazioni ricordiamo
quelle in due film diretti da Stanley Kramer: "Vincitori e vinti"
(Judgment at Nuremberg, 1961), nel ruolo del giudice presiedente al processo di Norimberga,
e "Indovina chi viene a cena?"
(Guess who's coming to dinner, 1967), in cui è un padre progressista che si
trova a far i conti coi suoi ideali quando la figlia porta a casa un fidanzato
di colore. Questa sarà l'ultima grande interpretazione cinematografica di
Spencer Tracy, e l'ultima accanto alla sua adorata Kate.
Spencer Tracy si spegne il 10 giugno 1967 a Beverly
Hills, Los Angeles, a causa di un infarto all'età di sessantasette anni,
lasciando il ricordo di un uomo buono, ironico e generoso, nonché di un grandissimo
artista, sensibile e raffinato.
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