Milano e Torino liberate dall'occupazione nazifascista: Un grido di libertà si levò per le strade, salutando la
vittoria di migliaia di uomini e donne, padri e madri, giovani e vecchi,
riuniti sotto la bandiera della Resistenza. La liberazione di
Milano e Torino segnò da un lato la fine di due anni di sacrifici umani e
devastazioni, dall'altro l'inizio di un cammino di democrazia suggellato dalla nascita
della Repubblica nel 1946.
La repressione nazista in
risposta alle azioni partigiane aveva fatto registrare le pagine più truci
dalla primavera del 1944, in particolare dall'eccidio delle Fosse Ardeatine,
toccando il culmine con la strage di Marzabotto (29
settembre). Nella memoria dei milanesi rimasero indelebili le numerose
esecuzioni di ferrovieri e operai, consumate nell'estate dello stesso anno; su
tutte quella del 10 agosto a piazzale Loreto con la fucilazione di 15
partigiani, i cui corpi vennero lasciati sul selciato per giorni.
A queste si erano aggiunte le distruzioni
provocate dai bombardamenti alleati, uno dei quali, il 20 ottobre del '44,
colpì per sbaglio la scuola elementare "Francesco Crispi",
nel quartiere di Gorla, provocando la morte di 184 bambini e dei loro
insegnanti. Il risentimento popolare, acuito dalla fame, era sul punto di
esplodere e sempre più persone s'impegnavano in prima persona nella guerra
contro l'occupante tedesco e contro la Repubblica di Salò formata dai fascisti.
Dopo il successo dell'offensiva alleata nella
pianura padana, iniziata il 9 aprile, il giorno dopo il Partito Comunista
diramò a tutte le organizzazioni locali l'ordine di scatenare l'attacco
definitivo, con l'obiettivo di liberare i grandi centri prima dell'arrivo delle
truppe alleate. La direttiva venne recepita dal CLNAI (Comitato
di Liberazione Nazionale Alta Italia, che riuniva i gruppi partigiani di ogni
colore politico), che il 16 aprile diede il via all'insurrezione generale.
La prima azione interessò la città di Bologna
estendendosi poi a Modena, Reggio Emilia e Parma, dove gli alleati al loro
arrivo trovarono la strada in parte spianata dai resistenti. Ricacciati i
tedeschi al di là del Po, l'offensiva puntò sul capoluogo lombardo e su quello
piemontese. In entrambe, dalle prime ore del 24 aprile, scattarono le
operazioni di sabotaggio e di occupazione delle caserme.
La mattina del 25, via radio, Sandro
Pertini (futuro Presidente della Repubblica, 1978-85) diede l'ordine a
operai e lavoratori di occupare fabbriche, negozi e scuole, inscenando uno
sciopero generale nel tentativo di difendere quei luoghi dagli attacchi nemici:
dalla FIAT Mirafiori di Torino alla Innocenti di Milano, sventolavano bandiere
rosse con la sigla CLNAI. Lo stesso comitato si riunì presso il
collegio dei salesiani di via Copernico, a Milano, per adottare tre decreti che
segnarono gli ultimi sviluppi del conflitto.
Con il primo decreto il CLNAI nazionale e i
comitati regionali assunsero tutti i poteri, civili e militari. Con il secondo
si nominarono le commissioni di giustizia per la funzione inquirente, i tribunali
di guerra e le corti d'assise popolari per quella giudicante.
Nell'ultimo si stabilì che «i membri del governo fascista e i gerarchi
del fascismo colpevoli di aver contribuito alla soppressione delle garanzie
costituzionali, di aver distrutto le libertà popolari, creato il regime
fascista, compromesso e tradito le sorti del paese e di averlo condotto
all'attuale catastrofe, sono puniti con la pena di morte e nei casi meno gravi
con l'ergastolo».
Mentre per le strade venivano distribuiti
volantini per annunciare la Liberazione, la radio milanese, che prima
trasmetteva il notiziario fascista, annunciò alle 22.05 che l'Alto Milanese era
stato liberato dai patrioti italiani. Nelle stesse ore Benito Mussolini insieme
alla compagna Clara Petacci si lanciò in una fuga disperata verso la Svizzera,
travestito da soldato tedesco. Catturati a Dongo, nel comasco, entrambi vennero
giustiziati il 28 aprile e i loro corpi esposti a piazzale Loreto (Milano), per
tutta la giornata del 29 aprile.
Nella primavera dell'anno seguente, il governo
provvisorio dichiarò "festa nazionale" il 25 aprile, soltanto per
l'anno in corso. Con la legge n. 260 del maggio 1949, presentata
da Alcide De Gasperi, divenne a tutti gli effetti un giorno festivo
da dedicare al ricordo della lotta di Liberazione dal nazifascismo.
http://www.mondi.it/almanacco/voce/636005
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