“La ragione del più forte è sempre la migliore.”
Attenti alle favole
Prodotto dell'immaginario collettivo, partecipe di un
fondo comune di conoscenze immediate, risalente probabilmente a un modello
orientale, la favola si codifica in testi redatti sia in prosa sia in versi con
finalità a carattere morale-didascalico, pertanto la sua trama non si esaurisce
nella vicenda narrativa, ma vuole piuttosto evidenziare un messaggio di ordine
etico, giacché assai spesso gli scrittori se ne valsero in rapporto a un
contesto politico-sociale corrotto, da biasimare.
Ed è proprio grazie a Jean De La Fontaine che la
favola conosce il proprio momento d'auge in Europa durante il '700.
Nato a Château-Thierry il giorno 8 luglio 1621 questo
delicato ma corrosivo scrittore era un bambino sognatore e spensierato. Suo
padre, sovrintendente alle Acque e Foreste a Chateau-Thierry, avrebbe voluto
che egli prendesse gli ordini, ma il piccolo scrittore non si sentiva per nulla
adatto alla vita ecclesiastica. A ventisei anni, invece, si sposò e il padre
gli affidò una parte del suo incarico.
A Parigi, dove soggiornava sempre più spesso, egli
compì le prime prove letterarie e condivise la sorte di Nicolas Fouquet, uomo
politico francese che a quel tempo era all'apice del suo potere.
La caduta in disgrazia di quest'ultimo, nel 1661,
piombò lo scrittore in gravi difficoltà finanziarie. Nel 1664 fu raccolto dalla
duchessa d'Orleans e nel 1672 da Madame de la Sablière. Ormai al riparo dalla
miseria, diventato l'amico di Racine, Boileau e Molière,
La Fontaine poté pubblicare una prima raccolta di Favole nel 1668, una seconda
nel 1678, alcuni racconti e libretti d'opera.
Nel 1684 entrò nell'Accademia di Francia. Tuttavia,
più che al titolo di accademico, La Fontaine deve l'immortalità alla
sua opera letteraria e soprattutto alle Favole che, rifacendosi agli antichi
modelli latini (in particolare, ovviamente, ad Esopo),
rappresentano senz'altro la sua opera meglio riuscita ed ispirata, soprattutto
perchè dipingono la società francese del XVII secolo. Il narratore, infatti, in
questi mini racconti, sorta di apologhi, mette in bocca agli animali parole che
nessuno a quell'epoca avrebbe osato pronunciare.
Soprattutto perchè, spesso e volentieri, erano parole
che andavano a toccare punti sensibili del potere dominante. Bisognava
indubbiamente possedere un bel coraggio per fare questo, un coraggio d'altronde
che La Fontaine ha dimostrato largamente di possedere quando, arrestato
Fouquet, non aveva esitato a sfidare la collera del
re nel tentativo di salvare il suo protettore.
Morì a Parigi il 13 aprile 1695.
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