Furia e colore
Jacopo Robusti, in arte il Tintoretto, nasce a
Venezia, probabilmente il 29 aprile del 1519. Sulla data di nascita non tutte
le fonti concordano ma, desumendola dalla sua data di morte, e dall'iscrizione
funebre ivi impressa, non dovrebbe slittare oltre l'ottobre del 1518,
nonostante qualche studioso l'abbia postdatata di un anno. Ad ogni modo, è
stato uno dei più grandi pittori italiani, esponente della scuola veneziana,
ultimo rinascimentale e precursore dello stile barocco, imperante poi nel '600.
Al padre, e alla sua famiglia in genere, Jacopo deve
innanzitutto il soprannome con cui è noto. Il nome di "Tintoretto"
infatti è figlio del mestiere paterno: tintore di stoffe, appunto. Secondo gli
studi più recenti, a dire il vero, lo stesso cognome Robusti, d'eredità
paterna, sarebbe a sua volta un soprannome ricavato da un'impresa di guerra,
nella quale si sarebbe distinto il padre del Tintoretto: energico difensore,
secondo le fonti, della città di Padova. Il vero cognome, a quanto pare,
sarebbe Comin, stando almeno alla dimostrazione del curatore del museo del
Prado di Madrid, Miguel Falomir, in occasione dell'inaugurazione della mostra
sul pittore veneziano, aperta il 29 gennaio del 2007.
Indubbio è che il padre, Giovanni Battista Robusti, o
Comin, fosse un tintore. Probabilmente di origine lucchese, considerato che
l'arte della tintura, almeno in quegli anni, è ad appannaggio dei lucchesi e
dei toscani in genere. A confermarlo, ci sarebbero gli interessi da parte del
figlio verso la pittura dei toscani, Michelangelo e Raffaello su
tutti, che con ogni probabilità ha osservato da vicino, studiandone le
tecniche.
Sull'infanzia e l'apprendistato del giovane Jacopo si
sa poco. Secondo il biografo Carlo Ridolfi, il Tintoretto scopre la sua
vocazione nel laboratorio paterno, utilizzando i colori del padre per dipingere
le pareti. Il Robusti, a questo punto, per incoraggiarne la vocazione, lo porta
dal maestro di allora, Tiziano.
Il grande artista però, temendo che l'allievo possa superarlo e offuscare la
sua fama in poco tempo, lo caccia dalla bottega. L'episodio risalirebbe al
1530.
Ad ogni modo, è datato 22 maggio 1539 un documento
ufficiale nel quale Tintoretto si firma "maestro", dunque in possesso
di una propria bottega sita in Venezia, in campo San Cassian. È dell'anno dopo,
1540, la firma su una celebre "Sacra Conversazione", mentre sono i
suoi i due soffitti con soggetti mitologici dipinti per la casa veneziana
di Pietro Aretino.
A considerare da questi episodi, è possibile allora stimare che il celebre
artista veneziano abbia visto crescere ed affermarsi la sua notorietà, o
maestria, come si diceva, proprio in questi anni. A corroborare questa tesi,
c'è anche la prima, vera commissione di cui si ha traccia certa, riguardante il
Tintoretto. Vettor Pisani, nobile e titolare di una banca, intorno al 1541, in
occasione delle nozze, chiama il giovane ventitreenne pittore per il restauro
della propria residenza a San Paterniàn: sedici tavole incentrate sul tema
delle Metamorfosi di Ovidio.
Nel 1547 comincia a lavorare alla celebre opera "La
lavanda dei piedi", mentre l'anno dopo, l'Aretino gli
scrive una lettera, in cui lo ringrazia per il lavoro svolto presso la Scuola
Veneziana di San Marco.
Il dipinto in questione è "Il miracolo di San Marco",
commissionatogli anche grazie all'intervento del padre della sua futura sposa,
Marco Episcopi, notabile e tra gli alti funzionari di Venezia.
Sempre in questi anni, l'artista si trasferisce nella
parrocchia di Santa Maria dell'Orto, cominciando un intenso lavoro di
rinnovamento delle opere artistiche interne ed esterne. Contemporaneamente,
prosegue la sua collaborazione con la Scuola di San Marco, fino al 1566,
lavorando ad altre tele raffiguranti il santo, come "San Marco salva un
saraceno durante un naufragio", "Trafugamento del corpo di San
Marco" e "Ritrovamento del corpo di San Marco". Intanto, nel
1549 porta a termine una delle tele più importanti di questo periodo, "San
Rocco risana gli appestati", per la Chiesa San Rocco di
Venezia.
Successivamente, anche l'Albergo della Scuola della
Trinità lo chiama per alcuni lavori e tra il 1551 e il 1552, Tintoretto esegue
un ciclo di dipinti ispirati alle storie della Genesi.
Nel 1552 si impegna formalmente con il procuratore
Giulio Contarini a dipingere le portelle dell'organo della chiesa veneziana di
Santa Maria del Giglio o Zobenigo. Il 20 dicembre dell'anno dopo, il 1553, è
attestato un pagamento ricevuto dal pittore veneziano per alcuni dipinti
eseguiti a Palazzo Ducale. Intorno a questa data poi, il pittore sposa Faustina
Episcopi.
Nel 1555, l'artista, ormai soprannominato anche
"Il furioso", per il suo tratto e per l'uso drammatico della
prospettiva, dipinge la celebre pala con "L'Assunta" nella Chiesa
dei Gesuiti di
Venezia, e "Giuseppe e la moglie di Putifarre", altro celebre lavoro,
poi acquistato da Diego Velasquez per Filippo IV. Dell'anno dopo invece, è il
dipinto "Susanna e i vecchioni".
Nel 1564 il pittore inizia a lavorare per la sala
dell'Albergo della Scuola Grande di San Rocco, a Venezia. Sono questi gli anni
in cui la competizione, per l'ottenimento delle committenze più importanti, è
più che agguerrita. Tiziano,
ad esempio, è uno di quegli artisti che cerca in tutti i modi di osteggiare la
fama del rivale Tintoretto. Per sbrogliare la questione, a quanto si legge da
alcune fonti e, anche, dalle cronache del Vasari,
la Giunta della Scuola di San Rocco ha intenzione di indire un concorso vero e
proprio, per l'assegnazione del lavoro dell'ovale di San Rocco in gloria. Nel
1564 però, "il furioso" anziché presentare gli studi dell'opera, come
gli altri artisti, presenta direttamente l'opera, con tanto di misure e
collocazione ove prestabilito. Con la sua offerta decisamente vantaggiosa,
riesce così ad ottenere l'incarico desiderato, nonostante i malcontenti creati
tra gli altri pittori. E, l'11 marzo del 1564, come si evince dalle fonti
ufficiali, con 85 voti a favore e 19 contrari, Tintoretto viene nominato membro
della Scuola e incaricato dell'esecuzione di un ciclo di dipinti incentrati sul
tema della "Passione".
Quattro anni dopo, nel 1568, arrivano alcuni dei due
capolavori dipinti per l'Albergo, "La discesa di Cristo al limbo" e
"La crocifissione". Intanto, porta a termine il ciclo di "San
Rocco", cominciato nel 1549, dando alla luce nel 1567 il meraviglioso
"San Rocco in carcere". Del 1571 invece, è la datazione di una serie
di pagamenti per l'esecuzione di alcuni lavori richiesti dalla Libreria
marciana, come il noto dipinto "I filosofi".
Nel 1574 Tintoretto acquista una casa nella fondamenta
dei Mori, a San Marziale, dove abita fino alla fine dei suoi giorni.
Contemporaneamente, comincia i lavori per la Sala Grande Superiore della Scuola
di San Rocco, dedicandosi alle tele del soffitto, di recente ultimato. La peste
che si abbatte sulla città lagunare in quegli anni, porta l'artista a prendere
la decisione di lavorare gratuitamente alla tela centrale del soffitto, come
sorta di voto a San Rocco, protettore proprio degli appestati. Ultima le tele
nel 1577.
Nel 1580 è a Mantova per la consegna degli ultimi
quattro teleri dei "Fasti", secondo la commissione ricevuta da
Guglielmo Gonzaga per il Palazzo Ducale della città. L'anno dopo porta a
termine anche i lavori alle pareti della Sala Grande di San Rocco e nel 1582
comincia a dipingere, per la Sala dello Scrutinio di Palazzo Ducale, a Venezia,
il dipinto "La battaglia di Zara". Al contempo, si dedica anche alle
tele per la Sala Terrena della Scuola Grande di San Rocco. Entro il 1588, porta
a termine tutti i lavori per San Rocco.
Nel 1592 pertanto, inizia a lavorare ai capolavori
"L'ultima cena" e "Gli ebrei nel deserto rifiutano la
manna", entrambi per il Presbiterio di San Giorgio Maggiore, a Venezia.
Stando al suo atto di morte, dopo una febbre di due
settimane il Tintoretto muore il 31 maggio del 1594. Tre giorni dopo, viene
sepolto nella chiesa della Madonna dell'Orto, nella cripta della famiglia
Episcopi.
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