Processo a Galileo
Galilei
Il processo a
Galileo Galilei, sostenitore della teoria copernicana eliocentrica sul moto dei corpi celesti in opposizione alla
teoria geocentrica, sostenuta dalla Chiesa
cattolica, iniziò a Roma il 12 aprile 1633 e si concluse il 22 giugno 1633 con la condanna] per "veemente sospetto di eresia" e con l'abiura forzata
delle sue concezioni astronomiche.
Le conoscenze scientifiche all'epoca di
Galileo
La teoria eliocentrica ha una lunga storia: l'eliocentrismo venne espresso per
primo dall'astronomo greco Aristarco di Samo già nel III secolo a. C.[3]. Essa però non trova spazio nell'Almagesto dell'astronomo
alessandrino Claudio Tolomeo: l'Almagesto infatti
procede la sua trattazione sulla base della sola teoria geocentrica, per cui il grande successo dell'opera in realtà ha
contribuito a mettere in ombra l'eliocentrismo. La teoria eliocentrica venne
poi riscoperta e approfondita in seguito all'età delle scoperte geografiche, nel Cinquecento, in particolare dall'ecclesiastico polacco Niccolò Copernico e in seguito dall'astronomo tedesco Giovanni Keplero,
contemporaneo e corrispondente di Galileo. Tuttavia, la giustificazione teorica
rigorosa alla base del modello fisico eliocentrico
sarà elaborata solo alla fine del Seicento, grazie agli studi sulla gravitazione di Isaac Newton. Inoltre, la
prova sperimentale dell'eliocentrismo si avrà solo nel 1729, seppure per via indiretta, con l'annuncio da parte
della Royal Society di Londra
della scoperta dell'aberrazione della luce da parte dell'astronomo inglese James Bradley, che così
dimostrò definitivamente l'esistenza del moto di rivoluzione terrestre intorno al Sole[4]. Bisognerà ancora aspettare la fine del Settecento per le
conferme sperimentali definitive anche della rotazione terrestre, tra cui il celebre esperimento dei gravi di Bologna condotto
da Giovanni Battista
Guglielmini, i cui risultati furono pubblicati
nell'opuscolo De diurno Terrae Motu del 1792. Pertanto, all'epoca di Galileo non era possibile confutare
la teoria geocentrica con dimostrazioni sperimentali. Nello specifico, Galileo
contestò (per la prima volta) alcuni assunti propri della Fisica aristotelica, ad esempio riprendendo le considerazioni di Archimede sul moto dei gravi e le
osservazioni lunari che condusse egli stesso.
Gli Antefatti
Nella Chiesa, due erano i maggiori Ordini tutelari della cultura
scientifica e teologica: l'Ordine dei gesuiti, che vantava nelle sue file
numerosi matematici e fisici, e quello domenicano, fedele all'insegnamento dottrinario
di san
Tommaso, e pertanto sospettoso di ogni novità che a quella metafisica
potesse in qualunque modo opporsi. Mentre i gesuiti, in un primo tempo, si
mostrarono aperti di fronte alle nuove scoperte astronomiche, furono i
domenicani i più decisi oppositori di Galileo, denunciando i pericoli che le
teorie galileiane potevano apportare alla tradizionale dottrina della Chiesa.
Tuttavia l'atteggiamento dei due Ordini nei confronti di Galileo si rovescerà
due decenni dopo: nel 1633 saranno
i gesuiti a denunciare il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo,
coinvolgendo nelle accuse anche i domenicani che avevano autorizzato la
pubblicazione dell'opera.
Il 1º novembre 1612 il
domenicano Niccolò Lorini denunciò
in una predica tenuta nel convento di San Matteo a Firenze le
teorie di Copernico –
del quale nemmeno conosceva bene il nome – salvo scusarsi il 5 novembre con una
lettera a Galileo, nella quale scriveva di non aver voluto accusare lo
scienziato – protetto dal Granduca – ma «per non parere uno ceppo morto, sendo
da altri cominciato il ragionamento, ho detto due parole per esser vivo, e
detto, come dico, che quella opinione di quell'Ipernico, o come si chiami,
apparisce che osti alla Divina Scrittura».
Il 21 dicembre 1614 si
levava dal pulpito di Santa Maria Novella a Firenze il
frate domenicano Tommaso
Caccini (1574-1648),
lanciando contro certi matematici moderni e in particolare contro Galilei (1564-1642), matematico e filosofo del
Granduca Cosimo II de' Medici, l'accusa di contraddire
le Sacre
Scritture con le loro concezioni astronomiche ispirate alle teorie
eliocentriche copernicane.
Già tre anni prima il Caccini era venuto in polemica con Galilei
ma questa nuova iniziativa di fra' Tommaso, se pur ebbe ampia risonanza, non
sembrò, sulle prime, riscuotere particolare successo, se il suo stesso fratello
Matteo Caccini, da Roma, gli
scriveva aspramente il 2 gennaio 1615 di aver sentito «una stravaganza tanto
grande, che io et me ne meraviglio et ne resto disgustatissimo. Sappiate che se
qua ne è fatto romore, voi riceverete tal'incontro che vi pentirete di havere
imparato a leggere; et sappiate di più che non si può fare cosa che sia qua dal
supremo superiore sentita peggio che quella che havete fatta voi [...] se bene
io non sono teologo, posso dirvi quanto dico, che è che avete fatto un
grandissimo errore et una grandissima scioccheria et leggerezza» e, rincarando
la dose, «che leggierezza è stata la vostra, lasciarvi mettere su da piccione, o
da coglione, o certi
colombi, che avete a pigliarvi gl'impicci d'altri», alludendo a che
l'iniziativa del fratello fosse stata suggerita dal fisico Ludovico delle Colombe autore, nel 1611, di
un Trattato contro il moto della Terra, naturalmente polemico
verso Niccolò Copernico e i suoi attuali seguaci.
Matteo Caccini temeva soprattutto che il fratello avesse
pregiudicato la sua possibile nomina a baccelliere dello Studio domenicano
della Minerva, carica contesa da un altro domenicano fiorentino, Niccolò
Ridolfi, appoggiato dall'ambasciatore di Francia e dal cardinale Scipione Borghese, nipote
del papa
Paolo V; a favore di fra Tommaso stavano invece il cardinale Agostino
Galamini e i maggiori esponenti dell'Ordine
domenicano.
Intanto il sopracitato frate domenicano, Niccolò Lorini, inviava
una lettera al cardinale Paolo Emilio Sfondrati, Prefetto della Congregazione dell'Indice a
Roma, il 7 febbraio 1615, a nome di tutta la comunità del convento di San Marco
di Firenze, denunciando come Galilei, in una lettera all'allievo Benedetto Castelli del 21 dicembre 1613, avesse
sostenuto «che la terra si move et il cielo sta fermo, seguendo le posizioni di
Copernico [...] e vogliono esporre le Sante Scritture a loro modo e contra la
comune esposizione de' Santi Padri, e difendere opinione apparente in tutto
contraria alle Sacre Lettere».
https://it.wikipedia.org/wiki/Processo_a_Galileo_Galilei
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