“Il talento è solo la voglia di fare qualcosa. Tutto il
resto è sudore, traspirazione, disciplina.”
Jacques Brel
Cantore della tenerezza
Il grande chansonnier Jacques Brel nasce a Bruxelles
l'8 aprile 1929 da padre fiammingo ma francofono e da madre di lontane origini franco-spagnole.
Non ancora diciottenne, a causa degli scarsi risultati negli studi, inizia a
lavorare nella fabbrica di cartone gestita dal padre (da questa esperienza la
sua affermazione di sentirsi "encartonner"). Nello stesso
periodo frequenta un movimento di ispirazione cristiano-sociale, la Franche
Cordée, fondato nel 1940 da Hector Bruyndonckx.
Nella sua prima produzione artistica è possibile
ritrovare gli ideali vissuti all'interno di questo gruppo, ossia spunti di
religiosità, cristianesimo, umanitarismo evangelico, che sfoceranno, nel Brel
più maturo, in un esistenzialismo umanistico alla Camus (che
l'artista ritiene cristiano di spirito), in un socialismo libertario e
anarcoide e in un acceso antimilitarismo. Proprio all'interno della Franche
Cordée Brel conosce Thèrese Michelsen, che diventerà sua moglie e gli darà tre
figlie.
Partecipa a Bruxelles a diversi spettacoli teatrali e
propone canzoni di sua composizione in alcuni cabaret, durante feste
organizzate da studenti o a balli. Nel 1953 incide il suo primo disco con
"La foire" e "Il y a". Queste canzoni sono ascoltate da uno
dei più grandi scopritori di talenti dell'epoca, Jacques Canetti (fratello
di Elias).
Convocato da lui a Parigi, Brel decide di lasciare la città natale e di
trasferirsi nella capitale francese, dove si esibisce al Trois Baudets, lo
stesso teatro in cui poco tempo prima ha debuttato Georges Brassens.
Da quel momento inizia per Brel un periodo di grande
lavoro: canta in molte delle "caves" e dei bistrot parigini, si dice
addirittura sette per notte, senza ottenere un immediato successo. Il pubblico
e la critica francesi, infatti, non apprezzano subito la sua musica, forse
anche a causa della sua origine belga: è rimasta celebre la frase di un
giornalista che in un articolo ricorda a Brel che "ci sono ottimi treni
per Bruxelles".
Jacques Canetti, però, crede in lui: dal 1955 gli dà
la possibilità di incidere i primi 33 giri. Una delle più grandi cantanti
dell'epoca, la "dea di Saint-Germain-des-Pres", Juliette Gréco,
registra una sua canzone, "Le diable", e gli presenta Gérard
Jouannest, pianista, e François Rauber, arrangiatore, che diventano i suoi
principali collaboratori.
Nel 1957, con "Quand on n'a que l'amour",
Brel vince il Grand Prix du Disque dell'Académie Charles Gros e vende, in soli
due mesi, quarantamila copie. Canta all'Alhambra e al Bobino. Nel 1961,
improvvisamente, Marlene Dietrich dà
forfait all'Olympia; Bruno Coquatrix, responsabile del teatro, chiama Brel: è
un trionfo.
Gli spettacoli dell'artista belga (fino a 350 l'anno)
incontrano adesso ovunque uno straordinario successo, che lo porta anche in
Unione Sovietica (Siberia e Caucaso compresi), Africa e America. Un fatto
curioso, a testimoniare la sua fama, avviene nel 1965 in occasione del suo
primo concerto al Carnegie Hall:
3800 spettatori entrano nel teatro per assistere allo spettacolo, ma ben 8000
rimangono fuori dai cancelli.
Nel 1966, all'apice del successo e nello stupore
generale, Brel dichiara che, a partire dall'anno successivo e dopo una serie di
concerti di congedo dai suoi costernati ammiratori, non canterà più in
pubblico. I recital all'Olimpia, iniziati in novembre, durano ben tre
settimane.
Desideroso di provare nuove strade ed emozioni, si
dedica in particolare al teatro e al cinema. Riscrive il libretto di una
commedia musicale americana su Don Chisciotte, personaggio a lui molto caro,
che decide di interpretare trasgredendo (unica volta) alla regola che si era data
di non calcare più le scene teatrali. La rappresentazione ottiene grandi
successi a Bruxelles ma non a Parigi.
Nel 1967 scrive una commedia, "Voyage sur la
lune", che non debutterà mai.
Lo stesso anno inizia a recitare in alcune pellicole
come attore protagonista, per poi passare alla regia e alla sceneggiatura di
due film: il primo, "Franz", del 1972, narra l'amore tra due
quarantenni; accanto a lui una cantante molto popolare in Francia: Barbara. Il
secondo, "Far West", cerca di far rivivere nelle pianure del Belgio
le vicende dei cercatori d'oro e dei pionieri, che avevano fatto sognare Brel
bambino. In questo film l'artista inserisce una delle sue più celebri canzoni:
"J'arrive".
Anche l'esperienza cinematografica, però, un poco alla
volta si esaurisce. Brel si lascia allora tutto alle spalle e inizia a girare
il mondo sul suo veliero chiamato Askoy. Giunto in Polinesia si ferma, con la
nuova compagna, la ballerina Maddly Bamy, ad Atuona, un villaggio di Hiva Oa,
isola dell'arcipelago delle Marchesi dove era vissuto Paul Gaugin. Qui inizia
una nuova vita, immerso in una società del tutto diversa da quella occidentale,
con ritmi più umani, circondato da una natura incontaminata. Allestisce
spettacoli e cineforum per le popolazioni locali e porta, col suo bimotore, la
posta alle isole più lontane.
Nel frattempo, però, si ammala di cancro: cominciano
segreti viaggi in Europa per sottoporsi a terapie nella speranza della
guarigione. Con l'aiuto di una cerchia ristretta di amici, gli stessi che lo hanno
accompagnato per tutta la sua carriera di artista (Gréco, Jouannest e Rauber)
registra in presa diretta l'ultimo disco, nato nelle isole Marchesi. Pubblicato
nel 1977 ottiene un grandissimo successo.
Brel muore a Parigi, nell'ospedale di Bobigny, il 9 ottobre
1978. E' sepolto nel cimitero di Hiva Oa, a pochi metri da Gaugin.
Con lui scompare uno dei più grandi artisti del
ventesimo secolo, capace di fare della canzone non solo un brano da ascoltare,
ma una vera e propria rappresentazione teatrale. Ogni spettacolo lo sfiniva,
come scrive Enrico De Angelis nella prefazione al libro che raccoglie le sue
canzoni tradotte da Duilio Del Prete: "I suoi recital sono un
capolavoro di indecenza e di matematica insieme. Grondano realmente sentimento,
tumulto, rabbia, dolore e ironia da
ogni stilla di sudore, da ogni "perla di pioggia" che gli luccica in
volto. Ma ogni cosa è in realtà calcolata ? come in ogni grande artista ? al
millesimo. [...] In sessanta minuti
esatti di tempo tutto doveva essere detto, a costo di vomitare prima e dopo.
Mai un pezzo già eseguito è stato bissato una sola volta".
Tra gli artisti che in Italia hanno interpretato le
sue canzoni ricordiamo in particolare Duilio Del Prete, Gipo Farassino, Giorgio Gaber, Dori Ghezzi, Bruno Lauzi, Gino Paoli, Patty Pravo, Ornella
Vanoni e Franco
Battiato.
https://biografieonline.it/biografia-jacques-brel
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