12 marzo 1610: Galileo Galilei
pubblica il Sidereus Nuncius
Il padre della scienza moderna, Galileo
Galilei, il 12 marzo 1610 pubblica il trattato di astronomia Sidereus Nuncius.
Le traduzioni del titolo sono state
molteplici, secondo il filosofo Giulio Giorello: «Alla lettera, il titolo del
testo galileiano vuol dire "messaggio proveniente dalle stelle"; ma
presto venne interpretato come "messaggero celeste"», ma
l'interpretazione "Messaggio/Messaggero celeste"
è probabilmente la più diffusa. Vanno poi segnalati anche i rigorosi Avviso Sidereo e Avviso astronomico.
Alla base delle scoperte scientifiche fatte da
Galileo Galilei durante il suo soggiorno padovano (1592-1610) c'era
l'invenzione del cannocchiale,
che egli ebbe il merito di perfezionare adattandola all'utilizzo astronomico.
Il trattato era suddiviso in quattro parti: nella prima Galilei spiega come sia arrivato a
conoscere l’esistenza del cannocchiale e
come lo abbia adattato al campo astronomico; nella seconda prende in esame la Luna, descrivendo la sua
superficie descrive, con tanto di illustrazioni; nella terza e nella quarta parte tratta la
composizione stellare della Via Lattea e
dei quattro pianeti che
ruotano attorno a Giove.
È proprio la quarta parte a destabilizzare il
sistema tolemaico, adottato dalla cultura ufficiale, che indicava nella Terra
l'unico centro di moto dell'universo. Come scrisse l'ambasciatore inglese a
Venezia, sir Henry Wotton,
in una lettera indirizzata al re Giacomo I, quel trattato rischiava di far
diventare lo scienziato pisano «o eccezionalmente famoso o eccezionalmente ridicolo».
Ma se le 550 copie della prima edizione
andarono a ruba in una sola settimana, si dovette aspettare il 1653 (undici
anni dopo la morte dell'autore) per vederne una nuova, probabilmente proprio
per via del clima di ostilità nei confronti di Galileo.
Dopo i primi commenti favorevoli tra i quali quello
di Keplero, il mondo accademico
cominciò a mettere in dubbio le sue scoperte, screditando la fama dello
scienziato. Parallelamente Galileo entrò nel mirino dell'Inquisizione cattolica che vent'anni dopo
lo processò per eresia, condannandolo all'abiura delle sue concezioni astronomiche.
Un grave errore, che la Chiesa cercò
di rimediare soltanto tre secoli e mezzo più tardi, riconoscendo in parte le sue colpe nell'ottobre
del 1992.
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