Primo re d’Italia, Padre
della Patria
Vittorio Emanuele nasce a Torino il 14 marzo del 1820,
figlio primogenito di Carlo Alberto, re di Sardegna, e Maria Teresa d'Asburgo.
Com'è d'uopo per un erede al trono viene avviato alla disciplina militare:
all'età di undici anni è capitano dei fucilieri, nel 1831 è generale e nel 1846
è promosso luogotenente generale.
Nel 1842 sposa Maria Adelaide, figlia del viceré del
Lombardo-Veneto, l'arciduca Ranieri d'Asburgo. Dal matrimonio nascono Umberto,
Clotilde, Maria Pia, Oddone e Amedeo. Si distingue nella prima guerra di
indipendenza degli anni 1848-1849, a Goito, in
qualità di comandante la Divisione di riserva, ricevendo l'onorificenza della
medaglia d'oro. Si contrappone subito alle politiche paterne di apertura alle
istanze liberali; salito al trono, tuttavia - dopo l'abdicazione del padre,
avvenuta nel 1849 - ammorbidisce la sua intransigenza rispettando molte
concessioni elargite da Carlo Alberto, a cominciare dallo Statuto.
Il 20 novembre, dopo aver sciolto il Parlamento perché
contrario agli accordi di pace con l'Austria ed alla vigilia delle nuove
elezioni, pubblica l'audace "Proclama di Moncalieri", concepito
da Massimo d'Azeglio,
con il quale esorta gli elettori a preferire esponenti moderati con la pressoché
esplicita minaccia di un colpo di stato.
Vittorio Emanuele II si adopera per il risanamento dei
conti dello Stato, rinnova l'esercito, favorisce l'istruzione pubblica,
promuove i commerci soprattutto con la Gran Bretagna conquistandosi un grande
consenso popolare. Nel 1852 diviene primo ministro il conte di Cavour,
la cui abilità di statista consentirà al re di attuare i suoi progetti di
unificazione: è Cavour,
in definitiva, il vero artefice dell'unità d'Italia.
Fra i due si instaura subito un rapporto di reciproca
convenienza, non essendovi sentimenti di amicizia: non mancheranno, infatti,
momenti di attrito ed il re, in qualche occasione, impedirà a Cavour di
attuare alcuni suoi programmi.
Dopo la guerra di Crimea ed
il conseguente Congresso di Parigi del 1856, che vede per la prima volta il
regno di Sardegna annoverato fra le potenze europee, si allea con la Francia e,
come pattuito nel 1858 a Plombieres dal primo ministro, prende parte alla
seconda guerra d'indipendenza, fino all'armistizio di Villafranca nel quale gli
viene riconosciuta la Lombardia.
Il matrimonio di sua figlia Clotilde con Gerolamo
Bonaparte rinsalda i legami con Napoleone III.
Subito dopo, in seguito ai moti popolari ed ai conseguenti plebisciti, entrano
a far parte del regno anche Toscana ed Emilia, anche se in compenso è costretto
a cedere alla Francia Nizza e Savoia.
Vittorio Emanuele II entra in contrasto con Cavour all'avvio
della spedizione dei Mille di Garibaldi,
nel 1860, che egli vede con occhio favorevole, contrariamente al primo
ministro. L'impresa della camicie rosse gli vale l'annessione del Regno delle
Due Sicilie. Nel settembre entra nello Stato della Chiesa occupando le Marche e
l'Umbria.
Con una legge del 17 marzo 1861 assume il titolo di re
d'Italia, portando a compimento quella grande impresa storica che gli varrà il
riconoscimento di "padre della patria". Quelli che seguono sono anni
di consolidamento del regno.
Nel 1865 re Vittorio Emanuele II trasferisce la
capitale da Torino a Firenze ed attua importanti riforme, fra cui la
promulgazione del codice civile e l'abolizione della pena capitale. Nel 1866,
alleato della Prussia, dà avvio alla terza guerra d'indipendenza, con la quale
annette anche il Veneto. Il 20 settembre 1870, dopo il crollo dell'impero
francese ed il ritiro delle truppe da Roma, invocando la "Convenzione di
settembre" del 1864, invia il generale
Cadorna il quale, attraverso la breccia di porta Pia,
entra nella città eterna rendendo così al regno la sua definitiva e storica
capitale.
Da quel momento la sua influenza sulla politica
italiana va gradualmente scemando. Nel 1876, con l'incarico ad Agostino
Depretis di formare il nuovo governo, apre una
nuova stagione politica sanzionando il primo governo di sinistra in Italia.
Vittorio Emanuele II, primo re d'Italia, si spegne a
Roma il 9 gennaio 1878, a soli 58 anni.
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