“Non esistono riforme indolori: ogni vera riforma mette
fine a un privilegio.” Carlo Cassola
Carlo Cassola, nato a Roma il 17 marzo 1917, morto a
Montecarlo di Lucca il 29 gennaio 1987, è stato uno scrittore e saggista
italiano.
La vita di Carlo Cassola
Ultimo di cinque figli, lo scrittore nasce a Roma in
piena prima guerra mondiale dal
matrimonio di Maria Camilla Bianchi di Volterra e da Garzia Cassola, di origini
lombarde ma residente in Toscana da moltissimo tempo.
Come lui stesso scrive nel 1960 in una lettera
ad Indro Montanelli,
il nonno paterno era un magistrato e convinto patriota che aveva partecipato
alle dieci giornate di Brescia, e che successivamente era fuggito in Svizzera
per sfuggire alle numerose condanne che
pendevano sulla sua testa.
Il padre era invece un militante socialista nonché
redattore dell' "Avanti" sotto la direzione di Leonida Bissolati.
Un'infanzia triste
Quella di Cassola non può affatto essere definita come
un'infanzia felice, probabilmente a causa del suo essere l'ultimo di cinque
fratelli, tutti molto più grandi di lui, e al sentire, di conseguenza, di
essere come un figlio unico per i suoi genitori. A questa particolare
situazione si aggiunge inoltre la sua indole naturale che lo portava ad essere
un ragazzo isolato, con scarso spirito di iniziativa ma dotato di una fervida
immaginazione che lo avrebbe portato, negli anni dell'adolescenza, ad
accostarsi a ciò che gli avrebbe dato maggior successo nella sua vita: la
letteratura.
"Bastava un nome ad emozionarlo, a mettergli
in moto la fantasia, col risultato di allontanargli spesso e deprezzargli tutto
ciò che sapeva di reale e obbediva a ragioni pratiche" - scrive Carlo
Cassola, parlando di sé stesso nel suo "Fogli di diario", opera
grazie alla quale è facile capire come lo scrittore fosse una persona che si
lasciava più facilmente trascinare da ciò che sentiva piuttosto che da ciò che
vedeva.
L'educazione scolastica
Un po' come spesso avviene per tutti i poeti e letterati,
anche l'educazione scolastica di Carlo Cassola è piuttosto regolare, anche se
da grande lui stesso la definirà un vero e proprio fallimento, tanto da
portarlo, nel 1969, a scrivere: "Scuola di criminalità, ecco cos'è la
scuola oggi, non solo da noi ma dappertutto. E la colpa risale alla cultura
laica o religiosa che sia. A questa grande spacciatrice di droghe; a questo
autentico oppio del popolo".
Nel 1927 inizia a frequentare il Regio
liceo-ginnasio Torquato Tasso,
per poi iscriversi, nel 1932, al liceo classico Umberto I dove
si appassiona tantissimo alle opere di Giovanni Pascoli,
mentre per il resto rimane profondamente deluso.
Ma nello stesso anno, grazie all'assidua frequenza di
qualche amico, e alla lettura di alcune importantissime opere quali "Oggi,
domani e mai" di Riccardo Bacchelli, "Amici Miei" di Antonio
Baldini e "I fratelli Rupe" di Leonida Répaci, il giovane Cassola
comincia a nutrire un fortissimo interesse nei confronti della letteratura e
della scrittura.
L'esordio in letteratura
Il suo avvicinamento alla letteratura, come scrittore,
avviene all'incirca all'inizio della seconda guerra mondiale quando,
spinto da un fortissimo interesse, si accosta alla corrente
letteraria dell'ermetismo, di cui grande
precursore, sappiamo, fu Salvatore
Quasimodo.
Di questa particolare corrente, Carlo Cassola ama
il gusto dell'essenzialità, il culto della poesia come assoluto, e l'uso
costante della prosa che egli, per quanto riguarda il suo stile narrativo, come
attenzione esclusiva all'esistenziale.
I primi racconti
I suoi primi racconti, scritti tra il 1937 e il 1940,
vengono raccolti e pubblicati nel 1942 in due volumetti: "Alla
periferia" e "La vista". E già a partire da questi, scrive
Salvatore Guglielmino, "Cassola mira a cogliere in una vicenda o in un
gesto quello che è il suo aspetto più autentico, l'elemento sia pur modesto e
quotidiano che ci svela il senso di un'esistenza , il tono di un sentimento".
La Laurea e gli altri
racconti
Nel 1939, dopo aver prestato servizio militare a
Spoleto e a Bressanone, si laurea in giurisprudenza discutendo una tesi in
diritto civile, una materia che non gli è mai appartenuta, per poi
dedicarsi costantemente alla
sua attività letteraria.
Infatti, subito dopo aver conseguito il titolo,
pubblica i tre racconti, "La visita", "Il soldato" e
"Il cacciatore" sulla rivista "Letteratura" dove, una volta
letti, vengono segnalati alle riviste "Corrente" e
"Frontespizio", con le quali lo scrittore romano comincia a
collaborare assiduamente.
Dopo la fine della seconda guerra mondiale,
Cassola, influenzato ormai dal carattere resistenziale, pubblica nel 1946
"Baba", un racconto in quattro puntate che appare sulla rivista
"Il Mondo", e comincia a collaborare, come membro delle loro
redazioni, con alcuni giornali e riviste dell'epoca quali: "La Nazione del
Popolo", rivista del Comitato Toscano di Liberazione, "Giornale del
Mattino" e "L'Italia Socialista".
La crisi
Dal 1949 in poi, Cassola comincia a vivere una
profonda crisi, sia umana che letteraria, che si riflette anche sulla sua
produzione. Infatti, proprio in quell'anno, muore, a soli 31 anni, la moglie
per un fatale attacco renale.
Da quel momento in poi il saggista mette in
discussione la sua intera poetica esistenziale sulla quale, fino a quel
momento, aveva basato tutto il suo lavoro di scrittore.
Da questo nuovo modo di vedere la vita e la
letteratura, nasce uno dei suoi testi più conosciuti, "Il taglio del
bosco", che però incontra non poche difficoltà per la produzione, che gli
venne concessa, dopo i rifiuti di Mondadori e Bompiani, da "I
gettoni", una collana sperimentale diretta da Vittorini,
che dà a Cassola l'opportunità di rivedere la luce.
Da questo momento in poi lo scrittore comincia a
vivere un periodo di attività molto feconda. Risalgono a questi anni opere come
"I Libri del tempo", "Fausto e Anna", "I Vecchi
Compagni".
Gli ultimi anni
Dopo aver scritto alcune importantissime opere e aver
collaborato con le maggiori riviste di critica letteraria, nel 1984 pubblica
"Le persone contano più dei luoghi" e si ammala al cuore. Muore a 69
anni il 29 gennaio 1987, colto da un improvviso collasso cardiocircolatorio,
mentre si trova a Montecarlo di Lucca.
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