“Da ciascuno secondo le sue abilità, a ciascuno secondo
le sue necessità.” Karl Marx
Senza pane non c'è anima
Karl Heinrich Marx nasce
il 5 maggio del 1818 a Treviri (Germania). Il padre è un affermato avvocato di
origine ebraica e così anche la madre, Henrietta Pressburg. Giovane ardente e
un po' scapestarto, si iscrive al Liceo-ginnasio di Treviri. Si dedica agli
studi classici e letterari, trascurando la storia. Per volontà del padre, il
giovane Karl si reca all'Università di Bonn per studiare diritto. Frequenta le
lezioni di filosofia e
di letteratura del vecchio A.W. Schlegel ma
si dà intensamente anche alla vita godereccia e bohémienne, tanto da
preoccupare i familiari.
Condannato per ubriachezza molesta e schiamazzi
notturni, trascorre perfino un giorno in prigione. Successivamente, in un
duello fra studenti, è ferito al sopracciglio. Si sente portato per la poesia,
altra inclinazione che non piace per nulla al padre. Nel 1836 si fidanza
segretamente con Jenny von Westphalen anche se, fortunatamente, in seguito la
loro relazione non sarà osteggiata. Anzi, il futuro suocero porterà sempre un
grande affetto (ricambiato), per il filosofo tedesco.
Nell'autunno Marx parte per Berlino per proseguire i
suoi studi di diritto in un ateneo ancora più austero e prestigioso di quello
di Bonn. Qui aveva insegnato Hegel e
la sua impronta intellettuale era ancora particolarmente radicata. Si può dire,
infatti, che tutta la cultura berlinese era allora dominata dal pensiero hegeliano,
non soltanto in campo filosofico ma anche scientifico e giuridico.
Negli anni berlinesi, Karl Marx rafforza le sue
inclinazioni romantiche. Scrive molte poesie a Jenny, raccolte poi in due
libri: "Libro dei canti" e "Libro dell'amore". Oggi suona
strano pensare ad un Marx poeta, ma queste impennate artistiche sono del tutto
in linea con il temperamento irruente e focoso del pensatore, ancora lontano
dagli approdi economico-filosofici che caratterizzeranno in seguito la sua
attività.
La politica gli scorre nelle vene e anzi è decisamente
una conseguenza del suo carattere portato ad immedesimarsi nelle situazioni e a
condividere con gli altri idee e aspirazioni. Desidera un mondo migliore, vuole
intervenire sulla realtà e sulle condizioni in cui versa la società; comincia a
valutare criticamente la situazione dei lavoratori dell'epoca. Da qui ad
entrare nel circolo dei giovani della "sinistra hegeliana",
il passo è breve. Sono giovani sintonizzati sulla sua stessa lunghezza d'onda,
caratterizzati da un forte impegno sociale che sfocia spesso e volentieri nel
radicalismo di un'ideale e vagheggiata lotta rivoluzionaria.
Marx, per essere all'altezza della situazione e delle
analisi che via via si fanno sempre più urgenti, si getta nello studio e in una
sofferta riflessione. Inizia fra l'altro a scrivere la sua tesi di laurea, in
seguito anche pubblicata, dal titolo "Differenza fra la filosofia della
natura di Democrito e quella di Epicuro".
Una volta conseguito l'ambito pezzo di carta decide, invece di intraprendere la
carriera universitaria, di dedicarsi al più "impegnato" giornalismo.
Inizia dunque a collaborare con la "Rheinische
Zeitung" ("Gazzetta Renana"), giornale liberale appena fondato
dall'amico Arnold Ruge, esponente anch'egli della sinistra hegeliana.
Siamo nel 1842 e Marx scrive articoli che spaziano sui problemi più vari: dalla
libertà di stampa alla caccia di frodo, dal problema dei furti di legname alla
divisione della terra. Un anno dopo, la "Gazzetta Renana" viene
interdetta per ragioni di censura e, pochi mesi dopo, è costretta a chiudere.
Marx si dedica allora agli studi di filosofia,
iniziando a fare i conti con il "materialismo" di Feuerbach.
Scrive la "Critica del diritto pubblico di Hegel".
Ruge lo invita a raggiungerlo a Parigi, dove gli offre un posto di condirettore
della rivista "Annali franco-tedeschi" e uno stipendio di 500
talleri. Questa prospettiva lo convince a sposare Jenny nella piccola
chiesa luterana di
Kranznach (19 giugno). Dopo il matrimonio, partono per Parigi.
Purtroppo però gli "Annali franco-tedeschi"
non avranno miglior vita rispetto alla Gazzetta, anche se Marx fa in tempo a
scrivervi due articoli che non passano di certo inosservati, toccando due nervi
scoperti delle polemiche di allora. Si tratta dei pezzi "Sulla questione
ebraica" e "Sullo Stato e sulla religione", così incisivi che
provocano la reazione della Prussia. Come punizione lo stato prussiano
interdice ai redattori il rientro in Germania.
Karl Marx inizia a frequentare Blanc e Proudhon, ma
anche l'anarchico Bakunin e
il poeta tedesco Heine.
Scrive i "Manoscritti parigini (Manoscritti economico-filosofici)" in
cui prende forma una denuncia tipica del marxismo successivo,
quella legato all'alienazione del lavoro industrializzato. Intanto, sempre
affamato di interventismo sociale, entra nella "Lega dei Giusti" e
collabora con il giornale comunista "Vorwarts", attività che gli
procurano l'espulsione dalla Francia. Si rifugia allora a Bruxelles, città più
calma, meno arroventata politicamente e apparentemente più tollerante.
Nel 1845 pubblica insieme al sodale e inseparabile
amico Friedrich Engels,
che intanto lo aveva raggiunto a Bruxelles, "La Sacra famiglia", un
libello che si scaglia contro le concezioni filosofiche di Bauer. Sempre
con Engels inizia
la stesura dell'"Ideologia tedesca", prima organica esposizione di
quell'analisi filosofica che prende il nome di "materialismo
storico", ossia quella concezione che parte dal presupposto che l'uomo,
pur essendo un essere pensante (e quindi "spirituale"), è per così
dire condizionato inevitabilmente dalla propria materialità (cioè deve nutrirsi,
lavorare, ecc.): da ciò si deduce che è la produzione e riproduzione della vita
materiale che permette all'uomo di progredire intellettualmente e socialmente.
E', in sostanza, il materialismo dialettico applicato all'analisi storica.
Il materialismo storico è, per dirla con Marx stesso:
"[...] il primo presupposto di ogni esistenza umana, e dunque di
ogni storia, il presupposto cioè per cui per poter "fare storia" gli
uomini devono essere in grado di vivere. Ma il vivere implica prima di tutto il
mangiare e il bere, l'abitazione, il vestire e altro ancora. La prima azione
storica è dunque la creazione dei mezzi per soddisfare questi bisogni, la
produzione della vita materiale stessa [...]". Senza tranquillità
economica, insomma, non vi è produzione di idee sociali e tanto meno sviluppo
sociale.
Nel 1847 si svolge invece il Primo congresso della
Lega dei comunisti, nata dalla Lega dei giusti, che incarica Marx di stendere
il proprio "manifesto": vede così la luce il celeberrimo
"Manifesto del Partito Comunista", che si conclude con l'altrettanto
celebre appello "Proletari di tutto il mondo, unitevi".
L'attività di Marx comincia a preoccupare anche le
autorità del Belgio, che lo espellono dal territorio. La situazione per i due
amici non è quindi delle migliori: nessuno li vuole, tutti li temono e ovunque
mettono piede rischiano di essere espulsi se non incarcerati. La Germania ha
però tenuto, fino a quel momento, un atteggiamento meno intransigente con i
fuoriusciti, e dunque la scelta dei due pensatori ricade inevitabilmente sulla
madrepatria. Qui, instancabili, fondano la "Neue Rheinische Zeitung",
foglio che appoggia apertamente la rivoluzione parigina del 1848, evento
fondamentale nella storia d'Europa.
La tranquillità dura poco: giusto un paio d'anni di
attività politica e nel 1850 viene nuovamente espulso dalla Germania. Marx
torna nuovamente a Parigi dove poco più tardi lo raggiunge la moglie, in attesa
del quarto figlio. Neanche la Francia però lo gradisce: il governo gli intima
di andarsene e gli vieta di rimanere sul suolo della Repubblica. E' allora la
volta di Londra, città non ancora toccata dal forsennato peregrinare di Marx.
Il costo della vita nella città inglese è però molto
alto e il pensatore versa in gravi difficoltà economiche. Nonostante gli aiuti
di Engels,
è costretto a vivere in condizioni assai critiche. Tiene alcune conferenze
presso l'Associazione culturale operaia comunista, prima traccia che lo avrebbe
condotto alla stesura de "Il Capitale". Le condizioni economiche però
non migliorano affatto. In una lettera si legge addirittura che è
impossibilitato ad uscire di casa perché "[...] ho gli abiti
impegnati".
L'attività intellettuale però non si placa, anzi,
famose rimangono alcune descrizioni di amici che lo vanno a trovare. Marx
appare immerso in una marea indescrivibile di libri di tutti i generi, dalle
opere di Omero a
trattati economici di qualsiasi epoca, totalmente assorbito in un'operazione di
studio indefesso, che si direbbe "matto e disperatissimo". Infatti,
si susseguono libelli e analisi, come quello intitolato "Il 18 Brumaio di
Luigi Bonaparte", in cui analizza il colpo di stato del 2 dicembre 1851.
Su sua proposta la Lega dei comunisti viene sciolta.
Nel 1854 la famiglia Marx si trasferisce a Soho, uno dei quartieri più malsani
di Londra. Muore il piccolo Edgard, affettuosamente chiamato Musch: per Karl
Marx è un dolore terribile. Nel 1856 grazie all'eredità della madre di Jenny,
lasciano le due stanze soffocanti di Soho e si trasferiscono in Maintland Park,
alla periferia di Londra. Qui Marx riprende i suoi studi di economia. Inizia la
stesura dei "Lineamenti fondamentali della critica dell'economia
politica", ampio lavoro preparatorio a "Il Capitale".
Nel 1859 termina il manoscritto "Per la critica
dell'economia politica". Nel 1860 si intensificano i suoi rapporti con
Lassalle che, come Marx, era giunto al socialismo attraverso la filosofia hegeliana;
Lassalle morirà in un duello nel 1864.
Nel 1861 Jenny si ammala di vaiolo; qualche mese dopo
anche Karl Marx contrae e supera la stessa malattia. Per far fronte alla grave
situazione economica della famiglia, fa domanda di assunzione nelle Ferrovie
dello Stato, ma la richiesta viene respinta con la scusa che la sua calligrafia
pare illeggibile. Alla fine del novembre 1863 muore la madre, da cui eredita un
piccolo lascito che gli consente di superare i momenti peggiori.
Nasce quindi l'Associazione internazionale dei
lavoratori (la cosiddetta "Prima Internazionale") e naturalmente
viene affidato a Marx il compito di redigere il programma. I primi anni di vita
dell'Internazionale sono caratterizzati dalle polemiche tra la linea egemone di
Marx e quelle minoritarie di Mazzini e Bakunin.
Gli impegni per l'Internazionale gli consentono a fatica di trovare spazi per
la stesura de "Il Capitale" (di cui, nel 1867, presso l'editore
Meissner di Amburgo esce il primo libro). Il libro, comunque, non verrà mai
finito, fermandosi al terzo, colossale tomo, per essere poi integrato e
pubblicato dal sempre fedele Engels.
Le condizioni di famiglia rimangono sempre critiche sino a quando Engels non
vende la sua parte di proprietà della fabbrica di Manchester e si impegna a
corrispondere una somma fissa alla famiglia, che finalmente può risolvere, in
modo definitivo, i propri problemi economici.
Nel 1871 l'Impero francese cede sotto i colpi della
Prussia di Bismarck e
la Francia diviene nuovamente repubblicana. Quando i tedeschi chiedono il
disarmo della Guardia nazionale (formata da proletari e borghesi radicali),
l'insurrezione è generale: viene proclamata la Comune di Parigi: il potere
passa nelle mani del popolo. In maggio il governo decide la repressione
sanguinosa della Comune parigina. I comunardi resistono ma sono battuti e
massacrati (25.000 morti). Marx scrive la "Guerra civile in Francia" in
cui esalta quell'esperienza come primo esperimento di "governo
proletario" e grande bandiera del comunismo rivoluzionario.
In maggio, al Congresso di Gotha, nasce il Partito
operaio socialdemocratico tedesco. Marx dissente dalla sua linea politica
("Critica al programma di Gotha"). Nel 1876 si scioglie, a
Filadelfia, la Prima Internazionale. Anche lo stato di salute di Jenny diviene
grave.
Il 2 dicembre del 1881 Jenny muore. Marx ne riceve un
colpo tanto duro da non risollevarsi più: la sua salute è così sempre più
minata. Sono ormai ricorrenti accesi colpi di tosse che non gli danno tregua. A
gennaio muore a soli 38 anni anche la primogenita di Marx. Questo ulteriore,
durissimo colpo lo ferisce a morte: alla bronchite si aggiunge un'ulcera
polmonare. Il 14 marzo 1883, alle 2 e 45 del pomeriggio, anche Karl Marx muore.
Viene sepolto nel cimitero londinese di Highgate il 17 marzo. Engels recita
una breve orazione funebre che termina così:
"I governi, assoluti e repubblicani, lo
espulsero, i borghesi, conservatori e democratici radicali, lo coprirono a gara
di calunnie. Egli sdegnò tutte queste miserie, non prestò loro nessuna
attenzione, e non rispose se non in caso di estrema necessità. E' morto
venerato, amato, rimpianto da milioni di compagni di lavoro rivoluzionari in
Europa e in America, dalle miniere siberiane sino alla California. E posso
aggiungere senza timore: poteva avere molti avversari, ma nessun nemico
personale. Il suo nome vivrà nei secoli, e così la sua opera!".
Karl Marx ebbe sette figli: la maggior parte morirono
in tenera età. A seguire le sue orme nel campo del socialismo fu la
figlia Eleanor
Marx, che tuttavia morì suicida a soli 43
anni.
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