“La solitudine può essere una tremenda condanna o una
meravigliosa conquista.” Bernardo Bertolucci
1941 Bernardo
Bertolucci nasce a Parma, dalla professoressa Ninetta Giovanardi (originaria di
Sydney) e dal poeta, storico dell’arte, traduttore e critico Attilio
Bertolucci. Fino ai 12 anni, trascorrerà l’infanzia a Baccanelli, nella
fattoria del nonno paterno.
1943 L’indomani
dell’Armistizio dell’8 settembre, la piccola famiglia sfolla dalla pianura per
trovare rifugio in montagna, nello sperduto paesino di Casarola, dove per un
anno i tre occupano l’antica casa di pietra dei Bertolucci, mezza rovinata e
disabitata da tempo.
1947 Nasce il
fratello Giuseppe Bertolucci.
1954 L’intera famiglia si
trasferisce a Roma, in via Giacinto Carini, nel quartiere di Monteverde
Vecchio.
1956 Durante le tradizionali
vacanze estive a Casarola, il quindicenne Bernardo realizza un primo
cortometraggio, La teleferica, con una
cinepresa a 16mm avuta in prestito. Tre mesi più tardi gira La morte del maiale nel
podere di Baccanelli.
1960 Viaggio-premio
a Parigi per l’aver superato l’esame di maturità. Frequenta per un intero mese
la leggendaria Cinémathèque Française di Henri Langlois, in compagnia del
cugino Giovanni Bertolucci.
1961 Abbandona
gli studi universitari in Lettere moderne per potere fare da assistente all’amico
di famiglia e vicino di casa Pier Paolo Pasolini – una “scoperta” letteraria
del padre – sul set di Accattone.
1962 Pochi giorni dopo
aver vinto il premio Viareggio di poesia (categoria “Opera prima”) per il
volumetto In cerca del mistero, esordisce ugualmente come
regista alla Mostra del Cinema di Venezia, con il lungometraggio La Commare
secca, da un soggetto pasoliniano. Ha 21 anni.
1964 Viene
presentato al Festival di Cannes il più autobiografico Prima della
rivoluzione, che fa di lui il seguace italiano della Nouvelle Vague (e in
particolare di Jean-Luc Godard). Protagonista della pellicola è l’attrice di
teatro Adriana Asti, sua compagna dai tempi di Accattone.
Nonostante diversi premi internazionali, il film dovrà però aspettare tre anni
prima di essere distribuito all’estero.
1967 Non riuscendo a
trovare finanziamenti per nuovi progetti, firma un documentario in tre puntate
per la Rai, La via del petrolio, e il cortometraggio
d’avanguardia Agonia, destinato al film a episodi Amore e
rabbia, nonché il trattamento di C’era una
volta il West, insieme a Sergio Leone e Dario Argento.
1968 Fin dal 1° gennaio, Prima della
rivoluzione, finalmente distribuito oltralpe grazie a Henri Langlois,
riscuote un notevole successo presso gli studenti ormai in fermento della
Sorbona. A fine marzo iniziano a Roma le riprese dell’assai “godardiano” Partner, moderno
adattamento del romanzo Il sosia di
Dostoevskij, con l’interpretazione del francese Pierre Clémenti e prodotto dal
cugino Giovanni. Gran parte del film si rifà “in diretta” all’attualità del
Maggio parigino. Nei mesi successivi, concretizza la doppia decisione di
prendere la tessera del PCI e di cominciare una psicoanalisi.
1970 Concepiti entrambi
sul lettino dell’analista, escono quasi in contemporanea Strategia
del ragno (da un racconto di Jorge Luis Borges), con Giulio Brogi e Alida
Valli, e Il conformista (dall’omonimo romanzo di Moravia),
con Jean-Louis Trintignant, Stefania Sandrelli e Dominique Sanda. I due
lungometraggi, ambientati durante il Ventennio Nero, rivelano al pubblico
internazionale un giovane regista sempre più aperto sull’esplorazione
dell’inconscio e impegnato politicamente, come testimonia anche il
documentario La salute è malata o i poveri
muoiono prima, fatto per il PCI.
1972 Un’altra
tappa decisiva viene varcata con l’uscita di Ultimo tango
a Parigi, il cui lungo processo per “offesa al comune senso del pudore”,
oltre al planetario successo di scandalo, gli varrà la perdita dei diritti
civili per cinque anni.
1976 Scritta in
collaborazione col fratello Giuseppe e il montatore Franco Arcalli, la saga
di Novecento – cinque ore di proiezione sulla
lotta tra comunisti e fascisti nella Bassa padana – è salutata in tutta Europa
come l’equivalente italiano di Via col vento.
Malgrado l’enorme successo di pubblico in Italia e un cast internazionale
stellare (Burt Lancaster, Sterling Hayden, Gérard Depardieu, Robert De Niro, Donald
Sutherland, Romolo Valli, Laura Betti, Stefania Sandrelli, Dominique Sanda…),
il film sarà decisamente boicottato sia negli Stati Uniti sia in Unione
Sovietica.
1979 Altro rifiuto da
parte dell’America nei riguardi de La Luna, che
mette in scena il fantasma dell’incesto tra una cantate lirica e il figlio
teenager, in una doppia chiave registica tra melodramma e commedia sofisticata.
Nella parte della trasgressiva diva Caterina Silveri, la spregiudicata star
Jill Clayburgh. In Francia La Luna è subito
definito in modo quasi unanime l’espressione della “quintessenza” stessa della
cultura italiana, e rimane tra le opere più amate del maestro parmigiano.
1981 La tragedia
di un uomo ridicolo, con Anouk Aimée e Ugo Tognazzi (premiato
quell’anno a Cannes per la sua interpretazione), illustra in un registro
sottilmente onirico la rivalità tra padre e figlio nel confuso contesto degli
“anni di piombo”. Con il senno di poi, risulta che questa fatica
incredibilmente audace e personale all’epoca sia stata veramente capita solo
dalla critica internazionale più avanzata e dai severissimi Cahiers du Cinéma e
Positif.
1983 Presiede la giuria
della 40a Mostra del cinema di Venezia che assegna il Leone d’oro a Prénom
Carmen di Jean-Luc Godard.
1984 Tramontati
i progetti di portare sullo schermo il nuovo romanzo di Moravia, 1934, e
soprattutto Red Harvest, da Dashiell Hammett – che
ambiva girare in America fin dal 1971 –, il regista si innamora
imprevedibilmente dell’autobiografia di Pu Yi, l’ultimo Figlio del Cielo, il
quale, dovutamente “rieducato” sotto il regime del presidente Mao, trascorse
gli ultimi anni della sua vita come giardinere all’Orto botanico di Pechino.
1987 Il kolossal
d’autore L’ultimo imperatore, girato per sei mesi in Cina
come produzione indipendente europea messa su dall’inglese Jeremy Thomas,
diventa il primo simbolo di una certa (altro)mondializzazione, specialmente in
seguito alla consacrazione storica di ben 9 premi Oscar avvenuta a Hollywood
nell’aprile 1988. Forse ingannati dalla partecipazione di Peter O’Toole,
accanto a John Lone, Joan Chen e una schiera di attori orientali, non pochi
sbaglieranno da questo momento in avanti nel vedere in Bertolucci il degno
successore dell’ormai ritirato David Lean, il regista leggendario di Lawrence
d’Arabia e del Dottor
Zivago.
1990 Presiede la giuria
del 40° Festival di Cannes che assegna la Palma d’oro a Cuore
selvaggio di David Lynch. Pochi mesi dopo, in piena guerra del Golfo, esce
sugli schermi Il tè nel deserto, dal romanzo di culto di
Paul Bowles su una coppia di artisti newyorchesi in viaggio nel Sahara. La
pellicola, interpretata da Debra Winger e John Malkovich, viene immediatamente
accolta come la seconda parte di quella che poi verrà chiamata la bertolucciana
“trilogia orientalista”, o “trilogia dell’altrove”.
1993 Indirizzato
innanzitutto al pubblico giovanissimo, Piccolo
Buddha, con Keanu Reeves nei panni dell’esotico
principe di nome Siddhartha, porta ugualmente gli spettatori più maturi alla
scoperta della millenaria saggezza dell’Oriente, ispirandosi al caso –
autentico – di un ragazzino statunitense ritenuto la reincarnazione di un lama
tibetano deceduto in esilio in Occidente.
1996 Io ballo da
sola, interpretato tra gli altri dalla diciannovenne Liv Tyler e
dall’inglese Jeremy Irons, segna l’atteso ritorno in patria del “Signor Oscar”,
qui sceneggiato dall’autrice newyorchese Susan Minot, come pure l’inizio di una
seconda trilogia, quasi antitetica rispetto alla sfarzosità della precedente:
la “trilogia intimistica”, detta anche la “trilogia da camera”.
1998 Una
profuga africana è la protagonista de L’assedio (da
un racconto di James Lasdun), destinato in partenza alla Rai e prodotto dal
fratello Giuseppe e dalla moglie Clare Peploe. Per Shandurai (Thandie Newton),
un eccentrico pianista inglese (David Thewlis) espatriato a Roma si dimostra
pronto a sacrificare perfino lo strumento che lo fa vivere, memore a sua volta
della lezione di Cocteau: “Non esiste l’amore; esistono solo prove d’amore”.
2001 Con il
cortometraggio Histoire d’eaux, che
torna sul tema dell’immigrazione, contribuisce, insieme a quattordici altri
autori provenienti da tutte le parti del mondo, al progetto collettivo Ten Minutes
Older, prodotto da Wim Wenders, sul tema universale del tempo.
2003 Nuovo successo di
scandalo per The Dreamers – I sognatori, girato a Parigi, che
rivisita lo spirito utopistico di un’intera generazione, nei giorni che
precedono l’esplosione del Maggio ’68. I tre “sognatori” del titolo sono Eva
Green, Louis Garrel e Michael Pitt.
2007 Riceve a Venezia il
Leone d’oro speciale del 75° alla 64a Mostra del Cinema.
2011 Palma d’oro alla
carriera al 64° Festival di Cannes.
2012 La “trilogia da
camera” diventa “quadrilogia” con Io e te.
Liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Niccolò Ammaniti e interpretato dal
quattordicenne Jacopo Olmo Antinori e dall’esordiente Tea Falco, è l’ultimo
lungometraggio diretto da Bertolucci, costretto da cinque anni alla sedia a
rotelle.
2013 Presiede la giuria
della 70° Mostra del cinema di Venezia che assegna il Leone d’oro al
documentario Sacro GRA di Gianfranco Rosi. Sempre a
Venezia presenta il corto Scarpette rosse,
inserito nella raccolta Future Reloaded.
2014 L’Università degli
Studi di Parma gli conferisce la Laurea Honoris Causa in Storia e critica delle
arti e dello spettacolo.
2018 Scompare pochi
giorni dopo aver terminato la sceneggiatura di The Echo
Chamber, scritta insieme a Ilaria Bernardini e Ludovica Rampoldi.
https://bernardobertolucci.org/biografia/
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