“Un bel sorso di whisky caldo prima di andare a
dormire. Non è molto scientifico, ma aiuta.”
Alexander Fleming
Fare la muffa in laboratorio
Bronchite, polmonite, broncopolmonite: a sentire
queste parole non si può fare a meno di provare una certa inquietudine. La
tosse spesso è un sintomo di queste malattie, fino a non molti anni fa
considerate pericolose. Ma la polmonite che per secoli è stata considerata
gravissima, oggi è poco più importante di un mal di gola. Merito di un biologo
inglese, Sir Alexander Fleming, che nel 1928 scoprì, per caso, che una muffa
(chiamata "penicillium", cioè "muffa a forma di pennello")
impediva la riproduzione di alcuni batteri; da quella muffa sarebbe stata
estratta la penicillina, il primo antibiotico usato in medicina: una sostanza
assolutamente "naturale".
In realtà dovettero passare undici anni prima che i
ricercatori Florey e Chain riuscissero a dare valore alla scoperta di Alexander
Fleming e iniziassero a produrre la penicillina su scala industriale; ma
bastarono pochissimi anni perché il nuovo farmaco, usato dai soldati alleati
durante la II guerra mondiale, alla fine del conflitto si diffondesse in tutto
il mondo. Da allora decine di altri antibiotici sono stati sintetizzati e le
malattie batteriche dei bronchi e dei polmoni sono diventate curabili
facilmente e rapidamente.
Medico, scienziato e filantropo lo scopritore di
questa fondamentale "arma" per combattere le infezioni nacque il 6
agosto 1881 a Lochfield, vicino Darvel (Scozia), una cittadina nell'Ayrshire,
regione rurale della Scozia. Discendente da una famiglia di agricoltori,
Alexander Fleming fu il terzo di quattro figli. I suoi genitori lavoravano in
una fattoria di ottocento acri che distava un miglio dalla casa più vicina.
Durante l'infanzia Fleming passò molto del suo tempo libero divertendosi a
correre e giocare tra i ruscelli, le valli e le brughiere, tipici del paesaggio
scozzese, sviluppando un sempre crescente interesse per i fenomeni naturali.
Suo padre morì quando egli aveva sette anni, lasciando
la madre a occuparsi della fattoria con il figliastro più vecchio. Frequentare
gli studi divenne particolarmente duro per lui, soprattutto a causa della
grande distanza a cui si trovavano le scuole. Il futuro scienziato fece immensi
sacrifici per arrivare alla laurea. Per un breve periodo dopo il diploma
superiore, spinto dalla necessità, lavorò come impiegato in una compagnia di
navigazione dell'epoca, con il serio rischio di dover interrompere la carriera
scolastica. Malgrado la stanchezza proprio quel lavoro gli fornì le risorse necessarie
per iscriversi all'Università.
Come studente di medicina Fleming dimostrò
immediatamente di possedere eccezionali capacità, superando con estrema
facilità tutti gli esami e guadagnando numerosi premi: nel 1906 ottenne il
College Diploma e nel 1908 il London University Degree con medaglia d'oro. In
virtù della brillante carriera universitaria, fu immediatamente scelto come
allievo interno da Sir Almroth Wright, microbiologo, professore di patologia ed
uno dei maggiori esperti di immunologia del tempo: iniziò così la brillante
attività di Alexander Fleming che da semplice studente lo portò a diventare uno
degli assistenti personali di Wright ed a lavorare al suo fianco in
laboratorio.
Intanto nel 1915 Fleming sposò Sarah Marion McElroy,
figlia di un allevatore irlandese, la quale lavorava in una casa di cura
privata: il matrimonio durò fino alla morte di lei, nel 1949.
Sotto la guida del suo maestro comprese l'importanza
di sviluppare nel corpo umano un'immunità per guarirlo da un'infezione, ed
impostò le sue ricerche in questa direzione. Tra tutte le scoperte fatte in
quel periodo, Fleming rimase particolarmente colpito dal lavoro del medico e
chimico tedesco P. Ehrlich, che aveva sviluppato il "Salvarsan", un
composto a base di arsenico utilizzato per la cura della sifilide: una
"pallottola magica" in grado di uccidere l'organismo infettante senza
danneggiare il soggetto infettato. Diventò così uno dei pochi medici ad avere
la possibilità di somministrare questo potente farmaco, facendo inoltre
esperienza con le nuove e difficili tecniche di iniezione endovenosa.
Il punto di svolta si ebbe quando Alexander Fleming
nel suo laboratorio di St. Martin, a Londra, verificando lo stato di una
coltura di batteri, vi trovò una copertura di muffa. Questo evento non aveva
nulla di straordinario, poiché erano normali situazioni del genere; la cosa
eccezionale fu invece il fatto che questa muffa aveva annientato tutti i
batteri circostanti. La scoperta, come si è detto, fu casuale; se si fosse
trattato di un altro tipo di germi, o di un altro tipo di muffa, o più
semplicemente di uno scienziato più distratto, probabilmente tutto sarebbe
passato inosservato.
La scoperta non suscitò all'epoca grande entusiasmo
anche perché la penicillina non curava molte altre malattie, tra cui la più
banale influenza, non immunizzava e soprattutto non eliminava definitivamente i
batteri, ma li "stordiva", in attesa che il sistema immunitario si
organizzasse per combatterli e distruggerli. Inoltre, essendo eliminata
piuttosto velocemente, erano necessarie diverse somministrazioni giornaliere
per ottenere l'effetto desiderato.
Nel 1941 però successe qualcosa che dimostrò
l'efficacia reale di questo ritrovato. In un ospedale di Oxford, durante la
guerra era ricoverato un poliziotto che stava per morire di setticemia a causa
di una piccola ferita infetta al lato della bocca. Rivelatesi inutili le
somministrazioni di sulfamidici, al poliziotto venne iniettata una dose di
penicillina di 200 mg. Accanto al suo letto non c'era Fleming, ma i suoi due
collaboratori Chain e Florey; un netto miglioramento cominciò a vedersi.
Purtroppo le scorte di penicillina si esaurirono ed il poliziotto morì, ma
l'efficacia del farmaco contro le infezioni fu definitivamente dimostrato. In
Gran Bretagna e negli USA cominciò una massiccia produzione del preparato.
Nel 1944 Alexander Fleming fu insignito del titolo di
Sir e l'anno dopo divise il premio Nobel con
i suoi collaboratori Chain e Florey. Fleming morì il giorno 11 marzo 1955 e fu
sepolto nella Cattedrale di St. Paul, insieme ad altri inglesi illustri.
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