Laureata in lettere e filosofia (il padre, un sindacalista
socialista che faceva il deviatore alle Ferrovie e che durante la dittatura era
stato perseguitato dai fascisti aveva voluto che la figlia studiasse)
all’Università Cattolica di Milano con una tesi dal titolo “L’attuazione delle
riforme in Reggio Emilia nella seconda metà del secolo XVIII” ed insegnante in
un istituto tecnico industriale di Reggio Emilia, Leonilde, per tutti Nilde, dopo l’8
settembre 1943 entra nelle file della Resistenza operando nei Gruppi di difesa
della donna.
Segretaria
dell’Udi a Reggio Emilia, è
tra le 21 elette il 2 giugno 1946 all’Assemblea costituente.
Nel Partito comunista entra a far
parte degli organismi dirigenti nazionali e, nel 1948, è eletta per la prima
volta alla Camera dei deputati. Riconfermata
per le successive legislature – unico parlamentare italiano ad essere stato
eletto ininterrottamente per 13 volte (14, contando anche l’Assemblea
costituente) – il 29 giugno 1979 ne è eletta, prima donna nella storia,
presidente.
Manterrà
la carica fino al 1992, lavorando ininterrottamente sino al 18 novembre 1999,
quando, già gravemente malata (morirà poco più di due settimane dopo), si
dimetterà tra gli applausi unanimi dell’intero schieramento parlamentare.
“Le
confermo il sentimento di gratitudine del popolo italiano”, le scriverà
l’allora il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi. E D’Alema da Istanbul:
“Voglio sottolineare l’appassionato lavoro parlamentare degli ultimi anni per
le riforme: Nilde Iotti si è conquistata sul campo il prestigio riconosciuto da
tutte le forze politiche. Oggi si aggiunge la nobiltà di un atto che colpisce e
dispiace per le condizioni di salute che lo motivano, ma le cui ragioni ideali
esprimono la coerenza di fondo con una concezione alta della politica e delle
istituzioni”.
Diceva
in occasione del decimo anniversario della sua morte il presidente emerito
della Repubblica Giorgio
Napolitano: “Nilde Iotti, con la quale ho condiviso una lunga
attività parlamentare e intrattenuto un rapporto di feconda amicizia, ha
rappresentato un esempio altissimo di rigore morale, di forte passione civile,
di intelligente e totale impegno al servizio delle istituzioni del paese. Nella
sua vicenda umana e politica si riflette la storia stessa dell’Italia
repubblicana, che ella ha accompagnato nel cammino di ricostruzione e di
sviluppo dai banchi dell’Assemblea costituente e poi della Camera dei Deputati,
di cui per lungo tempo fu presidente unanimemente apprezzata, garanzia di
libero confronto per tutti i gruppi politici. La lezione politica di Nilde
Iotti, anche nella costante affermazione del principio costituzionale
dell’uguaglianza della donna nella società, nel lavoro e nelle professioni,
mantiene oggi intatta tutta la sua forza e attualità, e la manifestazione di
oggi costituisce un giusto riconoscimento ad una eredità che è patrimonio
dell’intero paese”.
Scriveva
su «l’Unità» del 3 dicembre 2015 in occasione del 16° anniversario della
scomparsa Livia Turco,
presidente della Fondazione a lei dedicata: “Nella sua vita ha conosciuto
le fatiche, la fierezza, l’amore intenso e l’intenso dolore, l’amore per la
figlia Marisa e per i nipoti, la grande passione per la politica dove ha saputo
essere innovatrice, intransigente e madre generosa […] Si occupò con
particolare dedizione dei temi del Diritto di famiglia, delle pensioni alle
casalinghe, del divorzio assumendo come riferimento l’idea di
famiglia come comunità di affetti […] Nel 1979 viene eletta, prima donna,
presidente della Camera. Nel suo discorso di insediamento dedicò le sue prime
parole alle donne italiane, cui rimase sempre profondamente legata e fedele […]
Alle donne in particolare insegnava l’eleganza della politica, che doveva
nutrirsi di cultura, ricercare e promuovere il bene comune, essere capace di
ascolto”.
“Onorevoli
colleghi – affermava
Nilde il 20 giugno 1979 in occasione della sua nomina a presidente della Camera
dei deputati – con emozione profonda vi ringrazio per
avermi chiamato col vostro voto e con la vostra fiducia a questo compito così
ricco di responsabilità e di prestigio. Voi comprenderete, io credo, la mia
emozione. In questo alto incarico mi ha preceduto l’onorevole Pietro Ingrao,
che fino a ieri ha diretto i nostri lavori con grande intelligenza e
imparzialità, e prima ancora l’onorevole Sandro Pertini, oggi presidente della
Repubblica, a cui va il mio deferente saluto. Ma in particolare comprenderete
la mia emozione per essere la prima donna nella storia d’Italia a ricoprire una
delle più alte cariche dello Stato. Io stessa – non ve lo nascondo – vivo quasi in modo emblematico questo
momento, avvertendo in esso un significato profondo, che supera la mia persona
e investe milioni di donne che attraverso lotte faticose, pazienti e tenaci si
sono aperte la strada verso la loro emancipazione. Essere stata una di loro e
aver speso tanta parte del mio impegno di lavoro per il loro riscatto,
per l’affermazione di una loro pari responsabilità sociale e umana,
costituisce e costituirà sempre un motivo di orgoglio della mia vita”.
Il
suo messaggio di una politica bella, pulita, onesta, ricca di cultura continua
ad essere per noi tutte un di riferimento.
La
sua foto campeggia nella Sala delle donne di Montecitorio, dove dal 2016
vengono ricordate attraverso fotografie le donne che hanno fatto parte delle
istituzioni repubblicane.
Ci
sono i ritratti delle 21
costituenti; delle prime dieci sindache elette nel corso delle
elezioni amministrative del ‘46; della prima presidente della Camera; della
prima Ministra, Tina
Anselmi (“Ho vivo il ricordo in quei primi anni da
parlamentare – dirà – della solidarietà e della passione che mettemmo per
raggiungere i nostri obiettivi, noi donne di partiti diversi, e spesso, come ho
già detto, la comunanza politica si trasformava in profonda amicizia. Come è
accaduto con Nilde Iotti, che fu una grande militante del Pci ed in seguito una
autorevole presidente della Camera. Piena di intelligenza politica e di
dignità, è stata una donna che ha lasciato un segno”); della prima Presidente
di Regione, Anna Nenna D’Antonio.
Nella
sala ci sono ancora due
specchi (nel 2016 gli specchi erano tre) per ricordare che
in Italia non ci sono mai state donne che hanno avuto il ruolo di premier o
presidente della Repubblica. Sotto gli specchi la scritta Potresti essere tu la prima,
per rimarcare un’assenza, per indicare un percorso da compiere ma anche per ricordare
alle donne che vedranno la propria immagine riflessa negli specchi, che
potrebbero essere le prime a ricoprire tali cariche.
Soltanto
in cinque casi la Presidenza della Camera è stata affidata a una donna (Nilde
Iotti per tre legislature, Irene Pivetti e Laura Boldrini), in un solo caso la
Presidenza del Senato (Maria Elisabetta Alberti Casellati).
Su
oltre 1500 incarichi di ministro assegnati in 70 anni di storia repubblicana le
donne ne hanno ottenuti poco più di 80 (dei quali la metà senza portafoglio).
Nessuna
donna ha mai rivestito l’incarico di ministro dell’Economia e delle finanze,
nessuna donna – dicevamo – è stata mai investita della carica di
presidente del Consiglio o è mai stata eletta presidente della Repubblica (nel 1987 la Iotti ebbe un incarico
esplorativo di formazione del governo, che non ottenne risultato: sarebbe stata
l’unica donna capo del governo della storia italiana).
Considerato
che le donne in Italia rappresentano più di metà dell’elettorato attivo,
il 42% dei lavoratori, il 57,2% dei laureati ed il 41% della produzione del Pil
nazionale, verrebbe ancora una volta da chiederci, e sono certa che Nilde lo farebbe insieme a
noi, se
non ora, quando?
Ilaria Romeo, Archivio Storico Cgil
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