Un tempo la chiamavano physique amusante, fisica
d’intrattenimento: una performance in cui l’artista impressionava il pubblico
con abilità mnemoniche e di calcolo, numeri di telepatia e lettura del
pensiero, senza per questo chiamare in causa il soprannaturale. Oggi parliamo
di mentalismo, e Vanni De Luca è tra i più promettenti esponenti di quest’arte.
Illusionista matematico e fenomeno del multitasking, in pochi minuti è in grado
di risolvere un cubo di Rubik, calcolare una matrice (complessa tabella di
numeri utilizzata in analisi matematica), eseguire il percorso del cavallo (che
consiste nel far occupare al cavallo tutte le caselle della scacchiera passando
su ognuna una e una sola volta) e, simultaneamente, recitare un canto della Divina Commedia scelto a caso dal
pubblico. Ne dà prova nello spettacolo Prodigi,
che in questi giorni sta facendo il tutto esaurito nei teatri italiani (fino al
7 gennaio sarà al Teatro Leonardo di Milano). De Luca è anche tra i pochi
mentalisti disposti a svelare i segreti della sua arte; se non tutti, quelli di
una delle abilità chiave del mentalismo: la memoria. Sulla quale ha appena
scritto un libro, Una mente prodigiosa
(Vallardi), sorta di “palcoscenico di carta” dove si susseguono spiegazioni,
esercizi e approfondimenti sui personaggi che nei secoli hanno superato i
confini della mente. “Tutta questione di allenamento” assicura lui. “Ognuno di
noi possiede una mente potenzialmente perfetta, ma per disporne è necessario
riattivare zone del cervello poco usate”. De Luca ha sviluppato un metodo,
ispirato a mnemotecniche antichissime, che permette di fissare qualunque
informazione, ance motoria (come le sequenze per risolvere Rubik), in tempi
record. “Il punto è stimolare (ippocampo e amigdala, aree cerebrali essenziali
per la memorizzazione a lungo termine, un processo che dipende dalla capacità
delle informazioni di sollecitare l’immaginazione”. Il segreto del metodo sta
in un acronimo: Pav. Ovvero “Paradosso, azione, vivida”. In pratica bisogna
trasformare ogni informazione in una scena assurda, dinamica, che solleciti i
sensi. Esempio: per memorizzare “zanzara” immaginate di essere punti da un
transformer con ali in fibra di carbonio, concentrandovi sui suoni e sul sangue
che stilla. Per sequenze più complesse c’è il metodo dei loci, luoghi in latino. Lo usava già Cicerone per ricordare gli
argomenti delle sue orazioni e ancora oggi secondo uno studio uscito su Nature Neuroscience, lo usano nove concorrenti
su dieci dei Campionati mondiali di memoria. Consiste nel visualizzare le
informazioni (già trasformate in immagini Pav) lungo un percorso immaginario
situato in un luogo familiare, come la casa d’infanzia. Per “rivederle” in
sequenza basterà ripercorrere mentalmente il percorso. Grazie a questo metodo
De Luca conosce a memoria tutta la Divina Commedia, ma anche il giorno della
settimana relativo a qualsiasi data della storia
Giulia Villoresi – Scienze – Il Venerdì di La Repubblica – 29
dicembre 2017 -
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