Mi Sento Una Scimmia. Sì, posso a ragione affermare di
avere lo stesso margine di gestione di una scimmia ammaestrata. È il mio
lavoro. Rispondo al telefono. Tutto il tempo. Sempre e comunque, tutto il
giorno, tutti i giorni. Sono inchiodata allo squillo di un apparecchio
telefonico. Non mi alzo dalla postazione, non mi allontano, non parlo con il
collega se non è il telefono a deciderlo…Mi limito solo a seguire e ad
applicare procedure standard. Umberto Galimberti, filosofo tra i più ascoltati
in Italia e non solo, cita le parole di una giovane lavoratrice di un call
center, affermando che lei gli ha scritto una delle lettere più dolorosamente
belle che abbia mai ricevuto. Non è affermazione da poco, per lui che cura la
rubrica dei lettori di D fin dal
1996. Solo il 10% dei giovani oggi pratica un nichilismo attivo, reagisce, ha
una bella volontà. Anche se, si connota una mancanza di scopo, grazie alla
quale il futuro non è una promessa ma una minaccia; una mancanza di risposta al
perché uno deve stare al mondo, e si spiegano i tanti suicidi; e pure una
mancanza di valori, ma questo secondo me è poco importante. Già, quando gli
adulti tirano in ballo quei valori che non ci sono più, solitamente rimpiangono
la loro sessualità perduta”. Ride con educata perfidia Galimberti. Ma
professore, e il restante 90%? “Già perso. Per sempre. Senza rimedio”. Peccato. Avevamo tirato un sospiro di sollievo vedendo la copertina e
leggendo la lunga e bella introduzione del suo nuovo saggio intitolato La parola ai giovani. Dialogo con la generazione del nichilismo attivo
(Feltrinelli), nato per raccogliere e comunque 72 lettere scelte tra quelle che
parecchi lettori di D d’età compresa
tra i 15 e i 30 anni gli avevano ultimamente scritto. Ci era sembrato di buon
auspicio che ragazze e ragazzi avessero cercato un austero signore di 75 anni e
un giornale “di carta” per orientarsi in una contemporaneità smorta e depressa.
E avevamo seguito Galimberti prendere caute distanze dal libro gemello scritto
nel 2007, L’ospite inquietante. Il
nichilismo e i giovani, i cui vivisezionava il nichilismo passivo d’inizio
millennio. Rassegnato e senza sogni. Sì. Sotto sotto avevamo sperato che
Galimberti seguisse i sentieri della sociologia più aggiornata, quella che vede
una cesura trai già “anziani e disillusi Millennial e i loro fratelli minori, i
Generazione Z, frugali, analogici, secchioni, risparmiatori, etici, romantici,
impegnati. E invece…” E invece la tendenza non c’è. C’è una minoranza di
giovani che non vanno assolutamente aiutati. Perché ce la fanno da soli. E a
cui è perfettamente inutile dare consigli: quando un ragazzo passa i 12 anni è
già troppo tardi, bisognava parargli prima, prima dell’esplosione della sua
sessualità”, risponde pronto. Vero, ai figli abbiamo parlato poco…”I padri
hanno taciuto. Le madri anche. Però hanno soccorso, e quindi peggiorato la
situazione. Ma lo sappiamo o no, quello che ci dicono oggi le neuroscienze? Che
nei prmi 3 anni di età un bambino completa le sue mappe cognitive e quelle
emotive: non parlargli significa deprimerlo, non darli un riconoscimento. A 4
anni arriva poi il momento dei perché, arriva cioè il principio di causalità
che toglie l’angoscia: non mi spavento perché prevedo e faccio uno schema del
mondo, sempre che qualcuno abbia risposto con attenzione ai miei perché. Il
bambino è un filosofo. Proporrei d’introdurre la filosofia già alle elementari”.
Chiaro. Per un sano e consapevole nichilismo attivo, contano
di più genitori efficaci e un insegnante carismatico che un sistema di valori solido quanto
basta…Galimberti sbuffa, ma alla fin fine si intenerisce: “I valori non sono
che coefficienti sociali condivisi dalla comunità per ridurre i conflitti e
garantire la convivenza. Con il mutare delle epoche dei valori se li sono
inventati e se li sono dati”. Odiano il razzismo, la violenza, lo strapotere
del social e dei mezzi informatici, l’iperpatologizzazione imperante che butta
tutto in terapia (dalla cromoterapia alla pet-terapia) e uccide la personalità
e la dimensione del dolore, la dittatura dei fatti e delle immagini sui
sentimenti, il denaro come unico scopo di una carriera e di una vita, il lavoro
come ossessione e non come piacere…Basterà, tutto questo? “Comunque stiamo
parlando di una struttura di valori ben più significativi di quella oggi
espressa dal mondo adulto, di un sistema di bussole spesso difeso in modo
aggressivo e provocatorio”. Quanto al bastare, ci pesa sul cuoe un’altra
lettera ricevuta da Galimberti, scritta da una laureata 27enne (a breve con una
seconda laurea) che vende gelati per 3 euro all’ora, “sei giorni su sette,
dieci ore al giorno, contratto falso, dimissioni anticipate firmate senza data,
quattordicesima firmata ma non percepita, quindici minuti di pausa totali,
turni di lavoro comunicati a mezzanotte perché tu non conti niente”. Anche a un
nichilista attivo (e a un filosofo) spesso cadono le braccia.
Elisabetta Muritti – Grandi Domande – Donna di La Repubblica –
20 gennaio 2018 -
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