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sabato 6 gennaio 2018

Lo Sapevate Che: I delfini si parlano. Ma sono tutte chiacchiere...

Kaitlin Frasier, dell’Istituto oceanografico Scrippa di San Diego, California, voleva sapere quali specie di delfini frequentassero il Golfo del Messico. Ha quindi pensato di integrare gli avvistamenti dalle barche con l’identificazione degli impulsi sonar, o click, che emettono. Impresa non facile. Quando si è messa ad ascoltare le registrazioni dei click fatte da microfoni subacquei, si è subito resa conto che ognuno raggruppava quel suono in modo diverso, e che il nostro orecchio non è in grado di distinguerli. Così si è rivolta all’intelligenza artificiale, che ha una potente capacità di trovare similitudini in montagne di dadi in cui noi ci perdiamo. Dopo aver ascoltato 52 milioni di click, il “delfinologo robotico realizzato dagli informatici è riuscito a estrarre sei categorie di suoni, che si stanno rivelando connessi in effetti a specie precise di delfini. “Grazie all’intelligenza artificiale siamo riusciti a identificare i click tipici del grampo, dei globicefali e della pseudorca, individuando così anche gli ecosistemi marini che preferiscono “dice Frasier. A questo punto viene spontanea la domanda: WI software che avete messo a punto saranno anche in grado di analizzare il linguaggio dei delfini e capirne il significato?” Ma la Frasier taglia corto: “Non esiste nessun linguaggio dei delfini, è solo una fantasticheria romantica!”. Già, se si vuole far irritare un esperto di delfini, basta chiedergli del loro linguaggio: sono stanchi di parlare di una cosa che, per lo più, ritengono reale come i folletti o lo Yeti. Quando nel 2016 il biologo russo Vyacheslav Ryabov annunciò di aver registrato due delfini che “conversavano”, emettendo suoni in alternanza. Richard   Conner, dell’Università del Massachusetts, commentò seccato: “Bullsshit” (Cavolate). Denise Herzing, direttrice scientifica del Wild Dolphin Projet, è più morbida: “Si sa dal 1979 che i delfini comunicano in modo alternato, ma lo fanno anche tanti altri animali e nessuno sostiene che stiano “conversando” “. Insomma per conversare serve un linguaggio, cioè un sistema di comunicazione basato su suoni (o anche gesti) ognuno corrispondenti a precise azioni, oggetti o categorie astratte, ordinati poi a formare frasi, con una grammatica. Fra gli animali però, a parte le grida di allarme associate a specifici predatori in alcune scimmie, non si è trovato nulla di simile: comunicano, ma senza trasmettere significati precisi, solo indicazioni di identità (i cinguettii degli uccelli) territorialità (gli ululati dei lupi, richiami sessuali, (il gracidio delle rane), minacce (l’abbaiare dei cani). Eppure l’idea di “parlare con Flipper” non tramonta: migliaia di siti internet ripetono che i delfini conversano fra loro e che un giorno ne decifreremo il linguaggio. Dovete capire l’irritazione dei colleghi. Questa ossessione per il “linguaggio” dei delfini oscura la ricerca seria sulla loro comunicazione” dice Guido Gnone, biologo marino specializzato in cetacei e responsabile scientifico all’Acquario di Genova. “I delfini sono animali intelligenti, altamente sociali e con capacità eccezionali, come il loro sonar, in grado di individuare una biglia in piena piscina, ma non vedo perché attribuirgli capacità superiori, per esempio, ad animali terrestri comparabili, come i lupi”, Una ragione potrebbe essere nell’atteggiamento che hanno verso l’uomo: né aggressivo, né spaventato, quasi cercassero un contatto. “Sì, è una cosa che colpisce. Sono noti casi di delfini selvatici, spesso rimasti soli, che cercano la compagnia degli uomini o che spontaneamente aiutano i pescatori. Però sospetto che se non avessimo massacrato per millenni gli animali terrestri, forse avremmo un rapporto simile anche con i più intelligenti di loro. Anche se curiosi, i delfini non hanno un linguaggio, ma un complesso sistema di comunicazione, funzionale alle loro esigenze, così come li hanno le scimmie o i pappagalli. Pretendere che “parlino” come noi, e quantomeno ingenuo”. (..). I delfini si scambiano continuamente combinazioni di tutti questi tipi di suoni, soprattutto per trovarsi, riconoscersi come membri di un gruppo, sincronizzarsi nella pesca ed esprimere stati emozionali”. Per esempio sono diversi i suoni associati all’aggressività: una sorta di latrato, scariche di rapidi click verso gli avversari e anche lo sbattere delle mascelle o della coda. “Forse però il suono più straordinario finora identificato è il “fischio firma”, una sorta di “nome proprio” che ogni delfino comincia a emettere poco dopo la nascita, in parte imitando quello della madre, e che poi perfeziona fino a ottenere un suono unico fra i membri del branco. Un delfino si fa riconoscere o trovare ripetendo il proprio fischio e, raramente, chiama anche altri emettendo la loro “firma”, non si sa, se per mostrare amicizia, ostilità o come corteggiamento”. Se hanno “nomi” per indicare individui, però, si potrebbe pensare che ne abbiano altri per indicare cose o azioni. Magari non li abbiamo ancora individuati, perché la complessità di questi suoni, parte dei quali ultrasuoni è troppo grande per il nostro inadeguato sistema uditivo. Non credo. Per quanto si studino da decenni i loro richiami con ogni mezzo, in natura e negli acquari, non si è mai trovata nessuna associazione fra i suoni che emettono e oggetti o azioni: insomma non ci sono “parole” nella loro comunicazione.

Alex Saragosa – Scienze – Il Venerdì di La Repubblica – 29 dicembre 2017 -

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