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martedì 16 gennaio 2018

Lo Sapevate Che: Senza fatti non c'è democrazia...

La Post verità è un neologismo con un significato antico. L’Oxford Dictionary, che l’ha adottato due anni fa sotto la voce post –truth, lo riconduce a circostanze in cui i fatti obiettivi hanno meno influenza che i richiami alle emozioni e alle opinioni personali. La nuova espressione indica un fenomeno favorito dal moltiplicarsi delle reti sociali, dall’affollamento dei canali di informazione, ma comprende verità, spesso confuse, nate col linguaggio e con la politica. La post verità si distingue dalla propaganda, suo brutale sinonimo: la propaganda era in uso nei regimi autoritari mentre la post verità avvelena le democrazie, basate su due principi inseparabili, quali sono la libertà e la verità. Non si può infatti essere liberi senza la verità o avere la verità senza essere liberi. Dove la verità è affidata agli umori la democrazia è fragile. L’intimo rapporto tra democrazia, libertà e verità, è insidiato dalla post-verità. La quale punta sugli umori, sulle emozioni, ricorrendo alle menzogne. Non a caso ha dominato due importanti appuntamenti elettorali: in Gran Bretagna dove si votava per la Brexit e negli Stati Uniti per il presidente. La campagna elettorale italiana per il voto di marzo rilancia l’interesse. Ripensando alle sentenze catastrofiche, ai pronostici apocalittici ascoltati durante la campagna per il referendum britannico, il Daily Telegraph ha rivelato il ricorso sistematico alle menzogne più grossolane, nei due camp. I favorevoli alla Brexit hanno denunciato, ad esempio, senza batter ciglio un versamento settimanale all’Unione europea di 350 milioni di sterline, una somma esorbitante che sarebbe stata utile per riformare il sistema sanitario. A voto avvenuto è stato ammesso che era un’invenzione. I contrari hanno invece annunciato, cifre alla mano, il crollo dell’economia nel caso la Brexit avesse ottenuto la maggioranza. Un ministro favorevole alla rottura, ha sottolineato l’impossibilità costituzionale della Gran Bretagna di impedire l’ingresso della Turchia nell’Unione europea, pur essendo noto che essa disponeva del diritto di veto. La campagna contro la verità, favorita dalle reti sociali, ha denunciato l’arroganza di Bruxelles, delle élite di destra e di sinistra, e, curiosamente, dei fatti, degli avvenimenti: sì è scandito, quando i fatti si rivelano contrari alla propria opinione. La campagna per la Brexit è stato il trionfo delle emozioni sulla realtà. Nei due campi del sì e del no. Sull’altra sponda dell’Atlantico Donald Trump ha raccolto consensi alimentando una fiera delle falsità. Barack Obama non essendo nato sul suolo americano non avrebbe avuto il diritto di essere presidente; i Clinton hanno ordinato l’assassinio di un testimone scomodo; uno degli avversari democratici era implicato nell’uccisione di Kennedy…E questo non è che il breve campionario delle menzogne di Donald Trump che gli hanno permesso di installarsi alla Casa Bianca. Nel ricco dossier dedicato all’argomento, la rivista “Debat” (numero 197, novembre-dicembre 2017) sostiene che quel che si intende per post verità va collegato all’irruzione delle contestazioni populiste nelle società europee, perché intralcia allo stesso modo il buon funzionamento democratico. Ad alimentarla, a renderla credibile, è il sentimento che la verità ufficiale veicolata dalla stampa tradizionale non sia affidabile. Tanto più che quest’ultima è colpita da una crisi che la rende vulnerabile, e che comunque le ha tolto molto dell’autorità di un tempo. Dove la post verità prevale, attraverso soprattutto le innumerevoli reti sociali, la verità si scopre spossessata del nobile statuto di riferimento assoluto, di imperativo morale, di giudice del vero e del falso, del giusto e dell’ingiusto, che aveva nelle democrazie liberali. Per Hannah Arendt la libertà d’opinione è una farsa se l’informazione sui fatti non è garantita e se l’oggetto del dibattito non sono i fatti. “La verità dei atti fornisce informazioni al pensiero politico come la verità razionale fornisce le sue alla speculazione filosofica”. La lotta alla menzogna, che umori e passioni possono scambiare per verità, è diventata essenziale per salvare le nostre democrazie. Soprattutto in tempi elettorali.

Bernardo Valli – Dentro E Fuori – L’Espresso – 14 gennaio 2018 -

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