Dopo 23 anni di matrimonio, mai mi
sarei aspettata di dover rispondere con un “le cose cambiano” di fronte alla
domanda buttata là sul tradimento fatto o ricevuto. Ora che quel “io mai” è
sepolto da anni otto, mi ritrovo a fare i conti con i perché. Perché siamo
cresciuti e siamo diventati due persone diverse che non sono state capaci di
capire ciò che stava avvenendo per paura, per comodo, per disinteresse, per
abitudine. Perché è venuto a mancare il rispetto. Perché il silenzio ci ha
sopraffatto, ha riempito tutto, e ha lasciato il posto al non vale la pena,
un’altra volta. Ma questa altra volta non arriva mai diversa, un’altra volta è
ancora una volta di silenzio aspettando un’altra occasione più favorevole. E aspettando
l’occasione, passa la voglia, e passando il desiderio arriva la solitudine e
con la solitudine arriva un’altra persona. Del tutto inaspettata. Ma forse
cercata inconsciamente. E per fortuna. Fortuna se quella persona che arriva ti
salva. Ti dona una linfa che fa scorrere nelle vene una sensazione di vita, di
esserci, di essere una donna da toccare, una donna da accarezzare, una donna da
vivere. Non lo si ceca un amore nuovo per capriccio, lo si trova per
sopravvivere. Ora la paura è di ferire chi ti è vicino, tua madre che
sicuramente ne soffrirà, tuo figlio che chissà quali risorse e risposte
elaborerà questa decisione, tuo marito che ormai non parla più con te ma che
continua a sopportare una vita finta di coppia. E il tuo futuro incerto, senza
un lavoro, senza un soldo tuo, senza più quella facciata di vita normale e
forse invidiata dall’esterno. Vorrei essere più forte, vorrei che questa vita
mi fosse così cara e preziosa da prendermene cura nonostante tutto. Vorrei
essere più coraggiosa e pensare a me, a noi, alla vita con un uomo paziente ma
sempre pronto a proporsi come presenza nel mio futuro. Non è facile, voi che
scrivete di donne che tradiscono, non è tutto rose e fiori, sono spine che
spesso entrano in profondità e che ci fa più paura togliere che lasciare al
loro posto nonostante ci facciano, sanguinare e spegnere lentamente. (Lettera firmata)
Questa bella lettera
racconta lo spegnersi lento e inesorabile di un matrimonio. Forse lo si
potrebbe salvare se si arrivasse a parlarne, ma quel momento viene
continuamente rimandato sino a quando il tempo scade e non c’è più nulla da
fare. O come nel suo caso arriva una persona che si accorge di lei (o di lui),
che la fa rinascere, che le restituisce il corpo dimenticato, che la toglie dal
silenzio e dal vuoto. Lei sta riflettendo se continuare una vita spenta per non
far soffrire le persone che ama e perché non è economicamente autosufficiente,
o accettare questo ritorno all’amore, alla vita. In tutte e due i casi, bisogna
che lei abbia molto coraggio: comunque la prima persona con cui parlarne,
rompendo finalmente il silenzio, è suo marito. A cui lei, liberandosi, potrebbe
restituire quella libertà che lui non ha il coraggio di chiedere.
Natalia Aspesi – Questioni di cuore – Il Venerdì di La Repubblica
12 gennaio 2018 -
Nessun commento:
Posta un commento