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mercoledì 13 dicembre 2017

Lo Sapevate Che: Se la ribellione delle donne salverà anche tanti uomini...

Dopo Il Cinema, dopo la politica, dopo le aziende della Silicon Valley, fioccano le denunce per molestie sessuali anche nelle redazioni dei giornali e delle tv. Almeno qui in Usa. È inutile che faccia i nomi di illustri colleghi americani sospesi o licenziati, perché quando mi leggerete l’elenco si sarà già allungato. Chissà, forse un giorno il “caso Weinstein” (il produttore di Hollywood ormai celebre) diventerà una pietra miliare nella storia del costume, dei diritti delle donne, dei valori etici dominanti. Forse un giorno si parlerà di un “prima o dopo Weinstein”, come di un confine tra due epoche storiche. Sottolineo il “forse£. I bilanci sui grandi cambiamenti si fanno con lucidità cent’anni dopo. Questa vicenda è ancora in piena evoluzione ed è intrisa di ambiguità. Mi colpisce il giudizio di tante mie coetanee. Applaudono il coraggio delle donne che finalmente si ribellano, finalmente respingono i ricatti e le minacce, finalmente aprono lo sguardo su una realtà orrenda. Però aggiungono spesso un’altra storia. Ricordano di essere state danneggiate anche da altre donne, più disinvolte e intraprendenti, che della disponibilità sessuale facevano un’arma per la carriera. Donne mediocri, prive di talento, ma furbe e spregiudicate hanno, anche loro, inquinato i luoghi di lavoro, conquistandosi corsie preferenziali. E non c’è bisogno di pensare il cinema o alla tv p ad altri mestieri glamour, perché queste cose accadono anche nei supermercati, in banca, nelle compagnie assicurative. Nei racconti di amiche e colleghe che non hanno raggiunto la maturità c’è un mondo più sfumato, dove non tutte le donne sono state sempre vittime: alcune hanno preso di mira i maschi-predatori e li hanno usati come trampolini. Sui predatori ho un’altra teoria. È utile prendere in prestito dall’etologia la categoria del maschio alfa, o capobranco. Il genere Weinstein è un porco con le donne e a loro fa subire le umiliazioni più ignobili, che lasciano traumi profondi. Ma rende la vita impossibile anche ai colleghi uomini, ai collaboratori, ai dipendenti di ogni sesso. Il predatore sessuale spesso coincide con la figura del collega arrogante, o del capo prevaricatore. Il nostro mondo, le nostre aziende, i nostri luoghi di lavoro sono dominati da uomini che si ritengono di una razza superiore, hanno il culto di sé, pensano di potere calpestare gli altri sul loro cammino. Purtroppo in buona parte questa cosiddetta élite è la classe dirigente, ha preso il comando. Poiché il maschio alfa è certo di volare alto come le aquile, molto al di sopra dei comuni mortali, è anche convinto che a lui le regole non si applicano. La prepotenza sulle donne, dalle avance moleste fino alla violenza, nasce in questo contesto: dove manca l’empatia e scompare ogni rispetto. In questo senso la battaglia delle donne, se avanza in ogni settore, renderà un po' più liberi anche tanti uomini. Potrebbe essere l’inizio di una rivoluzione valoriale, verso un mondo del lavoro e una società dove potere sia sinonimo di responsabilità. Dopo decenni in cui abbiamo visto crescere ai vertici un diffuso senso d’irresponsabilità, questa sarebbe una vera inversione di tendenza. Resta un’eccezione, suprema e tremenda. Donald Trump sembra immune, impunito. Ci sono ancora potenti che fanno troppa paura, contro i quali la ribellione è perdente. Non aiuta il fatto che, durante la presidenza di Bill Clinton, ci furono omertà e indulgenze in tutto il campo progressista, incluse autorevoli femministe americane.

Federico Rampini – Opinioni – Donna di La Repubblica – 9 dicembre 2017 -

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