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venerdì 29 dicembre 2017

Lo Sapevate Che: Inquietudine, che passione...

La nostra vita è dominata da alcuni sentimenti che spesso contrastano l’uno con l’altro mentre altre volte collaborano e si rafforzano. L’indifferenza è molto diffusa, forse la più diffusa fi tutti; del reso l’uomo e la donna non avrebbero la capacità di vivere se tutto ciò che li circonda li interessasse. L’indifferenza è una sorta di salvaguardia, un limite di fronte all’abisso. Ho cercato a lungo un sentimento che sia l’opposto, e infine dopo una lunga ricerca, credo d’averlo trovato: la passione. La passione. Quando si è appassionati di qualcosa o di qualcuno, l’indifferenza subisce un “vulnus”, una crepa. Almeno così sembra ma in realtà non è così, ma è vero il suo contrario: la passione fa aumentare l’indifferenza verso tutto ciò che non riguardala sua passione. Sono questi i due sentimenti che dominano la nostra vita? Sembrerebbe di sì, sono essi a dare il colore dell’anima nostra. Ma i colori sono molti: il bianco e il nero, il rosso e il turchino, il grigio e l’azzurro, l’arancione e il viola, il marrone e il verde e altri che i pittori mescolano per ottenerne altri ancora. Se i sentimenti che colorano l’anima fossero due soltanto, quell’anima sarebbe rattrappita. Dunque non è così e ben più numerosi sono i sentimenti oltre all’indifferenza e alla passione. In altre occasioni ho individuato l’odio, l’amore, il disprezzo, l’orgoglio, la pietà. Ma questi a guardar bene restano nelle passioni; sono un’infinità le passioni, comprendono tutte queste varianti ed altre ancora, tutto infatti in contrasto con l’indifferenza. Eppure un altro sentimento c’è e poggia su un’altra base psicologica: è l’inquietudine. Che cos’è l’inquietudine? Si può anche chiamare – e forse è più chiaro – l’incertezza. Questo si è un altro colore dell’anima: non sa scegliere tra il bene e il male, è dominato dal dubbio. L’antidoto sarebbe la certezza che è dettata da una fede. Una fede connessa in qualche modo ad una religione. Cioè a un mito. I Dio dei monoteismi si esprime come fede religiosa che non ha una forma, non ha leggi che lo designano perché è Lui che le fa, non ha né un inizio né una fine. Se hai fede in Lui vuol dire che hai fede nella verità. La fede comunque si estende anche ad un campo assai più terreno più diffuso e concreto: la fede in un uomo politico, in un profeta, in un’ideologia, nella fedeltà di un individuo verso un altro o altri che con analoga fede ti rispondono. Così nascono i regimi e questo determina l’andamento della vita sociale, politica, economica. Ma tu sai che la fede in quello che è il tuo sentimento può cambiare da un momento all’altro; tu sai che la tua verità deve essere confermata dai fatti e se quei fatti che per una fase della vita sono stati da te condivisi ma poi diventano per te spiacevoli, segno è che non erano quella verità in cui tu credevi. Ecco dunque che la fede, quella religiosa, quella politica, quella economica e sociale, non sono verità definitive, la certezza è quantomeno incerta. Perciò il vero sentimento che colora l’anima nostra, oltre all’indifferenza e alla passione è l’inquietudine o incertezza ed è il dubbio il perno di questo sentimento. A questo ragionamento che fin qui ho cercato d svolgere con la chiarezza possibile in questioni così delicate si può opporre che se non esistessero nell’anima nostra le varie fedi, celesti o terrene, la vita non andrebbe avanti. Questo è sbagliato; non andrebbe avanti così come è adesso ma forse (forse) andrebbe avanti in un altro modo, in una forma (forse) migliore. Per alcuni individui questo è accaduto. Sono stati indifferenti alle moltitudini di circostanze che accadevano attorno a loro, ma concentrati e dominati da alcune passioni e/o dall’inquietudine che si è espressa attraverso il dubbio. Attenzione: sono incoerenze quelle che all’aspirazione verso la certezza e all’assoluta verità hanno contrapposto vita relativa ed anche dubbi. Concludo con un altro quesito: la vita della nostra specie è dominata dalla fede in una verità assoluta ma ovviamente esposta ad improvvisi mutamenti, oppure da una verità relativa che assai di rado si trasforma nell’assoluto. La storia ci insegna che assai più spesso avviene la delusione della verità assoluta piuttosto che quella relativa. La vita della nostra specie è comunque quella che è, del tutto diversa dalle altre. Perché? Perché è una vita cosciente, con se stessa e con la possibilità di giudicarsi. Ma il giudizio è quasi sempre positivo verso se stessi e le negatività che quella vita spesso subisce ciascun individuo che le fa dipendere da interventi altrui. Dovrebbe essere la storia a dare giudizi obiettivi su quanto è accaduto e per merito o colpa di chi, Ma anche la storia non è oggettiva: dipende da chi fa le ricerche e da chi scrive. Da tutto ciò risulta che tutto è relativo e nulla è assoluto e che la vita è cosciente della propria incoscienza.

Eugenio Scalfari – Il Vetro Soffiato – L’Espresso – 24 dicembre 2017 -

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