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martedì 19 dicembre 2017

Lo Sapevate Che: I giovani del nichilismo attivo...



Sono uno studente di 24 anni che frequenta l’Accademia Albertina delle Belle Arti di Torino e ho l’impressione che pochi siano i giovani che ardono dalla voglia di cambiare qualcosa per migliorare il futuro. La maggioranza, i nichilisti passivi, non credono più in un futuro, percepito come minaccia. E se la speranza è in fondo un’attesa che qualcun altro provveda, ebbene proprio là dove cessa la speranza deve scattare il coraggio, la laboriosità, il rischiare, lo scommettere. Ma ciò non accade. La miccia non si accende. Manca il desiderio. La volontà di cambiare. Ma se un desiderio nasce da una mancanza, significa che la nostra condizione non viene percepita come uno status caratterizzato da una scarsità di benessere. Anzi, probabilmente viene percepita come una posizione comoda a cui difficilmente si vuol rinunciare. Oggi, quando mi mimetizzo fra i miei simili, constato che il vuoto esistenziale del nichilismo (tipicamente percepito come male innominabile) non solo non viene più percepito come male ma come la neo-condizione naturale di stare al mondo; quindi potremmo definirlo il post-benessere. I vecchi valori decadono, e in questa condizione di post-benessere non solo non se ne generano di nuovi, ma addirittura ciò che prima poteva venire classificato come “malessere “oggi viene riconosciuto come “lo standard” a cui non si vuol rinunciare. Quando teorizziamo il tramonto dell’Occidente, perché non proviamo a ipotizzare anche un suo superamento? Io alcune visioni le ho. Sarei curioso di conoscere le sue. Alessandro D’Agostino  alessandro.dagostino92@gmail.com

La Sua Lettera, se pubblicata per intero, avrebbe occupato una decina di pagine non inutili, perché sapere che un giovane ventiquattrenne fa considerazioni come le sue sull’economia, la politica, la tecnica, la scuola, la spiritualità è un vero conforto e, per quanto mi riguarda, è un’ulteriore conferma che, accanto al nichilismo passivo della rassegnazione, c’è anche un nichilismo attivo di giovani come lei, che non misconosce e non rimuove l’atmosfera pesante del nichilismo senza scopo e senza perché, ma non si rassegna, e si promuove in tutte le direzioni nel tentativo molto determinato di non spegnere i propri sogni. Il Nichilismo è stato enunciato da Nietzsche in questi termini: “Nichilismo: manca lo scopo, manca la risposta al “perché”. Che cosa significa nichilismo – che i valori supremi perdono ogni valore”. Lasciando perdere la considerazione sui valori che non sono entità metafisiche che scendono dal cielo, ma semplici coefficienti sociale che una società adotta per ridurre al minimo la sua conflittualità interna. Decisivi sono: la mancanza dello scopo, e quindi del futuro che non è più una promessa ma una minaccia, e la mancanza di una motivazione in grado di giustificare la propria esistenza quando il futuro non ha nulla da promettere. Quello che mi ha particolarmente interessato della sua lettera sono le sue considerazioni a proposito del fatto che il nichilismo non è avvertito dai giovani come una minaccia o una condizione tragica senza prospettive, ma come “la neo-condizione naturale di stare al mondo”, al punto che la situazione nichilista che caratterizza il nostro tempo, se prima poteva essere riconosciuta come “malessere”, oggi viene considerata, come lei dice: “lo standard a cui non si vuole rinunciare”. Questo mutamento della percezione estingue ovviamente il desiderio di cambiare, perché se il desiderio, come lei ricorda, è “mancanza” là dove non si sente la mancanza non c’è nessuna possibilità e neppure voglia di cambiare le cose. E anche se le condizioni di malessere ci sono tutte (mancanza di lavoro, mancanza di soldi per abitare una casa propria e nel caso mettere al mondo dei figli, mancanza di prospettive e impossibilità di progettare la propria vita a lungo termine), come lei dice, “la miccia non si accende” perché questo malessere attutito dall’assistenza dei genitori, per cui la mancanza non viene percepita come una vera mancanza. Questo difetto percettivo è la peggior cosa che possa capitare, perché tutto resta fermo, in attesa che le cose un giorno possano cambiare. Tragica illusione della speranza, utile solo a preparare il terreno alla disperazione, che colpisce naturalmente solo coloro che hanno sperato. L’unica possibilità di fuoriuscita dall’atmosfera pesante del nichilismo io la vedo solo nei giovani come lei, che io chiamo del “nichilismo attivo”, i quali non negano la realtà nichilista anzi la guardano bene in faccia, ma nel contempo hanno una gran voglia di realizzare i loro sogni, che non lasciano malinconicamente smarriti nell’”ottativo del cuore umano”, ma li declinano all’”indicativo presente” con un confronto serrato con la realtà. Detto questo, neanche i nichilisti attivi riusciranno ad arrestare il tramonto dell’Occidente che è scritto nel suo stesso nome.
umbertogalimberti@repubblica.it – Donna di La Repubblica – 9 dicembre 2017 -

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