Roma. Duecentomila contatti, 10 mila
classi, 15 mila insegnanti, 940 associazioni di volontari, una app per
geolocalizzare il punto di donazione più vicino, un database con le istruzioni
per la conservazione di oltre mille prodotti (dagli alimenti ai farmaci). È la
web community contro lo spreco che le Coop lanceranno il 12 dicembre a Fico, il
nuovo parco agroalimentare di Bologna. L’obiettivo è un salto di qualità nella
lotta contro lo sperpero di cibo, acqua, energia e materia che ha raggiunto
ormai una dimensione insostenibile. Un terzo degli alimenti prodotti nel mondo
(1,3 miliardi di tonnellate) si perde per strada, viene abbandonato sul campo,
scartato in azienda, danneggiato lungo il trasporto, o buttato nel secchio
della spazzatura. È una quantità di cibo quattro volte superiore a quella
necessaria a sfamare gli 800 milioni di persone denutrite. Uno spreco che ha
ripercussioni pesanti visto che l’impatto dell’agricoltura convenzionale e
dell’allevamento intensivo, unito al caos climatico, comporta enormi consumi di
acqua e suolo: la desertificazione ogni anno cancella 12 milioni di ettari di
terreno fertile, un’area grande tre volte la Svizzera. Già il 40 per delle
terre emerse è occupato dai campi e dai pascoli. Per sfamare gli altri tre
miliardi di essere umani che nel corso del secolo si aggiungeranno al bilancio
del pianeta, non si può continuare a far arretrare le foreste: bisogna produrre
meglio e consumare meglio. Nasce così l’idea di una web community che propone
un quartiere virtuale con sette ambienti
(casa, orto, scuola, ristorante, farmacia, supermercato, associazioni di
solidarietà) e indicazioni per evitare gli sprechi in ogni momento della
giornata, “La situazione in Italia, grazie alla legge Gadda del 2016, che ha
introdotto importanti semplificazioni amministrative ha reso più semplici le
donazioni, è molto migliorata”, spiega Mauro Bruzzone responsabile del settore
politiche sociali di Ancc-Coop. “Nell’ultimo trimestre del 2016, Coop ha
accresciuto le donazioni del 15 per cento rispetto a 2015: 6 mila tonnellate di
alimenti si sono trasformati in 7 milioni di pasti. Ora bisogna andare avanti
per capire meglio le ve dello spreco. Finora tutte le indagini si sono basate
su campioni molto limitati: noi vogliamo offrire un’analisi sui comportamenti
basata su grandi numeri”. La posta in gioco, inoltre, ha anche un consistente
peso economico. Lo spreco alimentare nella sola filiera produttiva e
distributiva – dai campi all’industria passando per la distribuzione –vale
infatti oltre 3,5 miliardi di euro annui. Aggiungendo quello che si butta in
casa si arriva a oltre 15 miliardi di euro l’anno circa l’1 per cento del Pil.
Antonio
Cianciullo – Econome – Il Venerdì di La Repubblica – 8 dicembre 2017 –
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