L’Intellettuale Bernard
Pivot, autore della
famosa trasmissione tv letteraria Apostrophers,
la definisce “un’aberrazione”. La presidente dell’Accademie Française.
Hélène Carrère d’Encausse, custode della
purezza del francese, ci vede addirittura “un pericolo mortale”. Il settimanale
Le Point si è allarmato rispetto a
coloro che “vogliono male alla nostra lingua”. La “scrittura inclusiva” è
ancora un fenomeno marginale eppure sta già sollevando un putiferio. Promossa
da diverse associazioni femministe, ma anche da studiose e accademiche, è una
rivoluzione dell’ortografia e della sintassi in nome della parità. Molte novità
proposte sono state discusse anche in Italia sempre per via del neutro, che non
esiste, al contrario di inglese e tedesco. Ecco dunque l’idea di femminilizzare
cariche e professioni o abolire termini maschili per indicare una totalità per
esempio “diritti dell’uomo”, “gli uomini della preistoria”. E ancora: abolire
la supremazia del maschile nella concordanza degli aggettivi (“Luigi e Anna
sono carini”). Ma la proposta che fa più discutere è l’idea di inserire un
punto mediano per scomporre il plurale tra maschile e femminile. Dovremmo
scrivere i un titolo: “Ecco i candidati.e all’Eliseo”. C’è già un editore,
Hatier, che si è adeguato in un manuale per le scuole elementari: “Siamo
fierissimi.e di aver pubblicato il primo manuale con la scrittura inclusiva”, è
scritto sul profilo Twitter di Hatier, che non ha fatto altro che adeguarsi
alle raccomandazioni dell’Haut Conseil à
l’égalité entre les femmes et les
hommes. L’organo di vigilanza per la parità, nominato dal governo, ha anche
diramato un’interessante guida per la comunicazione pubblica senza stereotipi
sessuali che si può leggere sulla Rete. Ma è stato proprio il nuovo manuale
delle elementari, arrivato sui banchi di scuola, a scatenare le polemiche. “Non
capisco tutto questo scandalo”, commenta Eliane Viennot, storica e specialista
in letteratura del Rinascimento. Viennot è tra le promotrici della “scrittura
inclusiva” che, sostiene, esiste già da una decina d’anni ed è diventato un
movimento partecipativo in cui ognuno (ognuno.a) ha dato il suo contributo. Il
famoso punto mediano, racconta ancora Viennot, è comparso nel forum di
discussione per ovviare alla proposta di scrivere sia femminile che maschile in
caso di plurale. Per esempio si è cominciato con l’idea di scomporre ogni volta
“cittadine e cittadini” e si è arrivati a “cittadini.e”. “È una forma di
abbreviazione – spiega Viennot. ma l’obiettivo è lo stesso”. Nessuno ha mai
rivendicato la paternità di questa controversa invenzione. E a chi dice che si
tratta di una scrittura illeggibile, la professoressa obietta che allora si può
sempre tornare alla scomposizione del plurale. A regola, si dovrebbe dunque
scrivere: Sempre più cittadini e cittadine sono curiose di questo movimento”.
Il governo è diviso. La ministra delle Donne, Marlène Schiappa, è favorevole
alla “scrittura inclusiva” mentre la responsabile della Cultura, l’editrice
Françoise Nyssen, ha espresso dubbi sulla possibilità di applicare davvero le
proposte, in particolare quella del punto mediano nei testi. Alcune
associazioni di pedagogia sostengono che il punto mediano potrebbe mettere in
crisi i bambini dislessici. Il dibattito continua. I comunicati stampa del
movimento France Insoumise sono già scritti secondo queste nuove regole. E
anche alcuni media, come il sito Slate.fr, si stanno adeguando. “La lingua da
sola non può cambiare le mentalità”, conclude Viennot. “Ma è un contributo
fondamentale, soprattutto per le nuove generazioni.
Anaïs
Ginori – Donna di La Repubblica 25 novembre 2017 -
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