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venerdì 8 dicembre 2017

Lo Sapevate Che: Perchè la sinistra è in declino in tutto l'Occidente...



Il PD IN SICILIA HA PERSO. Il motivo principale di questa sconfitta è la disaffezione per la sinistra che ha tradito tutti. A cominciare da noi, i più anziani, che abbiamo creduto nell’ideologia comunista, al cui ideale di una società più giusta e sana abbiamo ideato i migliori anni della nostra giovinezza, senza alcun tornaconto personale. La sinistra è riuscita a calpestare i nostri sogni e la fiducia che le promesse fatte agli “ultimi” si concretizzassero davvero. La sinistra ha tradito se stessa e il suo popolo. Ha vanificato il sacrificio di tutti i galantuomini di Sicilia che non hanno esitato un attimo a immolare la loro stessa vita per non cedere ad alcuna collusione e alle nefaste lusinghe della piovra mafiosa. Peccato per tutti no che ancora vogliamo credere nell’onore di una stretta di mano, nel valore di una parola data, nella possibilità di ridare dignità e giustizia alla nostra meravigliosa terra. Per creare un futuro migliore, soprattutto per i nostri giovani.
Raffaele Pisani  raffaelepisani41@yahoo.it 

Tendo A Non Rispondere a lettere che parlano di politica per non aggiungere anche questa pagina alle molte che i giornali giustamente dedicano all’argomento. Inoltre, com’è nello stile di questa rubrica, non rispondo direttamente alla sua lettera, ma provo ad alzare lo sguardo oltre la nostalgia-risentimento che lei nutre, come me del resto, per il declino della sinistra, che non è stata all’altezza dei rapidi e radicali cambiamenti subiti da un mondo sempre più globalizzato. La globalizzazione ha subordinato la politica all’economia, che ha eretto il mercato a misura di tutte le cose. Anche l’arte, giusto per fare un esempio, diventa arte quando entra nel mercato, altrimenti resta una pura e semplice espressione biografica. Noi occidentali abbiamo esportato il mercato in tutto il mondo e, insieme con il mercato, abbiamo tentato di esportare anche la democrazia e i diritti umani. Sacrificandoli subito entrambi, non appena ci rendiamo conto che potrebbero confliggere con gli interessi del mercato stesso. Dopo aver eretto il denaro a generatore simbolico di tutti i valori, il mercato ha eretto una cultura più confacente alla destra che alla sinistra, come dimostra la vittoria di Trump in America e l’avanzamento delle forze reazionarie in Europa. La sinistra ha cercato di porre un freno con uno strumento vecchio, o per lo più invecchiato, come la contrapposizione di classe, nonostante gli scioperi e le rivendicazioni, non ha prodotto alcun effetto significativa per i ceti meno abbienti. La ragione è ben illustrata da Hegel, secondo il quale la lotta di classe è possibile, e può essere anche vittoriosa, quando c’è un conflitto tra due volontà. Nel linguaggio di Hegel, la volontà del servo e la volontà del signore. Così è stato, per esempio, nel Sessantotto, quando la volontà del signore era metaforicamente rappresentata da Gianni Agnelli e la volontà del servo dalla classe operaia. Oggi, sia la volontà del servo, sia quella del signore sono sulla stessa linea e hanno come controporte il mercato con la sua ferrea razionalità, che prevede unicamente il raggiungimento del massimo dei profitti con l’impiego minimo dei mezzi. Come ci si può opporre al mercato? Il mercato è nessuno. Anche se il filosofo Romano Madera fa notare che già Omero segnalava che Nessuno è sempre il nome di qualcuno. Ma dove si trova questo qualcuno e come si può condizionarlo? Il risultato è che ormai il mercato e la razionalità che lo governa sono vissuti dall’inconscio collettivo come leggi di natura. Sempre per ragioni di mercato, abbiamo ridotto la terra a semplice materia prima da sfruttare fino all’usura. Ma, essendo questo problema troppo grande rispetto agli orizzonti ristretti in cui abitualmente si muove la politica, la sinistra non se ne è mai veramente occupata. Anche se poi oggi è costretta a farsi carico delle sue conseguenze, come nel caso dei migranti economici che giungono da noi per fame anche a seguito, se non soprattutto, della desertificazione crescente delle loro terre. Infine, a differenza della destra il cui collante è costruito, soprattutto in Italia, dagli interessi e dai privilegi da difendere, la sinistra, nelle sue espressioni migliori, ha degli ideali. E sugli ideali ci si divide, ci si contrappone con una passione ce spesso acceca, preferendo la testimonianza alla responsabilità, che chiede al politico di governare. E di sapere che il governo non è mai l’attuazione di un ideale puro, bensì la continua mediazione fra ideali che accettano di rinunciare in parte alla loro purezza per trovare il consenso necessario a costruire una maggioranza. La destra, divisa su tutte le proposte ideali ci riesce. La sinistra no. Ma l’ideale che non diventa mai reale finisce con l’evaporare nell’inconsistenza di un sogno. Che al risveglio svanisce.
umbertogalimberti@repubblica.it – Donna di La Repubblica – 2 dicembre 2017 -

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