L’Alternanza
Scuola/Lavoro rappresenta l’aspetto peggiore della
pessima riforma della scuola ideata, e purtroppo in via di piena applicazione,
da uno dei peggiori governi della storia italiana. Vediamone i motivi in rapida
condensata sintesi. 1. Riduce in modo drastico il tempo della formazione
caratterizzato dal pensiero critico e sottrae il godimento della lettura e la
gioia delle scoperte umanistiche e scientifiche; 2. Distrugge lo spazio comune
di una riflessione costante sugli eventi del mondo contemporaneo; 3. Smembra
continuamente l’insieme classe e il senso dell’umana cooperazione; 4. Non aiuta
la formazione psichica degli adolescenti, costretti a spendere subito in modo
funzionale le ormai poche nozioni apprese e rafforzando il cinismo
utilitaristico; 5. Contribuisce a rafforzare un immaginario mercantile
totalizzante; 6. Accentua le nevrosi e nasconde la reale mancanza di lavoro per
le nuove generazioni; 7. Crea, in modo molecolare, inediti iloti replicanti
senza più respiro riflessivo, senza più studio critico e comparato; 8:
impedisce uno sguardo complessivo sul mondo e riduce in modo misero la bellezza
delle gratuite relazioni umane; 9. Crea stili nevrotici e al tempo stesso
“oppiacei” appiattendo la ricchezza della vita su un uso scellerato e ed
esagerato delle tecniche moderne. 10. Matura i presupposti per una drammatica e
precoce stanchezza e toglie la vitale reazione agli eventi del mondo. Si
profila, se non intervengono a presto, forti controtendenze, un gigantesco
impoverimento umano e una tragica sottrazione del tempo di vita, aumentando
infelicità e sofferenze psichiche già molto diffuse nel mondo giovanile. Ai
tempi svelti, nevrotici, e “fordisti” i ragazzi rispondono con moderne narcosi
e letargie. Luigi Vavalà l.vavala@me.com
Se Lo Scopo della sua lettera era quello di
attaccare la riforma della scuola del governo Renzi, il suo tentativo non ha
raggiunto lo scopo, perché le argomentazioni che adduce sono così astratte e
fumose da risultare al limite incomprensibili, quando non del tutto prive di
senso, almeno per quanto io mi sforzi di capirle. Detto questo, sono d’accordo
con lei che l’alternanza scuola/lavoro non serve proprio a niente, se non a perdere
ottanta ore di scuola all’anno. In queste ore, infatti non c’è alcuna
possibilità di familiarizzarsi col mondo del lavoro e tanto meno si creano
opportunità per trovare domani un lavoro. Sarebbe invece molto più utile. Al
temine delle scuole secondarie. Impiegare tutti i giovani, maschi e femmine,
per un anno di servizio civile, naturalmente ben organizzato e magare lontano
da casa, utilizzando, per alloggiarli, le caserme dismesse, onde conseguire tre
obiettivi assolutamente necessari: 1. Emancipare i giovani dalla famiglia; 2.
Far loro conoscere e frequentare, non per ottanta ore, ma per un intero anno e
a tempo pieno, le varie possibilità occupazionali; 3. Rendere questi giovani
sensibili e utili ai bisogni della società, in modo che acquisiscano una
sensibilità per la comunità di appartenenza e un senso civico che li renda
rispettosi dello Stato e della necessità di concorrere al mantenimento dei
servizi sociali che oggi stanno soffrendo, quando addirittura non vengono
soppressi per via dei costi. Tornando ai problemi della scuola sarebbe
assolutamente necessario tener fuori i genitori (resi partecipi della vita
scolastica dal ministro Franco Maria Malfatti nel 1974 e da Luigi Berlinguer
nel 1998). Nella scuola, infatti, i genitori si limitato a fare i sindacalisti
dei figli, preoccupati solo della loro promozione, e per nulle della loro
preparazione e formazione. Leggevo qualche settimana fa che è stata annullata
la bocciatura di uno studente perché, dei due genitori separati, era stata
messa al corrente del cattivo rendimento scolastico del figlio solo la madre e
non il padre. Per questo vizio di forma si è promosso uno studente impreparato,
recando grave danno a lui, e soddisfazione al padre che aveva fatto ricorso.
Questo caso non è isolato perché molti presidi e molti professori, pur di non
avere ricorsi, promuovono anche chi non merita, privando la scuola della sua
serietà e delle sue capacità di dare avvio a quella meritocrazia della cui
assoluta mancanza giustamente ci si lamenta quando ci si affaccia al mondo del
lavoro. Infine, l’unica vera riforma utile alla scuola sarebbe l’abolizione del
ruolo, perché quando un professore non sa motivare gli studenti, non sa
comunicare e tanto meno affascinare (e la cosa è nota a studenti, insegnanti,
genitori e presidi) non si può lasciarlo in cattedra per anni e anni, con
l’unico risultato di demotivare gli studenti e renderli estranei a quel
potenziale educativo che è la cultura. Ma forse, in Italia, la scuola è sempre
servita più a dare occupazione agli insegnanti che, come invece dovrebbe,
offrire cultura e apertura di orizzonti agli studenti.
umbertogalimberti@repubblica.it – Donna di La Repubblica – 16 –
dicembre 2017 -
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