Un’ora e poco più dopo il tranquillo decollo, alla
quota di crociera di undicimila meri, il discreto sussurro del Boeing 787 della
Qatar Airways conciliò il sonno a un passeggero accanto al finestrino. In volo,
verso una vacanza a Bali, alto sopra le nubi, il signore russava rumorosamente.
Era il segnale che la signora seduta accanto a lui attendeva. Era sua moglie.
Con dita leggere, la signora sfilò dal taschino del marito lo smartphone. Anni
di matrimonio le avevano insegnato cje il coniuge aveva il sonno pesante, così
non esitò a prendergli la mano, Lo aveva osservato molte volte sbloccare quel
telefono con il pollice della mano destra e, con abilità, gli fece inconsapevolmente
ripetere lo stesso gesto. E…apriti sesamo. Il contenuto dello smartphone si
spalancò ubbidiente. La signora l collegò al Wi-Fi di bordo e cominciò a
scorrere l’archivio fotografico, la posta elettronica e gli sms del marito
addormentato. “Porco!”, risuonò altissimo il suo grido. “Lo sapevo, infame,
maiale!”, strepitava dopo aver scoperto le prove, in parole e immagini, di
quello che aveva sempre sospettato: il marito aveva avuto e aveva varie
relazioni. Non contenta di urlare, la moglie offesa prese a menare in testa lo
sposo infedele con il vassoietto della colazione e a tentare di ferirlo con le
posate di plastica, refrattaria a ogni sforzo del personale di volo per
calmarla. Quarantacinque minuti più tardi, l’aereo compiva un atterraggio di
emergenza per consegnare la donna alla polizia e riprendere il viaggio. Ancora
una volta, un problema di sesso era intervenuto a turbare un viaggio aereo.
Soltanto sesso indiretto e virtuale, in questo caso, ma diretto e concreto nel
caso dei quasi cento arresti operati ogni anno da agenti di pubblica sicurezza
negli Stati Uniti, chiamati dai comandanti a calmare gli ardenti spiriti dei
passeggeri. C’è, dicono le statistiche della Autorità Federale dell’Aviazione
americana, un inspiegabile e rimarchevole aumento di coloro che tentano di
unirsi al Mie High Club, il club neppure tanto esclusivo di coloro che “lo
hanno fatto” a quote molto, molto alte. Con chi capita, capita. Risulta che il
29 per cento dei viaggiatori l’abbia fatto con vicini, naturalmente consenzienti,
mai visti prima, e che almeno la metà di chi viaggia in aereo – il 52% a voler
essere precisissimi – lo vorrebbe fare. Su un volo notturno della Delta Air
Lines, pochi mesi fa, una passeggera di 4 anni e un suo vicino di 28 anni, fino
a quel momento a lei sconosciuto, sono stati sorpresi dagli assistenti di volo
in un esercizio erotico reso celebre dalle avventure di Bill Clinton e di
Monica Lewinsky, richiamati da altri viaggiatori svegliati dai grugniti e
mugolii del giovanotto. Sono stati condannati a una multa di 800 dollari
ciascuno. Fare sesso in aereo fra asulti in totale accordo non è un reato. Ci
sono stati anche casi nei quali ben educati amanti hanno chiesto al comandante
e al responsabile di cabina se avessero obiezioni a un loro incontro nella
toilette, ricevendo il permesso con l’ammonimento di farla corta. Consiglio
prontamente apprezzato dal maschio della coppia. I cultori dell’amore ad alta
quota dicono che gli afrodisiaci sono le vibrazioni dell’aereo, la noia dei
lunghi tragitti (il 90% degli incontri avviene durante voli di oltre cinque
ore), la voglia di trasgressione, il tentativo di combattere la paura di volare
– come nel titolo del famoso romanzo di Erica Jong – per celebrare la vita
nella sua manifestazione più elementare, vale a dire il sesso. E posso capirli
perché anch’io, ogni volta che mi imbarco su un aereo, sono assalito da un
desiderio squassante: sentire le ruote del carrello baciare teneramente la
pista di atterraggio.
Vittorio Zucconi – Opinioni – Donna di La Repubblica - 2
dicembre 2017-
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