Renzi, i manager
prendili all’estero
Per esempio tra le
migliaia di laureati eccellenti che hanno lasciato l’Italia per cercare lavoro.
E che ora sono banchieri, amministratori, capi-azienda a Londra, Berlino, New
York…
Riportiamo a casa i
nostri emigrati
Mai si vide in così breve tempo una tale pioggia di enfasi e
luoghi comuni – comunioni e passeggiate, bagni di folla e strette di mano,
pasti domenicali in famiglia e Fiorentina allo stadio stile “Amici miei”,
sorprese e ditini alzati, scandalo e sussiego, timori e speranze – come quella
che ha accompagnato l’irresistibile ascesa di Matteo Renzi da Rignano
sull’Arno, sposato, tre figli, segno del Capricorno, premier-record a 39 anni.
Da un giorno all’altro una Smart azzurra ha scalzato un loden verde, l’eloquio
a braccio seppellito relazioni elaborate in breafing, l’ubriacatura della
velocità ridicolizzato consultazioni e compromessi. Attoniti e spaesati, i
politici si chiedono se sia il caso di subire la ventata di novità o arginarne
gli effetti: “vedremo, valuteremo, giudicheremo…”.
La verità è che in pochi mesi il Sindaco d’Italia – arrivato
senza ausilio di leggi, riforme ed elezioni…- ha fatto saltare tutti gli schemi
noti. Allora, irrefrenabile, è cominciata la corsa a capire che cosa ci fosse
dietro quei fogli di appunti e le battute, le vaghezze e i silenzi, e quale
strategia avesse elaborato il Nostro per arrivare vincente all’appuntamento con
la fiducia del Parlamento. Se, insomma, ogni gesto e comportamento fosse figlio
di un piano preciso studiato a tavolino.
In Realtà Renzi E’
Proprio Così, cioè
non è altro che Renzi. Non c’è mai stato discorso alla Provincia di Firenze o a
Palazzo Vecchio che non avesse lo stesso grado di leggerezza e di
improvvisazione: meglio il sogno del dettaglio, l’immagine della cifra, il pop
del valzer.
E non c’è stata occasione pubblica in cui non si sia rivolto
al mondo che era fuori, non dentro, l’aula che lo ospitava. C’è chi dice che in
questo sia molto simile a Berlusconi, che non parla alla politica ma alla sua
gente; ma probabilmente Renzi ha solo capito il senso del tempo e interpreta a
modo suo un sentimento diffuso di antipolitica e un desiderio vero di riscossa:
altro non sono i riferimenti continui al sogno, alla voglia di riscatto, a
un’Italia che si rimette in moto. E che è molto cambiata anche nelle piccole
cose. Giusto vent’anni fa, appena eletto presidente del Senato, Carlo
Scognamiglio lesse il suo discorso con le mani in tasca: l’opinione pubblica lo
inchiodò come arrogante e maleducato. Oggi lo stesso gesto regala a Renzi
l’oscar della disinvoltura, della distanza dai rituali del palazzo, della
sicurezza di sé.
Poi Però, Spenti I
Riflettori
dell’esordio, comincerà la dura fatica del giorno per giorno. E forse, al di là
degli impegni programmatici, la prima prova sarà quella delle nomine :
sottosegretari, ancora regolati con il bilancino dell’eterno manuale Cencelli;
poi della nomenclatura tecnica di palazzo, infine nelle grandi aziende
pubbliche, visto che scadono gli incarichi di tanti manager bravi e meno bravi,
spregiudicati e capaci, silenziosi e dirompenti, introdotti e marginali, e
comunque ben pagati e ben protetti in caso di sostituzione (…). Sarà la prima
occasione in cui il neo premier potrà mostrare di che pasta è fatto, in quali
ambienti sceglie e a quali persone si affida. Servirebbe una reale
discontinuità.
(…)
Ogni anno 5 mila laureati eccellenti sfornati dagli atenei
italiani prendono la via dell’estero, alla ricerca di un lavoro che qui non
c’è. Bene, ora ci permettiamo anche un consiglio: selezioni dieci, cento, mille
di questi ragazzi poi diventati manager, banchieri, docenti, amministratori a
Londra, p a Berlino, o a New York e li riporti a casa, rifondi la prima linea
dell’amministrazione statale, affidi loro le grandi aziende pubbliche, rinforzi
le banche e lo Stato.
Li scelga per merito e per curriculum, li paghi bene, non ne
faccia una lobby, non regali loro paracadute d’oro. E mostri agli studenti e ai
laureati che c’è ancora la possibilità di lavorare nel nostro Paese; e agli
italiani che alla casta degli intoccabili è stata finalmente preferita una
squadra di competenti. Altro che mani in tasca!
Twitter@bmanfellotto – Bruno Manfellotto – L’Espresso – 6
marzo 2014
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