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giovedì 6 marzo 2014

Lo Sapevate Che: Questa Settimana...


Renzi, i manager prendili all’estero

Per esempio tra le migliaia di laureati eccellenti che hanno lasciato l’Italia per cercare lavoro. E che ora sono banchieri, amministratori, capi-azienda a Londra, Berlino, New York…
Riportiamo a casa i nostri emigrati

Mai si vide in così breve tempo una tale pioggia di enfasi e luoghi comuni – comunioni e passeggiate, bagni di folla e strette di mano, pasti domenicali in famiglia e Fiorentina allo stadio stile “Amici miei”, sorprese e ditini alzati, scandalo e sussiego, timori e speranze – come quella che ha accompagnato l’irresistibile ascesa di Matteo Renzi da Rignano sull’Arno, sposato, tre figli, segno del Capricorno, premier-record a 39 anni. Da un giorno all’altro una Smart azzurra ha scalzato un loden verde, l’eloquio a braccio seppellito relazioni elaborate in breafing, l’ubriacatura della velocità ridicolizzato consultazioni e compromessi. Attoniti e spaesati, i politici si chiedono se sia il caso di subire la ventata di novità o arginarne gli effetti: “vedremo, valuteremo, giudicheremo…”.
La verità è che in pochi mesi il Sindaco d’Italia – arrivato senza ausilio di leggi, riforme ed elezioni…- ha fatto saltare tutti gli schemi noti. Allora, irrefrenabile, è cominciata la corsa a capire che cosa ci fosse dietro quei fogli di appunti e le battute, le vaghezze e i silenzi, e quale strategia avesse elaborato il Nostro per arrivare vincente all’appuntamento con la fiducia del Parlamento. Se, insomma, ogni gesto e comportamento fosse figlio di un piano preciso studiato a tavolino.
In Realtà Renzi E’ Proprio Così, cioè non è altro che Renzi. Non c’è mai stato discorso alla Provincia di Firenze o a Palazzo Vecchio che non avesse lo stesso grado di leggerezza e di improvvisazione: meglio il sogno del dettaglio, l’immagine della cifra, il pop del valzer.
E non c’è stata occasione pubblica in cui non si sia rivolto al mondo che era fuori, non dentro, l’aula che lo ospitava. C’è chi dice che in questo sia molto simile a Berlusconi, che non parla alla politica ma alla sua gente; ma probabilmente Renzi ha solo capito il senso del tempo e interpreta a modo suo un sentimento diffuso di antipolitica e un desiderio vero di riscossa: altro non sono i riferimenti continui al sogno, alla voglia di riscatto, a un’Italia che si rimette in moto. E che è molto cambiata anche nelle piccole cose. Giusto vent’anni fa, appena eletto presidente del Senato, Carlo Scognamiglio lesse il suo discorso con le mani in tasca: l’opinione pubblica lo inchiodò come arrogante e maleducato. Oggi lo stesso gesto regala a Renzi l’oscar della disinvoltura, della distanza dai rituali del palazzo, della sicurezza di sé.
Poi Però, Spenti I Riflettori dell’esordio, comincerà la dura fatica del giorno per giorno. E forse, al di là degli impegni programmatici, la prima prova sarà quella delle nomine : sottosegretari, ancora regolati con il bilancino dell’eterno manuale Cencelli; poi della nomenclatura tecnica di palazzo, infine nelle grandi aziende pubbliche, visto che scadono gli incarichi di tanti manager bravi e meno bravi, spregiudicati e capaci, silenziosi e dirompenti, introdotti e marginali, e comunque ben pagati e ben protetti in caso di sostituzione (…). Sarà la prima occasione in cui il neo premier potrà mostrare di che pasta è fatto, in quali ambienti sceglie e a quali persone si affida. Servirebbe una reale discontinuità.
(…)
Ogni anno 5 mila laureati eccellenti sfornati dagli atenei italiani prendono la via dell’estero, alla ricerca di un lavoro che qui non c’è. Bene, ora ci permettiamo anche un consiglio: selezioni dieci, cento, mille di questi ragazzi poi diventati manager, banchieri, docenti, amministratori a Londra, p a Berlino, o a New York e li riporti a casa, rifondi la prima linea dell’amministrazione statale, affidi loro le grandi aziende pubbliche, rinforzi le banche e lo Stato.
Li scelga per merito e per curriculum, li paghi bene, non ne faccia una lobby, non regali loro paracadute d’oro. E mostri agli studenti e ai laureati che c’è ancora la possibilità di lavorare nel nostro Paese; e agli italiani che alla casta degli intoccabili è stata finalmente preferita una squadra di competenti. Altro che mani in tasca!
Twitter@bmanfellotto – Bruno Manfellotto – L’Espresso – 6 marzo 2014


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